28 December 2007

Work in progress..

Buongiorno mondo.
Buongiorno vita.
Buongiorno peccato.
Ogni istante speso a lottare, a gioire, o a soffrire, non è un istante andato perduto. Ogni tentativo, ogni lacrima, ogni carezza sospirata, non è un gesto volatile e vacuo.
Ogni momento di questa vita, nel bene, nel male, nel dolore e nell’amore, è un momento di crescita, di maturazione, di intimo riscatto.
Quando apri gli occhi appannati dalle lacrime che ti stavano per soffocare, quando stringi i pugni per non lasciare che il dolore si porti via tutto di te, anche quelle situazioni rimarranno custodite in te. Nel tuo cuore, nel tuo piccolo spazio.
Gli errori soprattutto, non si lasceranno dietro solo tracce dolorose e insanguinate, ma serberanno degli insegnamenti, dei consigli, dei moniti per poter, un giorno, poter costruire qualcosa di buono.
Dalla vita ho imparato questo, che soffrire è parte di essa, che la gioia è come una pepita in una miniera di carbone, un piccolo punto luminoso in mezzo alla materia grezza.
Dalla vita sto imparando a resistere, sto cercando di diventare migliore.
Spero di poter alzare un giorno lo sguardo verso il cielo.

24 December 2007

Christmas Carrol

La vigilia di Natale. Come ogni anno, come ogni secolo, come ogni spregevole era.

Torna la vigilia, torna la mezzanotte affollata di messaggini di persone che ti rovolgono la parola unicamente stasera. Torna la massa di auguri ipocriti, o ancora peggio indifferenti.

Gli auguri tramite sms, quelli attraverso i bigliettini.

Tutti che dicono auguri. Nessuno che dice ti voglio bene.

Tutti che ti augurano felicità. Nessuno che fa nulla di concreto per avvicinarti ad essa.

Tutti che sorridono e si scambiano doni. Nessuno che si ama.

24 Dicembre. La sera dell'anno in cui la televisione è peggio del solito.

24 Dicembre. La sera in cui l'umanità si sforza di mostrarsi migliore di quanto non sia.

Ricevere, il 24 dicembre, più abbracci di quanti non se ne ricevono in un anno.

Dimostrazioni di affetto ipocrita.

24 Dicembre...tra poche ore nascerà il nostro salvatore. Sono più di duemila anni che lo aspetto. Qualcuno che mi salvi davvero.

21 December 2007

La spiaggia..

Forse è l'effetto della solitudine. O la paura di essa. O la lucida consapevolezza di essere eternamente soli.
Io rimango qui, seduto sulla sabbia, tutt'uno con la spiaggia e l'universo. Il vento, gelido, che sferza il mio volto; i capelli, tumefatti, che piangono facendo compagnia ai miei occhi.
E sull'orizzonte di un mare in burrasca vedi l'ombra di un presente che sembra destinato ad infrangersi sugli scogli acuminati.
No per favore trattieni le lacrime.
Rimanere soli, in un mondo che collassa sulla tua solitudine. Un mondo che sei tu, con le tue mani rabbiose e sporche di sangue, e frantumare in tanti minuscoli frammenti rozzi e taglienti.
E sono quei frammenti, che si conficcano in profondità, che marciscono nel profondo delle tue ferite, che ti uccidono. Come un cancro da cui non hai via di fuga. Come un cappio che inesorabilmente serra la sua presa sul tuo collo. E ti mozza il respiro.
Dopo tanti anni, in cui non ho fatto altro che deludere me stesso e chi mi stava vicino, lascio che le onde rabbiose e la spuma incandescente mi avvolgano..e prendo il largo.
Verso mete nuove, verso lidi che sembrano da lontano più luminosi ma che sono in realtà identici a quelli desolati che abbandono. Verso una tempesta minacciosa che dichiara la sua volontà di afferrarmi e farmi affogare.
Sulla sabbia, seduto, con i polsi tagliati che irrorano questi frammenti di montagne. Con le lacrime che si mischiano al sangue, con l'anima che prostrata a terra implora pietà.
Rimango sulla sabbia con di fronte quella ragazza. Quella senza volto, senza nome, ma che tante, troppe volte mi ha fatto pensare che con lei sarebbe stato diverso, che allora davvero sarei stato felice.
Ma rimani lì, seduto, immobile. Perso.

19 December 2007

I.N.R.I.

Porto i jeans larghi. Troppo per la mia taglia.
Le maglie devono essere giuste. Devono farmi sembrare un po' più magro di quello che sono.
I capelli li piastro ogni mattina e li spettino per far finta di essere casual.

Se mi chiedessero perchè faccio le stupidate che faccio non saprei rispondere.
Se mi chiedessero perchè mi drogo, risponderei con un silenzio istupidito.
Se mi chiedessero cosa mi ha fatto di male il mio fegato, rimarrei muto.
Se mi chiedessero perchè non riesco ad essere la persona che vorrei, perchè non riesco a seguire i valori e le idee che reputo importanti, perchè non sono capace di accontentarmi, non saprei veramente cosa dire.
Se mi chiedessero perchè guardo in quel modo strano la persona sbagliata arrossirei forse.

Io
Io e i miei mille desideri contraddittori.
Io e i mille motivi che mi rendono scontento.
Io e me stesso.
Io e gli altri.

Cosa posso farci se non riesco essere come dovrei? Come faccio a recuperare ciò che ormai è andato?
Voglio sparire in una vampata di coriandoli e scintille, come la più bella delle colombe.
Io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio, io voglio... e intanto...
questo mondo
perde i pezzi.
Il mio mondo
si disgrega.

Eccomi!
Sulla croce, con le lance a trafiggere il mio costato nudo e nervoso.
Il sangue, come corona le spine, come madre la croce.
Come amore... una speranza disillusa.

Amen

16 December 2007

Il signor G

Sembra quasi di riferirsi a mille anni fa quando si parla di Giorgio Gaber, quando si parla delle sue canzoni semplici, naturali e inimitabili.
Gaber, il più grande di sempre, insieme solo a Fabrizio De Andrè, scriveva canzoni che facevano ridere tutti, soprattutto chi non era poi così raffinato da aspettarsi voli aulici. Eppure sembra che Giorgio Gaber sia morto cento anni fa, sembra che i suoi capolavori siano antichi quanto quelli di Dante e Boccaccio.
E questo è molto strano, visto che si è spento il primo gennaio del 2003, appena cinque anni fa.
Ed è molto strano anche che i giovani di oggi si sentano più vicini ai Queen, agli Iron Maiden, la cui cultura non ha nulla da spartire con la nostra, la cui traccia nella storia rimane sì, ma ad un livello molto più superficiale di quella di Gaber.
Giorgio Gaber, non appartiene ad una realtà separata dalla nostra: egli riempì i teatri dagli anni settanta fino ai novanta. Mio padre mi racconta sempre di come lui, quando aveva la mia età, facesse la fila dalle sei di mattina, facendo i turni con gli amici, per poter acquistare i biglietti per gli spettacoli di Gaber.
Eppure, Gaber sembra aver poco da spartire con noi.
Eppure i miei coetanei sanno poco o nulla di Gaber.
Gaber non era un agitatore politico, Gaber non era un mito, Gaber non era una star. Giorgio Gaber era uno di noi, un uomo immerso nella società italiana, capace però di penetrarne i risvolti che solitamente rimanevano insondati.
La sua capacità di far ridere con canzoni apparentemente grossolane era una sfaccettatura del suo genio: come ho già detto Gaber era uno di noi, era un menestrello con una mente che andava al di là della realtà, proprio per questo è sempre stato sentito parte del popolo italiano, il più delle volte ne è stato anzi il portavoce.
Gaber faceva ridere e faceva piangere. Gaber ha permeato tutta la sua opera con un’integrità e una signorilità che nessuno ha mai avvicinato.
E agli spettacoli di Gaber c’erano tutti. I giovani, i vecchi, i poeti e gli operai. E tutti insieme erano un unico uomo.
Allora perché oggi Gaber è così lontano dai giovani? Perché tutti sanno le canzoni di Lucio Battisti ma pochi conoscono quelle di Gaber? Per quale motivo Gaber ha creato una frattura,tra quelli che lo conoscevano e lo amavano quando era in vita e quelli che non lo hanno mai visto e non se lo sentono vicini?
Eppure io conosco Gaber e amo le sue canzoni, mi commuovo quando ascolto “L’illogica allegria” e rido di gusto quando lo sento recitare i suoi eccezionali monologhi. In fondo la mia generazione ha tutto alla sua portata, non sarebbe infatti difficile scaricare da Internet i suoi spettacoli e gustarseli in camera da letto.
Purtroppo la risposta è che i giovani di oggi non hanno voglia di ascoltare veramente qualcuno; nessuno,o quasi, apprezza il teatro per la sua nobiltà, e il teatro di Gaber in particolare per la sua mai superata genialità. È molto più rilassante la Playstation 3, o il cellulare, o il blog su messenger.
La mia generazione viziata non farebbe mai ore di fila per uno spettacolo, o per un concerto. Oggi i biglietti si prenotano su internet. Oggi l’intrattenimento è dentro una scatola cubica e non in una platea.
La mia generazione non si commuoverebbe ascoltando “Qualcuno era comunista”, la canzone italiana più profonda, dura, vera che sia mai stata scritta. Ma molti si metterebbero a piangere al concerto dei Blue o dei Tokio Hotel per ragazzini ventenni costruiti dal marketing più spietato.
Giorgio Gaber non è mai stato commercializzato. Giorgio Gaber non è quasi mai andato in televisione, e le sue rare apparizioni non erano fatte di autocompiacimento o di autocelebrazione, erano esclusivamente opportunità per toccare un pubblico più ampio.
Mi dispiace vedere che la mia generazione ha perso, che non ama più sentirsi riempire il petto di commozione, di tenerezza e di affetto come capita solo quando si ascolta Gaber.
Giorgio Gaber ha avuto la fortuna di trovare, nel suo trentennio di successi, un’Italia che anche dopo le grandi delusioni utopistiche, aveva ancora voglia di sognare.
Ma per me è drammatico che il suo grido sia destinato a perdersi nel nulla. Che il grande dono che lui ci ha lasciato, un’eredità così piena di potenziale, venga dissipata per colpa nostra.
Noi siamo la generazione del duemila, quella con più possibilità di tutte le altre, quella proiettata nel futuro ma incapace di costruirsi basi concrete. Siamo la generazione dei computer e degli mp3, delle chiavette USB e dell’iPod, la generazione che, come diceva Gaber, ha perso.

11 December 2007

NEVER FEEL SO ALONE

Ogni giorno, giorno dopo giorno, avere il coraggio di ritornare su queste pagine per mostrare qualcosa di sé. Forse, dopo tanto tempo, sono disposto a mettermi qui di fronte con serenità, con lucidità.
Non sono diverso, non è che oggi sia meglio di ieri. Però, oggi, nonostante questa mia vita, voglio scrivere della mia infelicità come farebbe una persona lucida.
Non mi sono mai sentito così solo. Così benvoluto ma intimamente solo; estraneo tra queste persone che mi spaventano.
Mentre rifletto sui motivi di questa infelicità che sembra non allentare mai il suo morso su di me, mi domando se forse a essere sbagliato non sia io.
In fondo il concetto di amicizia, di complicità, è qualcosa che ci sfugge costantemente.

I marshmellows si abbrustoliscono lentamente all’eco del calore della fiamma mentre io, nella più totale solitudine del bosco, apro l’ennesima birra.
Un cartone animato che corre sul computer mentre io, da solo, lo guardo sognando.
Leggere i miei versi in solitudine fumando uno spinello.
Sognare da solo.
Confessarmi a me stesso.
Pregare da solo.
Sono solo. E lo sento tutti i giorni, tutti i giorni di più.
Mentre mi aggrappo ad un salvagente forato mi guardo intorno e non vedo nessuno pronto a salvarmi.
Mi sto aggrappando a speranze di fumo.
Sto continuando a sperare in ciò che non c’è. Basterebbe essere razionali, sinceri con se stessi, e dirsi “sono solo.”

C’è un significato se la pace la trovo nell’arte. Ossia nella quint’essenza della solitudine. L’arte è il momento in cui io, solo, divengo tutt’uno con ciò che mi circonda.

Perché continuo tutti i giorni a essere sempre lo stesso? Perché non dico tutto apertamente senza curarmi di nulla? Perché mi freno se penso di ferire gli altri?
In fondo, non è quello che fanno loro ogni giorno?
In fondo, non è ciò che mi hanno sempre fatto?
Dovrei abbandonare ogni forma di lealtà, di giustizia; vivere assecondando esclusivamente i miei capricci, prendere tutto senza lasciare nulla.

Ogni battuta di tasti mi rende più leggero, più cattivo, e sicuramente più solo.

08 December 2007

Sabato sera

Sabato sera,
la gente è fuori, si diverte, si gode l'unica serata libera della settimana.
Il fatidico sabato sera.
Io sono rimasto in casa. Da solo, per scelta. Perchè non avevo voglia di uscire, non avevo voglia di fare, ero stanco, ero forse depresso.
E mentre tutti si divertono nessuno pensa che altrove c'è gente che soffre. Persone che vivono la sofferenza nella più totale solitudine.
Tutti sono capace di mostrarsi addolorati al momento dell'esplosione, ma solo i migliori sanno restare per aiutare i feriti.

Sabato notte, di sotto le macchine continuano a sfrecciare senza pausa. L'aria fresca rotola intorno al mio corpo nudo. Le notti di dicembre sono gelide come l'acqua dell'oceano. Ma poco importa perchè questo mio corpo sta per essere congedato.
Mi viene da domandarmi cosa realmente abbia importanza. Quali siano i dettagli veramente significativi e quali senza significato.
Mi chiedo se forse non bisognerebbe ribaltare tutti gli schemi che abbiamo. Dare importanza ai soldi e tralasciare gli affetti.
Cosa è davvero importante?
L'amore? La felicità? La serenità?
Il successo? Il denaro? Il rispetto?
Forse è più giusto essere stronzi e infedeli, predatori senza scrupoli.
Le mie dita dei piedi si intorpidiscono per via del freddo. Le mani si contraggono spasmodicamente per riscaldarsi. Il cuore sobbalza.
Sono in attesa di qualcosa che non so se arriverà. Forse sono semplicemente in attesa del coraggio.
Lunghe ombre di angoscia mi avvolgono. Mi domando se sono abbastanza forte.
Ho tanti sogni, tanti progetti. Ho voglia di diventare qualcuno, voglia di amare, di conoscere nuove persone, vivere nuove passioni.
Ma è tutto così sbiadito che non sembra nemmeno concreto. La mia realtà è coperta da un velo di polvere che rende il tutto nient'altro che un sogno.
La musica continua a suonare mentre le macchine sfrecciano come piccole biglie impazzite.
Tra me e il vuoto c'è il vuoto. E un sottile ago di speranza conficcato nella mia nuca.
Mentre percorro un passo fallace mi vengono in mente tutti i motivi per non fare quella pazzia: le lacrime di mio madre, lo stupore di mio padre. Lo sbigottimento nei miei amici.
Quel falso sbigottimento di chi c'è al momento dell'esplosione, ma subito dopo se ne va.
Ma ormai è troppo tardi, il mio piede ha già superato il limite dell'equilibrio, tutto il mio corpo si sbilancia in una danza di morte.
Mi ricordo che una volta mi sono anche innamorato di un sogno.
Ormai è troppo tardi. Il vuoto assottigliandosi mi avvicina al nulla.
Sono nulla e precipitando nel nulla ne diverrò parte.
Lascio i miei sogni a qualcuno più caparbio di me.

25 November 2007

Tradimento


Vorrei parlare con te.. sapere chi sei.. il tuo commento mi ha colpito..
Mandami una mail, sai il mio indirizzo.. non so se ti conosco, non so nulla di te..
Parlami.. è importante..

12 November 2007

Scrivere una canzone

Caro ragazzo, hai avuto un buon risveglio?
Ti sei già accorto che anche oggi il mondo non va meglio?
Hai già contato gli amici che ti faranno sentire solo?
Hai mai avuto l'impressione che ti venisse negato il volo?
Beh ragazzo, guardati pure intorno,
servirà solo a farti capire che sei solo su questo mondo.
Ripensa a tutti i tuoi momenti d'oro,
alle feste, le scopate, la corona d'alloro,
ripensa a tutte le volte che ti sei sentito importante.
Pensaci un momento e vedrai che tutto questo non vale niente.
Per quanto ami, per quanto credi,
non c'è niente che non ti schiaccierà sotto i suoi piedi.
Non c'è amicizia, non c'è amore eterno,
sei solo e sei perso; accetta questa condizione d'inferno.
Forse è ora di fermarsi, di riflettere un secondo,
come quando studi un libro così ora studia questo mondo,
analizza la tua vita nei pro e nei contro
accettane le conseguenze anche se ti faran sentire morto.
Caro ragazzo cominci a capire?
Siccome sei nato sei costretto a morire.
Quest'è l'unica certezza ma non prenderla con amarezza
perchè a volta una certezza si rivela ancora di salvezza.
Prendi la vita come uno scherzo infame,
per aver la meglio devi estrarre le tue lame,
devi esser pronto a farla grossa,
a rischiare tutto davvero anche finir dentro una fossa.
Prendi la pistola, sali sul cornicione,
avvicina la rotaia, metti il cappio in tensione,
lascia che il gas favorisca l'esplosione,
continua senza sosta ad andare in immersione.

Ecco caro ragazzo, ottimo tentativo!
Hai capito che la morte è l'unico palliativo,
meglio della droga e meglio dell'erba.
Perchè l'erba la gusti meglio stando steso sottoterra.

..posso solo dirti che fa male a entrambi,
e che anche la delusione..
c'è per entrambi..

09 November 2007

Demoni

Mi è mancato scrivere in queste pagine.
È servito per riflettere, per pensare un po'. È servito per capire che non ce la faccio davvero senza scrivere. In questi giorni ho capito che alla fine non voglio interessarmi di niente se non di dar libero respiro alle mie sofferenze. Ho capito, nel più doloroso dei modi, che scrivere è l'unico modo per far esplodere tutto quello che ho dentro perchè, purtroppo, solo il foglio bianco può accogliermi. E questo perchè nessuno, nessuno può capirmi.
Sono solo. Ci sono tante persone attorno a me ma purtroppo nessuna potrà mai arrivare fino al fondo del mio essere. Non so perchè. Forse, anzi, sicuramente, perchè sono sbagliato.
Sono diverso da voi. E chiunque di voi, dal più amato al meno sopportato, non riuscirà mai veramente a raccogliere l'ultimo degli strati della mia anima.
Io sono un artista. È l'unica cosa che posso fare perchè questo è l'unico modo per esprimere ciò che ho dentro.
Ciò che ho dentro.
Cosa c'è dentro di me? Cosa contiene il mio corpo? Cosa c'è dentro questa macchina orribile?
Mentre la musica mi accompagna e le note sembrano volermi cullare rimango solo davanti alla tastiera a vomitare tutto quello che mi viene in mente.
Fatemi un favore: non leggete queste parole giusto per leggerle, non prendele alla leggera.
Non pensate di venir qui per farmi un piacere perchè questo non è il luogo in cui io mi sollazzo a riempire pagine di parole.
Questa è la sede della mia vita. Questo è il luogo in cui riverso le mie speranze, le mie ambizioni. Queste sono le pagine con cui spero di salvarmi la vita.
E ho deciso di tornare a scrivere non perchè mi mancavano le sei o sette visite giornaliere ma perchè ogni giorno in cui non scrivo mi sembra di trattenere un conato che cerca di esplodere dai pori della mia pelle.
Per questo non posso essere puntuale, non posso scrivere con delle scadenze, non posso essere uno scrittore. Io scrivo perchè quando chiudo gli occhi sento che io sono un artista. Sento che il mio ruolo nel mondo è quello di creare. Di fare arte. Di essere.
Ognuno di voi, quando leggerà queste lettere, si chieda se vuole assumersi la responsablità di accogliere in sè qualcosa di mio.
Si chieda se davvero vuole abbracciare ciò che io in queste parole ho nascosto e custodito.

22 October 2007

..forse un addio..

Non ho davvero più niente da scrivere.
Sono finito.
Non tornerò fino a quando non sarà successo qualcosa.
Se mai succederà.
Doveva davvero finire così?

21 October 2007

Lasciatemi alle spalle, perchè non rimarrà niente di me in voi...

Scrivo e non riesco a lavarmi via dalla pelle l’odore di queste mie sofferenze. Non riesco a distaccarmi da questa spazzatura che sarebbe poi la mia vita. Avrei tanto voglia di ottenere qualcosa di esplosivo, di imprevedibilmente meglio del solito. Il jackpot.
Chissà se il problema è in me. Sono mesi che me lo chiedo, sono sempre qui, di fronte al mio computer, nella stessa stanza, nella stessa casa, con gli stessi fogli sparapagliati come soldati caduti. Ci penso di continuo e mi rendo conto di non conoscermi. L’unica cosa che ho è la consapevolezza che non avrò mai ciò che desidero davvero.
Sono pronto ad andare a muso duro contro chiunque cerchi problemi, contro chiunque dia disposto a farmi sentire vivo. Sono pronto a farmi fare a pezzi in un vicolo, non ho paura di farmi ammazzare di botte. Non mi spaventa l’eventualità di finire in un fosso come la carcassa di un animale.

Vago a piedi nella notte, alla ricerca di qualcosa di sconosciuto, cercando un graal, cercando una sacra sindone da venerare. Sono alla ricerca di qualcosa. Di una musa. Dell’ispirazione.
Forse sono solo alla ricerca di una prova della mia esistenza.
Cosa dimostra che io sono vivo?
Cosa mi rende concreto?
Mancano nella notte le risposte. Mancano nel giorno. Ci sono solo domande che prendono fuoco ad ogni alba e si cicatrizzano ogni notte.
Non c’è nessuno per me, nessuno che possa capirmi veramente perché sono diverso da come mi immaginano. Pensano di sapere tutto di me anche se poi sono quelli che mi conoscono di meno.
A guardare la mia vita mi sembra tutto sbagliato, tutto fuori posto.
Avrei bisogno di altre cose, quello che ho non coincide con quello che dovrei avere.
Saltano i patti con Dio, saltano ricordi e saltano gli amori. Saltano i nervi e scavano i dubbi in me.
Il rosso è colore del sangue, il nero colore della morte.
Non so più a chi rivolgermi, mi sento davvero impotente perché sono solo. “Ogni uomo è un’isola” diceva chissachi in una canzone.
Ho bisogno di trovare un mezzo per comunicare al mondo ciò che è contenuto in me. Ho bisogno di un megafono perché sono troppo insulso per i valori che porto e che vorrei condividere con voi.
Non sono di questo mondo, è chiaro. Non sono adatto a stare con voi. Non sono adatto a volervi bene. Il problema sono io e non lo nega nessuno.
Mio padre che mi guarda e sembra volersi congratularsi con me, ma non lo fa. Un film che devo ancora vedere, mille libri da leggere.
Sono i miei traguardi mentre io sono il mio unico limite.
E forse voi sarete il mio pubblico.

18 October 2007

Cani sciolti

Mi hanno sparato per una stupida storia di soldi. Dovevano restituirmi pochi spicci eppure ho voluto fare lo spaccone e minacciarli di fargliela pagare cara se non mi avessero restituito tutto subito.
Mi sono ritrovato circondato all'uscita di casa, mi hanno preso e gettato in macchina. Gli interni erano tutti di pelle e la macchina era veloce e silenziosa, non esitava mai come se sapesse esattamente dove andare. Era chiaro, avevano una missione precisa.
Mi hanno portato in un sentiero in mezzo ai campi di grano e mi hanno fatto scendere dalla macchina con i polsi legati stretti l'uno all'altro. Mentre mi legavano mi hanno anche rotto il tuo braccialetto e non se ne sono nemmeno curati.
Mi hanno messo in ginocchio con la faccia alla luna. Mi tiravano i capelli e intanto mi dicevano che avevo veramente passato il segno, che avevo scelto le persone sbagliato con cui fare lo strozzino. Mi dicevano che i cani sciolti loro li sopprimono immediatamente.
Mi hanno colpito per un'infinità di tempo, mi picchiavano con delle mazze e delle catene, ma anche a mani nude o con calci. Dopo pochi minuti avevo il respiro spezzato e vedevo poco o niente. Mi sentivo tutte le ossa rotte.
Poi mi hanno rimesso in ginocchio e mi hanno pisciato addosso. Si sono puliti su di me.
Poi mi hanno puntato una pistola alla base della nuca e mi hanno sparato.

Sono rimasti qualche minuto a contemplare la loro opera discutendo su come sbarazzarsi del mio corpo. Alla fine hanno preso dal bagagliaio della macchina una grossa tanica di plastica opaca piena di benzina e mi hanno inzuppato per bene. Mi hanno dato fuoco e mi hanno abbandonato al mio falò nel bel mezzo della notte stellata.
Brillavo in maniera inconsapevole.
In fondo era colpa mia: con tutta la vita davanti non avrei dovuto cacciarmi in quella situazione più grande di me.
Mi hanno ritrovato la mattina dopo, non riuscivano nemmeno a riconoscermi.
Mi hanno lasciato lì a brillare in mezzo alle stelle.
Non avrei voluto che mia madre vedesse tutto quello.

Mi hanno trasformato in una stella. Sono diventato uno dei tatni gridi in una Sicilia straziata.
Le canzoni e gli slogan non servono a niente per quelli come me, e nemmeno la giustizia.
Li vedo ancora i miei assassini. Loro vagano inconsapevoli in mezzo ai fantasmi delle loro vittime.
Loro non lo sanno. Noi siamo a migliaia.

17 October 2007

Icarus

Non c’è niente. Marcia vita marcia gente marce speranze marci pensieri marce mele marci sogni marcio futuro marcio passato marcio divenire marcio avvenire marcio carattere marce compagnie marci amici marci aborti marci dolori marci tradimenti marci sentieri marce illusioni marce convinzioni marci sforzi marce note marce canzoni marci sospiri marci baci marci abbracci marcio sesso marce morti marci spari.
Ogni giorno prego per ascoltare un disco nuovo. Avrei bisogno di un nuovo paio di ali perché le mie me le hanno strappate.
Dovrei avere in mano le chiavi del mondo, dovrei aver tutta la vita a disposizione per esaudire i miei desideri. Ho solo la polvere.
Forse sei tu l’unico fortunato che ha lasciato questo mondo. Forse solo così si può vedere il cielo. Forse guardare in alto per pregare non porta davvero nessun aiuto. Sentirsi fratelli ci rende solo più gelosi.
Non voglio più vedere il sangue dei miei fratelli sparso in terra. Questa è la mia lingua, queste sono le mie rime, questa è la mia poesia.
Questo è tutto quello che ho. Ne più, ne meno.

15 October 2007

Il mondo attraverso i miei occhi

Solo per oggi, solo per questi brevi istanti, il mio compito è quello di creare un universo. La seduzione delle parole è diventata un’ossessione per me. Le storie, le passioni. Ogni fiore che posso creare con le parole è diventato un figlio per me. Non riesco a resistere ad un impulso perversamente dolce.
Voglio scrivere. Oggi e per tutta la mia vita. Voglio scrivere perché è l’unica cosa che mi rende felice. La completezza che un artista prova di fronte alla sua opera è qualcosa di impagabile. Io mi reputo un nulla, non mi do più importanza di quella che merito, cioè poca. Ma non per questo amo di meno quello che faccio. Non per questo mi convinco che non sarò mai uno scrittore.
Un poeta.

Spesso i sogni delle persone vengono catalogati come lussi. Devi essere concreto, devi poter esser piazzato sul mercato con un curriculum solido e altisonante. Devi essere vendibile.
Ma cosa rende un imprenditore pieno di denaro e di azioni più vendibile di un adolescente che sogna di poter essere grande? Che sogna di poter condividere con il mondo le proprie sensazioni e i propri peccati.
Il cammino verso la grandezza non si misura né in denaro né in copie vendute, ma solo nell’intima soddisfazione che si prova a creare qualcosa che si ama.
Io amo scrivere perché mi rende felice. Perché mi far star bene.
E forse perché mi può far essere quello che voglio: la scrittura è l’unico mezzo che ho per evadere da un mondo, il mio, che mi rivela sempre meno sorprese. Posso trasformarmi secondo il mio umore. Posso mettermi a scrivere immerso in un buio di tomba o farmi baciare dal sole. Posso scrivere da sobrio o da ubriaco. Posso mostrare quello che voglio del mio animo, non soltanto quello che l’ambiente attorno a me mi concede.
Scrivere è un grande inno alla libertà, è il mezzo più esplosivo per esprimere se stessi. Scrivere è la vita stessa per alcuni. Scrivere può essere peccato ma anche confessione. Scrivere è libertà assoluta.
Ogni giorno, ogni istante, ogni vita.

Non aspiro alla grandezza dei best-seller, non voglio vendere milioni di libri. Voglio solo che qualcuno capisca e possa vedere il mondo attraverso i miei occhi. Voglio concedermi a qualcuno per tutte le volte che vorrà.
Quando guarderò i miei fogli, quando toccherò la carta dove ho impresso le note della mia anima, allora avrò dato un senso alla mia vita. Solo quando mi sentirò perfetto lo sarò realmente.

04 October 2007

S-O-S

Sono tornato a scrivere. Sono stanco.
Non so cosa succeda. Le mie frasi sono brevi. E spezzate. Odio tutto.
In questi giorni sto pensando. Sto riflettendo sul mio futuro.
Cosa c'è in serbo per me? Cosa devo fare?

Ho bisogno del mio dramma. Ho bisogno di qualcosa che alimenti la mia trama. Qualcuno mi dia un consiglio. Qualcuno, invece di passare, leggere, prendere qualcosa di mio in maniera totalmente gratuita, mi dia qualcosa di suo.
Qualcuno di voi mi dica cosa devo fare.
Il mio dramma è non averne affatto, di drammi. Il mondo della finzione diventa più reale per chi non ha colpi di scena da sfoderare.
Aiutatemi.
Fate un piccolo sforzo.
Non vi chiedo tanto.
Datemi solo uno spunto. Datemi il la perchè io possa riprendere la mia ispirazione.
Aiutatemi.

Ditemi qualcosa.

Non voglio più sentire unicamente la mia eco.

Il silenzio sembra voglia inghiottirmi.

Aiutatemi...

14 September 2007

Vergine

Nel frattempo io continuavo a scrivere. Era una sensazione strana, una sorta di pulsione: ogni tanto al pomeriggio mi sedevo alla scrivania e buttavo giù qualcosa, a volte la sera tardi, quando dal peso delle mie palpebre intuivo che sarebbe stata ora di andare a dormire, mi mettevo a scrivere. Sempre senza qualcosa di predeterminato in mente, senza saper cosa ne sarebbe venuto fuori.
Esattamente non saprei spiegare il motivo, sempre se esiste, per cui scrivo. Per cui sogno di scrivere nella mia vita e riuscire a far emozionare qualcuno con la mia scrittura, con le storie partorite dalla mia mente. Mi piacerebbe che un giorno mi venissero a dire che, da qualche parte in italia, o nella mia città, o nel mondo, qualcuno ha realmente comprato un mio libro, o letto una mia storia ed è stato bene.
è questione di contatto. Il fondo della questione è che ho la paura costante che la gente stabilisca un rapporto con me perchè mi è di fronte e interagire con me rappresenta la sua unica opzione.
Non ho mai avuto amici nella mia vita, non ho mai sentito attaccamento reale per le situazioni che vivevo. Sinceramente non saprei raccontarvi un bel ricordo legato alla mia vita. Non saprei raccontarvi alcun ricordo perchè non ne ho.
Ogni giorno mi sveglio vergine della mia esistenza, illibato e ingenuo. Ogni giorno apro gli occhi e mi chiedo se il mondo è oggi un po' migliore di ieri, e se magari è arrivato il giorno giusto per cominciare una vita come la sogno. Una vita come la scrivo.
Forse il mio problema è che nella vita non riesco ad avere la forza o solo il coraggio che ho quando scrivo. Non ho coraggio di osare, coraggio di buttare fuori tutto quello che ho e di spingermi fino a dove mi possono portare le mie possiblità.
Ogni notte, mentre lentamente al cospetto del mio letto mi svesto dei miei abiti, mentre mi tolgo ad uno ad uno tutti i trabiccoli che vorrei mi rendessero più un punto rosso in mezzo a un mare bianco di persone, in quei momenti percorro il mio giorno. Cammino di nuovo attraverso i luoghi e le persone che ho vissuto.
Mentre slaccio ad uno ad uno i miei braccialetti penso alle parole che avrei voluto dire e che solo ora sembrano comporsi chiaramente nella mia testa.
Mentre appoggio i miei anelli sul comodino medito su tutto ciò che c'è stato di buono e ciò che c'è stato di marcio nella mia giornata e ogni sera, sconsolato, mi ritrovo a dare un voto sei, di fiducia, al mio giorno, sperando che il domani possa costruirsi su una fiducia che realmente non ho.
Mentre steso sopra le coperte attendo di esser trascinato nel mio varco di non-vita mi ripeto che ho una vita davanti e che ho tutte le carte in regola per essere felice.
Ogni sera, ogni giorno, da mesi, da anni.
Ogni volta sento morire qualcosa dentro di me.
Ogni volta sento di aver appena gettato a mare una pagina della mia poesia.
Ogni volta chiudo gli occhi con la speranza di un domani migliore.
E ad ogni risveglio trovo un sole cocente di delusione ad attendermi.

13 September 2007

Bufera

Cos’altro volete togliermi?
Ho perso tutto. Ho perso me stesso in primis. Ho perso tutto.
Sorrido solo quando mi lavo i denti.

Non riesco più a camminare contro questa bufera di sabbia e di pugnalate che mi sconvolge.

Volete altro sangue da me?
Volete vedermi star ancora peggio?
Volete continuare a tagliarmi a pezzi?
Volete davvero vedermi soccombere?

Avete vinto voi.
Soggiaccio alla vostra arroganza.

10 September 2007

Assolo

l'oscurità preme sulle mie spalle. Il nulla grava su me e sui miei pensieri. Oggi i sogni di un ragazzo sembrano briciole che, trasportate in questo fazzoletto di terra da un turbine di vento e foglie, sembrano dissiparsi senza raccogliersi mai.
Brandisco il pugnale alto sul mio collo, per ricordare al mio spirito che non esiste niente di eterno e niente di vero. Cammino nel verde, cammino in uno spazio delimitato da alberi e cespugli. Cammino sperduto perchè la terra sotto i miei piedi viene a mancare.
Esiste solo il dolore e solo il dolore può appartenerci.
Siamo schegge di argento che si illudono di brillare. Siamo note destinate ad affievolirsi nell'arco di un attimo, bagliori che non riescono nemmeno a illuminar la propria strada.
Siamo piume e siamo eletricità.

Torno ai miei ricordi, ai legami con un universo che vorrei si contraesse insieme a me. Imprigionato da una vita in una realtà che sembra impedirmi di mostrare al mondo la mia luce. La mia vita è un sottile strato di diamante che invece di amplificare la mia immagine la sfaccetta in mille bozze mutilate che recano solo brandelli di me.
Il cammino come proposta e la caduta come soluzione. La fuga come palliativo.
Recito i versi di chi è stato maledetto, recito i salmi di chi ora è relegato all'inferno. Verso le lacrime di che avrebbe voluto essere grande ma ha dovuto accettare di essere umano. Mostro nelle piaghe della mia pelle tutto il dolore delle speranze disilluse.
Rimango muto, seduto immobile. Scelgo le parole senza capire il io significato.

25 August 2007

Flûte

Smettete di domandarmi qual'è il mio problema. Non lo so.
Ho voglia di camminare con le cuffie nelle orecchie senza sentire nessuna delle vostre voci. Senza dovermi preoccupare delle vostre parole, delle vostre sentenze, senza dovermi preoccupare del fatto che ognuno di voi potrebbe, da un momento all'altro, tradirmi, pugnalarmi, abbandonarmi o deridermi. Come si fa ad esser felici quando si hanno amici che sembrano impugnare più coltelli che mazzi di fiori?
Il bambino può correre felice perchè non deve preoccuparsi di tutto questo. Non deve preoccuparsi di essere come gli altri vorrebbero che fosse. Non deve guardarsi le spalle da chi gli promettere di farlo per lui.
Essere diverso. Essere meglio. Essere semplicemente differente da voi.
Perchè sarebbe il mio modo per non aver pià bisogno della vostra approvazione, far qualcosa che esuli da voi, dalla vostra sfera. Voglio correre e essere diverso da te, che ti credi affidabile e importante. Voglio urlare e scrivere una canzone diversa da quelle che piacciono a voi.
Devo essere diverso e perfetto.
Devo bastare a me stesso. Per bastare a me stesso sarebbe sufficiente che io bastassi a voi. Ma non è così, non lo sarà mai perchè se riuscissi in quest'obiettivo diventerei qualcosa di pericoloso per te. Qualcosa su cui non potresti esercitare il tuo influsso, sarei qualcosa che semplicemente non potresti giudicare o disapprovare.
Questo è uno sfogo. Niente più di lettere stese in disordine con la speranza di essere lette. Questo è il conato di vomito che mi suscitate.
Questo è il limite tra me e voi.
Un limite che voglio oltrepassare per potermene poi allontanare. Come due pianeti si attraggono così io non possso sperare di scappare da un'orbita che non saprei dire se mia o vostra. Come due stelle nel cielo posso solo lanciarmi con tutte le mie forze contro di voi, sperando di resistere all'impatto, sperando di non andare in mille pezzi ma di uccidervi, di farvi tutto il male necessario a farvi spostare e lasciar libero il mio cammino verso una felicità che non considero più nemmeno un chimera.
Non la considero affatto.

26 July 2007

307 parole

C'è di certo che è strano. Che è stato imprevedibile in tutto, nel suo arrivo, nella sua crescita e nella sua fioritura. Magari sono semplicemente spaventato dal fatto che ti ho sempre amata. Forse la mia paura è di amarti fino a finire fuori da questo tempo e questo mondo.
Dalle mie piccole mani di bambino, dagli occhi impauriti di un quattordicenne solo in un banco di scuola, dal mio volto che si mostra ancora più bambino che uomo, da ognuno di questi istanti di vita che senza un vero motivo ho vissuto, il tuo volto emerge. Emerge il ricordo del tuo sorriso incerto, in bilico tra una riservatezza spontanea e una formalità imposta. Il ricordo di te sempre troppo lontana per essere raggiunta. Forse sono sempre stato al tuo fianco, forse ti amavo già quando non l'avevo capito.
Tutto si sta mostrando nella sua imprevedibile immensità.
In fondo io non ho paura proprio di nulla, anzi io adoro tutto questo...questo qualcosa che ancora non capisco e che forse non capirò mai.
Non avrei mai pensato di poter aver così tanto bisogno di qualcuno.
Mi stai spingendo fuori dal tempo. Voglio perdermi, voglio non badare a nient'altro se non a questo spicchio di perfetta immortalità.
So che ti amo. So che è magico. So che profumi di felicità. So che sei parte di me.
E ti ringrazio di tutto questo.
Per essere unica, per essere timida e dolce. Ti ringrazio per essere come vorrei tu fossi, per lasciarti amare proprio come vorrei amarti. Grazie per essere la mia migliore amica, per essere la mia spalla e la mia stampella.
Grazie per tutto questo.
Mi inchino.
E ti amo.
E ringrazio di amarti e di poterti amare.
Lo sappiamo entrambi che tutto questo c'è sempre stato.
Sappiamo entrambi che ci sarà per sempre.

24 July 2007

Ascolta e impara

Però stasera ho voglia di sognare.. impugnare il cervello e strizzarlo come una spugna, inzupparmi le mani di pensieri. Ho voglia di lasciarmi guidare dalla mente.. sempre e per sempre.. creerò un quadro di musiche e colori per sedermici di fronte e dormire.
Le parole diventano sempre di meno, i concetti li esaurisco non appena si realizzano nel mio cervello. La nascita di un pensiero lo uccide. La morte di un pensiero rende intutile provare a descriverne i contenuti.
Penso che scrivere tanto sia per chi pensa poco.

06 July 2007

Dedicato a me stesso

Questa è la storia di una canzone. Del percorso vissuto per scriverla. Di come io, nemmeno maggiorenne e senza nemmeno tutti i peli in faccia, abbia camminato a passi svelti fino a comporre quei sette minuti di musica.
È iniziato mentre da solo, nella mia stanza, ascoltavo con il mio ipod le mie canzoni preferite e, forse per malinconia, forse per qualcosa che c'era ma non mi si mostrava, decisi che avrei scritto la storia più dolce che fosse mai stata messa su carta. Così ho iniziato a pensare, e mentre pensavo scrivevo, e nel frattempo scavalcavo con la mente i miei stessi pensieri, ritrovandomi sempre un passo più in là di me stesso. Ogni tanto l’ispirazione scivolava via dalle mie mani e allora staccavo, prendevo il telefono o la moto e mi prendevo un pausa. Ma ecco che improvvisamente, durante una chiacchierata con un amico, durante una bevuta al bar, stimolata dalla musica o dal calore di questa vita, ritornava, sempre più forte, sempre più decisa. Abbandonavo tutto e mi precipitavo a scrivere parole e a riempire pentagrammi. La mia canzone prendeva forma, e tra le sue note di sviluppava la storia, la mia storia, la storia di tutti noi.
Passavano le settimane ma non potevo concludere la mia storia, non riuscivo a trovare un soffio giusto per far scivolare nel silenzio le mie parole. Come le piume dei cuscini non puoi tenerle tutte in mano perché inesorabilmente se ne scappano, così le mie note finivano per scavalcarsi a vicenda e disarmonizzare il mio piccolo jenga di piume.
Poi abbandonai l’idea di dare una conclusione al mio testamento artistico e decisi che sarebbe stata la musica a fermarsi da sé, che le parole stesse avrebbero costruito il loro recinto.
Così i miei sette minuti diventavano a volte tre, a volte dieci, a volte si perdevano nell’infinito ma alla fine decisero di chiudersi in una nota, allo scoccare del settimo minuto.

03 July 2007

Fate luce

Non saprei dire cosa o perchè sono qui. Cosa ci sto a fare da ste parti.
Voi, che avete sempre consigli e grandi perle di saggezza da sciorinare, spiegatemi qualcosa. Non lo dico in senso retorico: prendete la tastiera o il cellulare o carta e penna e venite a spiegarmi che persona sono.
Non riesco a capirmi io..figuriamoci voi.. io non so cosa sono, nn so come funziono.
Spiegatemelo.
Con uno come me, la cosa migliore è rimanere in una distante diffidenza allarmata,
essuno sa cime sono
nin è questione d parlare o d capirsi
è che io non ho senso in quello che dico o che faccio
per il semplice motivo che il concetto di "avere senso" è sfuggevole
o arbitrario
può volere dire qualunque cosa.

Io aspetto che siate voi a chiarirmi le idee.
Illuminatemi

Disperato allo specchio

Ora vattene troia che non sei altro. Stammi lontana, tieni la tua presenza alla larga. Con te ho preso uno dei granchi più clamorosi della mia vita. Ho creduto in te, e soprattutto in noi due, ho creduto a te e alle tue promesse. E ora mi ritrovo con l'anima strappata e un conto aperto con un destino al quale avevo riempito il cervello di speranze. Tutte cazzate, tutte bugie, tutte cose inventate. Dammi una spiegazione. Me la devi. Non infilare la porta in quella maniera.
Ora che te ne vai. Sono finiti i rumori, le grida, la rabbia.
Per te è cessato qualunque battito.
Cosa hai voluto tu da me? Perchè hai sprecato tutto questo tempo a mentirmi?
Esci. Ti odio. Ho sacrificato il mondo per una puttana che è incapace di provare qualunque senso di lealtà o semplicemente di umanità.
Non c'è nessuna grazia. È un ago dritto al cuore.

20 June 2007

Il treno della vita

Vorrei insegnarvi una cosa, riguardo al treno della vita. Riguardo la grande metafora della vita interpretata come un lungo viaggio in treno, nel quale si avvicenderanno tante persone, alcune si siederanno vicino a voi e vi terranno a compagnia, alcune in altri vagoni, non noteranno nemmeno la vostra presenza, altre purtroppo non potranno essere avvicinate e non potremo sederci vicino a loro perché il posto è già occupato. Ma non è niente, recita la nostra storia, perché il viaggio continua, il viaggio è fatto di continue sfide e incontri, delusioni e piacevoli novità. E bisogna sempre andare avanti, sempre tenere a mente che la propria meta è una, non dobbiamo mai dimenticarcene, perché essa prescinde le compagnie, i posti e l’avvicendarsi dei sentimenti.

Ma non è così, non lo è affatto. Solo i più fortunati possono godere del loro viaggio in tutta comodità, rammaricandosi di tanto in tanto per alcune delusioni. La vita vera, o almeno la mia vita, non è così. Il mio treno è completamente diverso.
Esistono tanti tipi di treni non è vero? Quelli lussuosi, quelli un po’ scalcinati, quelli pieni e quelli deserti. Esistono i treni che piano piano giungono alla loro meta, e quelli che volano veloci come fulmini.

Sono salito sul treno senza che nessuno me lo chiedesse, senza poter decidere se farlo o meno. Quando ero piccolo andava bene qualunque angolo del treno, andava bene perché potevo stare dovunque, mi bastava la mia immaginazione e il mio treno un po’ scalcinato diventava un fantastico treno ultraveloce, ultrasplendente, pieno di colori e di amici.
Poi sono cresciuto e ho iniziato a cercare il mio posto.
Ho camminato a lungo nel mio treno, ho attraversato tanti vagoni, tutti pieni, senza posto per me, tutti con i posti prenotati per qualcun altro, come se quella classe fosse troppo lussuosa per me.
Poi ogni tanto lungo il mio girovagare trovavo alcuni sedili, ma erano quasi sempre scomodi, o comunque non mi calzavano, io mi rassegnavo e ripartivo, pieno di fiducia, alla ricerca di un nuovo posto. Mi è capitato di trovare posti particolarmente comodi, posti con una vista stupenda, posti vicino a persone fantastiche, persone che mi rendevano felici, persone che si lasciavano amare e mi facevano sentire amato. Posti che predicevano un futuro felice. Ma puntualmente, ogni volta, arrivava un tempo in queste persone si stancavano, queste persone si convincevano che era ora che lasciassi quel posto a qualcun altro. E non contavano le lacrime, o i silenzi, o i pezzi del mio corpo e della mia anima che si laceravano, dovevo andarmene. Ancora oggi a volte, quando mi imbatto in quelle persone o in quei particolari posti, mi sento sbagliato, sento di essere di troppo, e loro, gli altri, l’altra persona, non sembra nemmeno ricordarsi di me, o non sembra nemmeno ricordarsi che un giorno, io e lei, abbiamo condiviso quel posto.

Con lo scorrere del tempo ho capito una cosa, l’ho capita sulla mia pelle. Il mio treno non è fatto per me, tutti i sedili sono scomodi, infidi e terribilmente dolorosi. I posti comodi, quelli che fanno star bene il corpo e la mente, sono riservati agli altri. I vagoni per me sono quelli vuoti, quelli con la gente dentro sembrano ostici.
Il mio treno sembra troppo spesso essermi nemico. Vorrei trovare qualcuno con cui condividere un posto, ma non lo trovo. Di solito rimango seduto con gli altri e sorrido anche se il mio posto non è quello, anche se quel sedile mi sta spezzando la schiena e vorrei urlare dal male e strappare i sedili e sfondare i muri.
Ma non posso. E per non ritrovarmi da solo vivo così. Ogni giorno, ogni mese. A volte vorrei semplicemente sentirmi a casa mia.
Perché alla lunga un viaggio scomodo fa desiderare di fermarsi, di tirare il freno d’emergenza e scendere una volta per tutte.

13 June 2007

Why we fight

Momenti di difficoltà, momenti in cui devi essere l’eroe di te stesso. Diventare salvatore di te stesso e portarti fuori dal pericolo.
Voglio essere così voglio essere un eroe.
Non sono niente.
Voglio essere un paladino, uno che riesce a dire fare pensare e combinare la cosa giusta al momento giusto. È nei momenti come questi che devi prendere il coraggio a due mani e distruggere tutto, bruciare il passato, fare tesoro dei tuoi errori e portare a totale maturazione il tuo percorso. Sei un uomo, sei un uomo che deve essere eroe. Sei il tuo eroe.
Sii pronto ad imbracciare il fucile e schierarti in prima linea, senza curarti del sangue, del sangue versato dai tuoi nemici e dai tuoi amici. Senza preoccuparti di quante ferite riusciranno ad aprirti in corpo, perché finchè i tuoi nemici continueranno a cadere esanimi sul campo di battaglia, tu avrai determinazione per non smettere di premere il grilletto.
Chiudi un occhio, prendi la mira e spara.
Uccidi.
Diventa eroe.
Sei pronto per la tua epopea.
Non cedere terreno, non ritirarti fino a quando i tuoi nemici non sono su di te ad aprirti il collo con un pugnale. Rimani impassibile. Soffri in silenzio. Sii pronto a morire.
Io voglio essere un eroe.
Voglio essere ammirato.
Non smettere mai di uccidere nemici.
In realtà
io sono qui, sul campo di battaglia, incatenato e nudo, nel bel mezzo dei due schieramenti, impossibilitato a muovermi. Sono destinato solo al macello.

Sei pronto a scendere i campo e farti ammazzare? Sei pronto alla gloria, alle medaglie, ad una lapide con il tuo nome sopra? Sei pronto per tutto questo?
Io lo vorrei essere.
È in momenti come questi che devi tirar fuori le palle e stringere il fucile con tutta la tua forza. Fin quando le tue dita non perdono sensibiltà, le tue mani sanguinano e ogni nemico giace sul campo di battaglia.
Siamo qui non per vincere ma per mostrare al mondo cosa significhi la parola gloria. Cosa rapprensenti l'ideale di coraggio in questo mondo.
Sono qui su questo campo di battaglia, prediposto al massacro mio e altrui, perchè voglio far vedere a tutta la terra che l'ultimo degli eroi è sceso tra voi.

10 June 2007

Delirio su musica fissa

In giorni come questo, giorni di buio e di silenzi, in giorni come questo io vorrei scappare. Vorrei andarmene da questa vita, da questo mondo, da questo uniforme vuoto che ci circonda e ci imprigiona. Cosa sono io? Che importanza posso darmi in questa realtà che è la più concreta rappresentazione di una svilente inconsistenza? Quale ruolo posso darmi nell’anarchia delle gerarchie? Io sono? E se sono, cosa sono? E perché?
Voglio.
Voglio poter cambiare le strutture di questo universo. Voglio parlare a quattrocchi con Dio per chiedergli un po’ di spiegazioni. Penso che perlomeno me le debba.
Tira fuori il meglio di te. Sempre.
Cerca di sopravvivere.
Scavalca il prossimo tuo e ottieni la gloria riservata solo agli eroi. È epico tutto questo. Ma paurosamente moderno. Quotidiano.
Tira fuori il meglio perché altrimenti sarai fatto fuori dal gioco.
Voglio capire me stesso. Voglio trovar una soluzione al mio disfacimento. Mi sento spacciato, mi sento appeso ad un cappio. Mi sento violentato. Mai avrei pensato. Mai.
Voglio baciarti di nuovo. Voglio guardarti negli occhi. Una voce al telefono non mi basta più. Ho bisogno del calore. Voglio pensare ed agire. Voglio non esser più schiavo di niente.
Voglio vedere l’apocalisse scendere su questa terra. Vedere i miei nemici squartati. Voglio essere redento.
Qualcuno mi spieghi come salvare la mia vita. Qualcuno mi dia le istruzioni. Da solo non ce la faccio.
Vorrei che qualcuno suonasse il pianoforte per me. Vorrei sentir della musica nuova.

Voglio
il sapore
del caldo
niente
che mi possa cullare mentre in un mare di fumo rosso guardo il tuo corpo nudo che giace nel mio letto. Ho bisogno di sentirmi vivo ancora una volta. Un’ultima volta.

21 May 2007

Is it over?

Non so più perchè e cosa scrivere.. Per chi? per quale obiettivo?
Non c'è nessuno che mi ascolta, nessuno che ci tiene a leggere quello che scrivo. I pochi che passano di qui lo fanno perchè li imploro di farlo. Che schifo.
Il mio blog come la mia vita.
Voglio staccare. Finalmente. Da tutto l'universo. Voglio galleggiare nel silenzio più tranquillo. Voglio guardare le formichine che si affaccendano al posto mio. Non ho più voglia di scrivere senza un motivo. Guardatemi negli occhi e ditemelo con tutta la vostra sincerità: "Tu non sarai mai uno scrittore." "Smetti di sognare."
Ditemelo, così magari riacquisterò un po' di fiducia. In me e in voi.
Non pensate che io non rilegga ciò che scrivo. Lo vedo quanto è lontano da ciò che vorrebbe essere. Lo vedo bene quanto lo vedete voi. Solo che voi non me lo dite perchè mi volete bene e siete qui x farmi i complimenti e non per smontarmi. Ditemi che faccio schifo, sarò contento.
Non c'è nessuno che venga qui per ascoltare delle belle pagine. Siete tutti qui perchè siete miei amici e un po' di carità non si nega a nessuno.

Non so cosa devo scrivere, non so cosa devo scrivere per comporre un capolavoro, non so se parlare di amore o di avventure, dei miei sogni o del mondo di cristallo che guardo. Non so niente. So che sono fermo al punto di partenza da anni.
Sono, anzi cerco di essere, brillante esclusivamente all'apparenza..ma quando si va a stringere sono una nullità.

È così che doveva finire?

17 May 2007

"..Vuoi una foto?..."

Cammino per la strada. Migliaia di persone e nessun affetto. Ci odiamo tutti alla stessa maniere. Tutti con la stessa, perfetta, indifferenza totale. Cammino con il freddo attorno, con il mio cappotto nero lungo lungo e la mia sciarpa di lana che mi copre la faccia. Cammino con le scarpe pesanti e le mani nelle tasche dei pantaloni. Cammino con lo sguardo sempre chino.
Per la strada siamo tutti uguali nei nostri gusci. Cammino lasciando le mie impronte sulla neve.
Tra i palazzi, tra le persone, i bianchi i neri e i gialli, in mezzo a tutto questo non si trova più niente di umano. Ho le mani infreddolite, vorrei avere un bel bicchierone di Starbucks bollente tra le mani, un caffè americano come solo qui lo sanno fare.
Mentre cammino non capisco bene se sono io a fendere coi miei passi una massa inerme di persone o loro a scivolare intorno a me, portandosi con loro le strade e tutto il mondo. Vorrei poter tornare al mio appartamento in cima al mondo e guardare tutto questa orgia di insipidezza dal comfort della mia poltrona di pelle scura. Cammino senza guardare nulla. Ho affinato i miei sensi per poter evitare le persone anche senza guardare dritto avanti a me. Ogni tanto ovviamente capita che qualcuno mi sbatta contro. Ma è normale. Come è normale che poi se ne vada ricoprendomi di insulti. Cammino per un’ora senza fermarmi e senza guardare nessuno. Mi chiedo se anche gli altri camminino senza vedermi.
Ad un certo punto una mano mi costringe a fermarmi. Mi si posa sul petto. È una mano infreddolita, con le piaghe dovute alla temperatura. È la mano di qualcuno che non ha tempo di farsi una manicure. Dietro la mano c’è una camicia pesante, con sopra un giaccone sporco.
« Vuoi una foto?».
Lentamente, davvero lentamente, alzo lo sguardo e vedo una faccia di ragazzo, di una trentina d’anni al massimo, sporco e dall’aria simpatica. « Vuoi una foto?». Lo guardo ma non so cosa dirgli.
« Se mi dai due dollari ti faccio una foto istantanei sotto l’albero. Dai che ti costa. In fondo…». Allora alzo gli occhi. Li alzo tantissimo e sopra di me vedo l’immenso albero di Natale di Central Park. Non sapevo che esistesse. Non sapevo che fosse qui.
Intanto, la mano del tizio è ancora sul mio petto. Ho capito subito che aveva bisogno di qualche spiccio e che mi sarebbe stato riconoscente se fossi stato io a darglielo. «Va bene. Ma non c’è bisogno che mi fai nessuna foto.»
«No no. Non esiste amico. Tu mi dai due dollari e io ti faccio una foto con l’albero ok? È il mio modo per dirti grazie no?!» « Ma guarda che.. Ok.. Tanto ho capito che non ti convinco..» e lui mi fa un sorriso.

Tornando a casa tiro fuori la foto dalla tasca. La rimetto via e la ritiro fuori. Non capisco perché debba avere un’espressione così ebete sulla faccia. Non lo so. Sembro uno di quei turisti che si fanno foto simboliche in giro per la città. Con quell’espressione sul viso assomiglio a un sacco della gente che vedo camminarmi affianco.
Li scruto per capire ma non riesco. A volte alzo la foto a livello dei loro volti per far un confronto ma non riesco. Sarà un cammino graduale.
Ho voglio di rivedere mio figlio. Dovrei fargli un regalo di Natale ma oggi sarà tutto chiuso.

Nessuno

Sono qui. Oggi come ieri e probabilmente anche come domani. Sono qui e ci rimango.
Sono in mezzo a tutti voi. Persone, persone che hanno tanti significati per me. Persone che odio e che amo. Persone da tenere vicine e persone da cui scappare.
Sono qui e starò bene. Starò bene perché voi lo volete e voi ne avete bisogno. Non perché ci tenete a me. Ma perché così il vostro bersaglio rimarrà sempre pronto alla lapidazione.
Non ho bisogno di nessuno. Nessuno è importante per me. Nessuno perché di nessuno io posso fidarmi. Sarete sempre pronti a scavarmi la fossa quando vi sarà comodo farlo.
Cosa potete dare voi a me? Voi che siete sempre pronti a fare la guerra poi la pace poi la guerra. Voi che pensate di sapere sempre quel è la migliore angolazione da cui giudicare la mia vita.
Voi voi voi voi voi. Voi. Voi siete voi e io sono io. Fatemi il favore di mantenere questi ruoli. Non immischiatevi per favore. Non voglio niente da nessuno di voi. Siete cattivi ipocriti e bastardi. Tutti. Seppiatelo bene. Siamo tutti merda. Non scappa nessuno. Però io mi tengo la mia e voi potete morire con la vostra.
Sono qui. Sono qui e ci rimango. Voi potete fare quello che volete. Prima o poi capirete che schifo fate. Nel frattempo continuate pure a vantarvi della vostra merda.

15 May 2007

Erika

La sera di Natale, dopo aver scaricato mio figlio a sua madre, tornai a casa e mi misi seduto sulla mia poltrona di pelle scura davanti al mio splendido televisore al plasma. Guardai tutti i programmi natalizi che trovai, ridendo di essi e della loro stupida allegria preconfezionata. Alle tre di mattina del 25 dicembre spensi la tv e andai al frigo a stapparmi una birra. Chiusi lo sportello e camminai lentamente sorseggiando il mio dolce nettare.
Camminai attraverso le stanze, guardando i muri spogli e le finestre che si affacciavano su un mondo che era davvero diversissimo da me. Dalla cima del mio palazzo potevo vedere ancora le persone piccole come puntini che si aggiravano piene di un’incontenibile allegria.
Io odiavo tutto questo.
Con la birra in mano salii in piedi sul cornicione e guardai in basso. La strada sembrava vorticare dalla paura che faceva, lontana e assassina. Lasciai cadere la birra e la vidi schiantarsi molti piani più in basso. Quel mondo laggiù, quel mondo assassino, era decisamente troppo grande per me.
Ritornai in casa, aprii lo sportellino e chiamai Erika.
«Ciao.. sì.. sì sono da solo.. se non sei impegnata vieni qui.. sì.. sì in contanti come sempre.. non ti preoccupare.. sì portali tu.. come ti pare basta che se pago poi fai quello che ti dico.. certo.. sì.. ciao..».
Infilai una mano nel cassetto di fianco al letto e ne estrassi due preservativi, in caso si dimenticasse di portarli lei, poi da sotto il materasso tirai fuori i contanti che tenevo nascosti per le grandi occasioni.
Presi un’altra birra e mi sedetti sulla mia poltrona di pelle scura. Il mondo fuori era decisamente troppo grande per me.
Ristetti un attimo poi sospirai. Non potevo fare altro anche se forse avrei voluto piangere.

02 May 2007

Again

Certe volte la sensazione è quella di aver tra le mani un pianoforte.
Le mani sono calde e vogliono muoversi. Tutta l'esecuzione è improvvisata. Tutto il repertorio è dentro di me. Ricordo le parole e le righe e le sensazioni che provavo.
E oggi, ancora, mi capita di sentir la mancanza di certi gesti, di certe persone e di certi sguardi. Probabilmente è vero che il tempo è capace di uccidere tutti i ricordi. Io aspetto ancora.

Vorrei scrivervi una storia. Per tutte le persone che sono mai capitate qui a leggere quello che io scrivo. Una specie di ringraziamento. Per chi rimane nell'ombra o come me vorrebbe essere sotto le luci della ribalta. Una storia semplice.
La storia di due ragazzi, tanto amici e forse un po' complici. Che capivano fin troppo cosa volevano l'un l'altro. Una storia che abbia un inizio e una fine, e nel mezzo si divincoli il lento dipanarsi di un gomitolo. Proprio come quelle dei romanzi. Di quelli veri. Non queste pagine sciolte che abbandono in una rete che tutto sommato nemmeno esiste.
Un libro. Uno scrittore. Un sognatore. A Dreamer.
E vorrei che insieme al mio libro allegassero un cd. In cui sono contenute tutte le canzoni che io collego a ciò che scrivo. Perchè quasi sempre quello che scrivo è figlio della musica.
Ritornando alla nostra storia. Vorrei raccontare di un'amicizia. Di un mondo di quelli allucinanti. Fatto di alcool e pazzie. Di stupidaggini fatte per assaporare la propria giovinezza. Un po' per sentirsi vivi un po' per buttarsi via.
Due ragazzi che si avvicinano e si allontanano. Si prendono e più spesso si ignorano.
Una storia che segua un filo logico. Coerente e lineare.
Fino a quando uno dei due ragazzi, quello che sognava di più, quello un po' più diverso. Che ascolta la musica che tutti deridono. Fino a quando uno dei due ragazzi, quello che assomiglia a me, rimane solo. Perchè il suo amico, il suo fratello, muore. Se ne va. Lo abbandona alla sua tragedia. Il ragazzo più bello e intelligente e con più successo lascia il suo posto ad una fetta di vuoto.
Allora il mio romanzo perde i contorni, e il filo della storia si avvolge come un cappio attorno al collo del ragazzo, che è spaventato, e che comincia a chiedersi che cazzo ci sta a fare lui qui.
E poi c'è la droga. E l'abbandono e il rifiuto dei legami. E la fuga.
Il tentativo di rinascere. Il tutto senza lacrime, senza pagine piene di patetico dolore, ma con una serie incalzante di domande e di grida che gli fanno esplodere la testa.
Fino a quando, troppo solo e ormai troppo saggio, si punta una pistola in gola e si fa saltare la testa.
E lo trovano i poliziotti come un Carlo Giuliani dei poveri, degli sconosciuti, e lo raccolgono con la stessa indifferenza, e lo posano in una bara che posano in una buca su cui la gente cammina e su cui, senza sapere assolutamente niente di niente, senza capire e senza nemmeno preoccuparsi di farlo, senza farsi domande e senza pensare di rileggere le pagine più pregne di questo romanzo, posano un fiore privo di alcun significato.
Rimane lì e dice "Io sono qui" nient'altro. Non dice nient'altro.

Ti voglio bene. Ti dico solo questo.

25 April 2007

Fiume

Per la prima volta ho deciso un titolo prima di scrivere. Per la prima volta non so cosa scrivere ma so come farlo. Vogio scrivere un fiume stordente di parole, di vuoti e di pieni.
Perchè è bello e piacevole scrivere e scrivere e scrivere. Molto simile al poter parlare e parlare. Solo che è solitario..e proprio per questo ancora migliore. Io sono come un pittore, posso creare con le mie parole quadri e paesaggi. Posso far nascere storie, posso far moriere uomini e bambini, posso spegnere il sole con un click. Posso perdermi nelle parole.
Mi sono perso in un sentimento che mi sorprende ogni giorno. Mi sono perso sulla linea di una schiene assolutamente perfetta nella sua imperfezione. Ho trovato piacere nello sguardo fuggevole di una ragazza che è la mia più cara sorella e più intima figlia. Adoro essere abbastanza pazzo da vivere come faccio.
C'è un fiume che scorre placido.
Oggi ho saputo che mia madreè come me, come io vorrei esere essere. C'è una canzone dolcissima che stanno passando ora alla radio che parla di due ragazzi che si incontrano sotto il diluvio e si amano. Sono queste le storie che fanno morire di passione. Storie di uomini e donne vicini a noi. Storie di persone che si amano sotto la pioggia. Voglio imparare a raccontare queste storie. A creare queste storie.
Il fiume ha sempre dato frutti e acqua ai villaggi.
Voglio sapere tutto. Voglio amare tutti e tutto e tutte. Voglio stringere ogni persona e voglio allo stesso tempo mantenere il mio alone di falso mistero. La mia aura illusoria di mancata genialità. Io non sono niente se non un illuso che pesa di saper fare qualcosa.
Ma un giorno il fiume, ingrossato dalle pioggie,uscì di suoi argini.
Qualcuno dei miei amici non mi capisce. I miei genitori mi lasciano fare perchè in fondo a diciottanni si può ancora fare il sognatore. Ancora. Prima di dover abbandonare per sempre i sogni e perderli nella routine sconsalata e disillusa di un destino semplicemente sterile.
Al fiume non interessavno le sorti delle popolazioni, non era quello il suo compito.
Io scrivo pr potervi dare un'impressione. Suscitare un'emozione e un sentiento. Per stendere su di voi il velo del mio sentire. Perchè voglio essere come un musicita che sa far cantare agli altri le canzoni che lui crea. Io vogli scrivere ibri che voi possiate leggere. Amo chiunque sia disposto leggere quello che Scrivo. Anche se mi stroncasse, non mi interessa assolutamente. L'unica cosa che mi preme è quella di farvi capire perchè scrivo. E vi giuro, vi giuro su Dio che imparerò a farlo. Imparerò a suscitare sentimenti nelle personne. Sempre pù forti, sempre più intensi Capaci di farvi ridere o piangere. Spero i riuscire a piacere a qualcuno.
Io so il perchè scrivo. Il come e il cosa cambia a secpnda delle situazoni.

Le palpebre lottano per chudersi sui miei occhi. Cercano di distentdersi per potersi abbandonare sui miei occhi e costringerli a sognare piuttosto che a scrivere. Io ho paura, perchè è di notte che in me nascono le radici di quello che scrivo, è in quell'attimo prima di addormentarmi che risiedono le mie idee. In quell'istante balzano fuori. Tante volte me le dimentico nel momento stesso.
Però ci sono e ci rimangono. Magari rimarranno lì finchè qualcun altro le raccoglierà e ne faràun caplavoro. Sono l'Ulisse di cui tutti hanno bisogno. Sono un becchino che si rifiuta di vedere la gente morire.
Io amo la mia vitta perchè mi obbliga a scrivere anche quando non vorrei. Amo la scrittura perchè mi costringe a vivere anche quando non vorrei. E viceversa.

Il fiume quel giorno inondò la valle e uccise tutti quanti.

Esordi

Sono in piedi davanti a un pubblico. Io e i miei fogli pronti a debuttare davanti alla gente.
Sono da solo con le mie lettere, i miei piedi e le mie mani sudate. Sono un po' preoccupato.
Sciolgo i nervi, scrocchio il collo e ripasso mentalmente le mie parole, la mia "introduzione alla lettura". I miei appunti sembrano nervosi quanto me. Il microfono aspetta silenzioso qualche parola graffiante. Il pubblico mi guarda curioso. Sono qui tutti per me.
Avvicino le labbra al microfono. Guardo il cielo.
Le nuvole mi vorrebbero rilassare ma non ci riescono. Mi vengono in mente tante cose, mentre inspiro l'aria da tramutare in voce e mi preparo a parlare..mi vengono in mente milioni di parole, di mia madre, le parole dei miei amici, delle persone che mi hanno detto "tu hai talento, credi inte e vai dritto per dritto..", delle persone che mi hanno detto "..a me non piace però è davvero bello..". Mentre le mie labra si dischiudono penso ai banchi di scuola su cui ho versato i miei anni migliori, penso alle serate a leggere, alle nottate insonni con la lampada e i libri. Penso a tutti i miei miti e le mie star, ai miei cantanti ai miei scrittori e ai miei registi. Penso a mia madre che amava scrivere e che era mille volte più brava di me. Era più brava di me a spiegare, a ridere, a soffrire e a scrivere. Le sarebbe piaciuto vedermi qui sopra.
Penso a tutte le persone che passeranno a leggere le cose che scrivo. Penso a i mesi spesi nella contemplazione della letteratura.
Lentamente lascio cadere dalla mia mano gil appunti in cui mi ero annotato la mia intoduzione e improvviso. Come ho sempre fatto.
"A tutte le persone che siedono in questa sala. So che per voi io non sono nulla. Sono solo un ragazzo che ha avuto un'occasione assurda a poter esporvi i mei scritti. Ecco. Se pensate di esser venuti a sentire esclusivamente i vegheggiamenti di un ragazzino allora non avete capito. E non capirete quello che vi leggerò. Io sono uno scrittore non un bambino."
Silenzio in sala. L'unica persona che sorride è una vecchietta in fondo alla sala.
Sono un idiota.
Meglio così.

16 April 2007

Ave

Il rumore è quello delle unghie sulla lavagna.
Lo sfondo è un deserto di roccia.
Il colore è il rosso del sangue.
Il sangue è quello di un bambino.
Il pianto, il mio.

14 April 2007

Svanire

Certe volte sale un odio che sembra non potrà mai svanire. Ti prende alla gola e fa sfumare i contorni e rimane solamente un collo da stringere o un viso da contorcere. E le tue mani sono lì, pronte a scattare, a dissetarsi per sfogare su quel corpo riprovevole ogni stilla di rabbia.
Ci sono persone che ti conoscono da una vita che non capiscono niente di te, quelle persone che vorresti vedere sgranare gli occhi e piangere sangue finchè non esalano il loro ultimo interminabile respiro.
Ci sono altre persone, che conosci una sera, che non hai mai conosciuto ma che senti vicine, senti il lor contatto e senti la loro mente che si muove con la tua. Vorresti condividere tutto, poter raccontare tutto il dolore, invece sei rinchiuso in casa con una madre che sogni ogni giorno di poter rinnegare e poter scappare, di poterle strappare gli occhi e la lingua sempre pronta a nuocere. Vorresti lacerarle la gola per poterla zittire una volta per tutte.
Rinchiuso in un mondo orribile.

C'è tutto un universo là fuori che sembra chiamarti, persone, esperienze, pensieri, tutto nuovo e a portata di mano. Ma tu hai le caviglie legate e più tiri più sanguini.

Ho serrato i pugni così forti da sanguinare e le mie urla hanno sfondato tutti i muri e tutte le pareti e tutti gli stupidi maledetti imbecilli che non sanno niente ma che credono di essere portatori di qualcosa.

E non so perchè ma i morti non mi fanno paura. Vorrei poter parlare con loro. Chiedere qualcosa che qui i vivi non sanno dirmi. Vorrei conoscerli perchè purtroppo ho avuto la sfortuna di perderli troppo presto. E appoggio un mazzo di fiori su una tomba. Quella della più bella.

09 April 2007

ἔτυμον

Hai usato parole sacre che non bisognerebbe mai pronunicare.

LAPIDARIO

MORBIDO

STRETTO

VORREI

CROGIOLARMI

FACILE e SCHIFO

ESISTERE

DOLCE

LO SO

PIACERESINTONIAARMONIAAMOREUGUALEDIVERSOTRADIREIMMAGINENIENTEDIPIÙSENSOATTIMOTIMIDOPRIMOPASSOINTELLIGENTE

FRATELLO


RICORDI troppo miei o troppo insignificanti per edificarne un monumento alla dissolvenza di un'esistenza spesso vissuta con una forza che annichilisce la realtà per proiettare nel niente tutto quanto o nel tutto niente.

Certe parole sono sacre.
Questo è essere sacrilegi.
Questa è blasfemia.
Le parole hanno pesi incalcolabili e possono sparire senza lasciare tracce.
Prendi la parola RITORNO, vuol dire tutto e niente, vuol dire la fine o l'inizio, vuol dire vivere o morire.
Fai attenzione a chi potresti uccidere.

Pioggia

Soffio sulla mia depressione per spegnere il fuoco che sta prepotentemente scavando in me ma non faccio altro che rinvigorirlo.. Lancio una lunga preghiera alle stelle per non farmi vedere schiacciato dalle mie paure. Perchè nessuno sa che la mattina che verrà segnerà il taglio.
Il taglio che reciderà le mie vene i miei nervi e i miei sogni.

Need of rest in peace.

08 April 2007

Perchè?

Un po' di malinconia.

Non so cosa scrivere.

Un ragazzo si è ucciso perchè i suoi compagni lo prendevano in giro.

Malinconia perchè siamo tutti colpevoli.

Perchè ci mentiamo l'un l'altro? Perchè non sappiamo tener a freno i nostri istinti? Perchè non perseguiamo la fedeltà ma siamo molto più inclini al tradimento? Perchè ci piace vedere il sangue? Perchè ci fermiamo solo quando è troppo per noi? Perchè non pensiamo mai che magari per gli altri era troppo molto tempo fa?

Perchè un ragazzo si è dovuto lanciare nel vuoto per far tacere i suoi coetanei?

Perchè tutti i suoi amici piangono solo adesso? Non potevano dispiacersi anche prima?

Perchè le persone sono cattive? Perchè sono cattivo?

Perchè i nostri desideri non possono mai essere accontentati? Perchè quando abbiamo il paradiso cominciamo a sognare di peccare? Perchè ci nascondiamo?

Il mio sangue è un lago nel pavimento. Il mio polso trema.
Io il sangue ce l'ho sempre messo, il mio. Non ho mai voluto farne versare ad altri per me.
Ma ciò non toglie che sia una persona terribile.

Il Piccolo Principe si alza in piedi dal suo letto di foglie e si pulisce in fretta gli abiti. Cammina per la foresta e osserva il silenzio che lo circonda. I cadaveri cerca di non pestarli per non mancar loro di rispetto. Di fronte a lui volano alti i falchi.
Li osserva e sogna di poter esser come loro. Di potersi librare e andarsene da tutto e tutti. Di scappare dagli affetti. Di poter godere della vita come si fa con una puttana. Poter passare prendere come più gli piace il piacere che più preferisce, aver la libertà di essere un giorno rude un giorno dolce come la seta. Di passare una notte d'amore con una donna e ritrovarsi la mattina dopo con una donna diversa.
Un falco vola più alto degli altri, poi plana leggermente su un ramo su cui si posa con una grazia innaturale. Non si muove una foglia. Sembra che il falco non abbia peso.
Il Piccolo Principe guarda i suoi ingombranti piedi che schiacciano le foglie e le rompono, pesanti come macigni su foglie di carta crespa.
I suoi piedi cominciano ad affondare, il loro peso che aumenta ogni istante, rigonfiato dalla consapevolezza della propria inevitabile natura di essere umano legato a rapporti stereotipati da una ipocrita benevolenza.
Le radici e le catene lo trascinano sotto terra sempre più velocemente. Il terreno è soffice e lo accoglie come la valva di un'ostrica.
Prima che la vista del mondo si sottragga ai suoi occhi, il Piccolo Principe li socchiude leggermente e avverte il falco levarsi dal suo ramo.

07 April 2007

A cuore aperto

Quando ascolto le canzoni tristi, quelle che fanno piangere, mi piace stare da solo e scrivere.
Scrivere a ruota libera.
Forse è stato un libro a privarmi dell'innocenza, o a permettermi di diventare quello che sono: un niente.
I cavi che escono dal muro, si inerpicano attorno alla mia gamba. nella mano destra il phon.
la sinistra protesa verso la vasca piena d'acqua. Sembro una di quelle statue greche. Un atleta in posizione di lancio. I piedi immersi nell'acqua. Il phon a pochi centimetri.
Lo tengo per il cavo di gomma.
lo faccio oscillare a pochi centimetri dalla superficie dell'acqua.
Sono nudo e l'acqua è immobile come me. Solo il phon si muove. Vedo riflessa nell'acqua la mia figura nuda. Fragile. E debole.
Pronta a morire in qualsiasi istante.
Ora il phon è acceso. L'aria increspa l'acqua.
Lascio o non lascio? Lo faccio o non lo faccio?
Valutiamo pro e contro.
Contro: perderei tutto, amici amori vita sogni. Baci vento saluti e carezze. Desideri e brame.
Pro: smetterei di sentire questa ossessione a scrivere, le mie mani smetterebbero di implorarmi di agitarle e comporre qualcosa.
Io odio scrivere.
Io odio averne bisogno e averne voglia. Odio il mio desiderio di farmi leggere. Di farvi capire.
Odio le mie parole, vorrei saper volare, vorrei avere le branchie e non riemergere più.
Non sarò mai armonioso, sinuoso. Sarò per sempre rinchiuso in questo corpo fallace, un corpo che mi disgusta, che non fa altro che cambiare, crescere, defecare e sudare.
Un corpo che puzza di bestia che si ammala che va per conto suo. Un corpo troppo umano per il mio cuore.
Se muoio perdo il corpo e sarebbe fantastico perchè piuttosto che poter godere del mio genio a metà sarebbe molto meglio non goderne affatto.
Odio il mio sangue, le impurità, il sapone e il dolore.
Odio la mia faccia da curare, i miei muscoli da allenare, il mio pene da lavare, le mie mani di cui prendersi cura.
Odio il vomito e la merda. Le lacrime
L'unica cosa che merita di vivere è la mia perfetta anima.

29 March 2007

La rana e lo scorpione

Un pomeriggio, un caldo pomeriggio d'estate, uno scorpione si aggirava in un arido sentiero di montagna. Era un bell'esmplare di scorpione,lui. Grande e lucido si muoveva sinuoso come un cobra e il suo veleno era più letale di qualsiasi altro siero.
Quel pomeriggio era alla ricerca di qualche insetto da poter pungere e del quale potersi successivamente cibare. Dopo aver perlustrato in lungo e in largo tutto il suo territorio senza aver trovato alcunché si ritrovò di fronte a un grande fiume.

Un pomeriggio, un torrido pomeriggio d'estate, una rana dall'animo pacifico percorreva gracidante l'argine di un fiume nel quale era solita trovar conforto dalla calura. Saltellava tranquilla come tutti i giorni, balzando rapida nellacqua per rinfrescarsi per poi riemergerne con un guizzo. I suoi girini si agitavano disordinatamente nell'angolo più stagnante del fiume, un piccolo anfratto in cui l'acqua si trasformava in melma vischiosa e dove essi potevano trovare un sicuro rifugio. Ad un certo punto una terribile visione la pietrificò.

Lo scorpione notò la rana e subito le guizzò vicino. Non gli sembrava vero di aver trovato qualcuno che potesse traghettarlo al di là del fiume, dove sicuramente avrebbe trovato cibo in abbondanza. Le sue chele fremevano.

La rana era paralizzata dal terrore, i piccoli occhi vitrei dello scorpione la scrutavano con bramosia. Sapeva che da un momento all'altro quel temibile aracnide avrebbe potuto pungerla e ucciderla sul momento.

«Per favore, fammi salire sulla tua schiena e portami sull'altra sponda»
Le parole dello scorpione uscirono come un sibilo. La rana indugiò un attimo.
«E perchè dovrei farlo? Non sono mica matta! Così appena ti faccio salire e siamo in acqua tu mi pungi e mi uccidi.»
«Per quale motivo dovrei farlo?»

Lo scorpione incalzò «Se io ti pungessi mentre siamo in acqua tu finiresti per affogare e così morirei anche io.»

La rana esitò un attimo e, convintasi della ragionevolezza dell'obiezione dello scorpione, lo lasciò salire sulla sua schiena e lentamente si immerse fino agli occhi nell'acqua e cominciò a remare con le sue forti gambe da nuotatrice.

La rana era tranquilla

Lo scorpione era felice.

Ad un certo punto, nel bel mezzo dell'attraversata, la rana avvertì un intenso dolore provenire dalla schiena, prima come la puntura di uno spino, che poi si allargava a tutta la schiena intorpidendole i muscoli di tutto il corpo.
Di scatto si voltò verso lo scorpione.
Negli occhi dello scorpione non c'erano sentimenti, non c'era soddisfazione o malignità.
«Pechè lo hai fatto? Perchè hai fatto questo?»
Negli occhi dello scorpione non c'erano sentimenti, non c'era soddisfazione o malignità. C'erano solo consapevolezza e semplicità.
«Perchè sono uno scorpione... è la mia natura.»

Affondando i due si guardavano. Non torvi, non tristi. Si guardavano e basta.


Non esiste morale, non esiste insegnamento. Esiste la magia della sensazione. Questa favola non ha morale, non c'è giustificazione nell'atto dello scorpione, nè significati nascosti. Ognuno fa ciò che il cuore ordina, ognuno dovrebbe farlo. Anche quando ciò costa caro. E nessuno lo redarguirà per questo. Nessuna rana lo insulterà o lo accuserà.
Io scrivo senza presunzione di eccellere, senza desiderio di emergere.
Senza interessarmi dei giudizi. Senza pensare se ciò può essere più o meno nocivo per me.
Io scrivo e basta. Perchè sono io. Ed è nella mia natura farlo.


Lo scorpione, in quel pezzo di traversata, ha meditato a lungo su quello che avrebbe dovuto fare. Sulla mostruosità del suo crimine. Si chiedeva se fosse giusto. Nella sua testa si arenavano migliaia di domande.
E la rana sapeva già da quando aveva immerso le zampe palmate in acqua che sarebbe morta.
Ma tutto questo non ha fermato lo scorpione, nè tantomeno la rana.
Lo scorpione stava piangendo quando, incrociando lo sguardo della rana disse «..è la mia natura.»

26 March 2007

Sonetto

Certe volte le cose sembrano andare alla rovescia..
Il mondo si fa burle di me dileggiandomi con i suoi oltraggi..
Ho paura

22 March 2007

..destinazioni..

A chi non ride mai.
A chi ride solo se è il caso.
A chi non ride quando guarda Scrubs.
A chi da sempre ragione e a chi da sempre torto.
A chi non ama leggere. A chi pensa di non averne bisogno.
A chi fa l'amico solo quando questo non richiede particolare fatica.
A chi non capisce niente se non la sua lingua e il suo credo.
A chi pensa di saperne più degli altri senza saperne affatto più degli altri.
A chi dice di aver visto tutti i posti che nomini e di aver letto tutti i libri che hai letto.
A chi non si fa mai ruzzolar nella sabbia quando è bagnato. A chi se la prende quando glielo faccio comunque.
A chi non fa mai a gara e a chi sa far solo a gara.
A chi è solo di destra o solo di sinistra. A chi quando gli parlo non mi risponde. A chi mi dice che è molto meglio pensar a ciò che è alla mia portata che per me i sogni sono troppo sogni.
A chi quando nuota smanaccia solo per fare il forzuto.
A chi non fa quello che gli dice il cuore.
A chi non fa quello che gli dice la testa.
A chi fa quello che gli dicono gli altri.
A chi ride senza aver capito le battute o pensa di averne sempre una più bella delle tue.
A chi quando si gioca non la passa mai. A chi non sopporta poter essere secondo o terzo. O ultimo.
A chi pensa che far quello che fanno gli altri sia esser voce di uno stesso coro.
A chi al mare non è capace di soffermarsi a guardarsi intorno.
A chi non apprezza chi è diverso. A chi vede in chi è diverso una minaccia.
A chi crede in Dio solo per dovere. O peggio. Per buon esempio.
A chi sputa sugli altri ma non vuole che gli si sputi addosso.
A chi non sputa mai.
A chi non muore.
A chi non ha paura di niente o ha paura solo di cose lontane.
A chi minaccia la gente credendosi più forte solo perchè dietro ha una squadriglia di bestie.
A chi rifiuta l'amore totalizzante. A chi non crede che sia possibile perdere la testa e si ostina a veder carnalità e bestialità in ciò che è seta sulla pelle.
A chi vorrebbe farmi lo scalpo. A chi non lo ha mai ammesso.
A chi pensa di poter definire tutto secondo un'ideologia, un credo, un chiodo fisso.
A chi ti dice che sei OUT. A chi ti dice che sei IN.
A chi non perde mai. A chi è capace di vederla solo in un modo.
A chi non dice mai le parolacce.
A chi ride come un'oca ogni tre secondi. A chi ride solo per le battute di certe persone.
A chi ha inventato la SIAE.
A chi censura. A chi non è capace di ascoltare.
A chi non sente i profumi.
A chi non capirà mai cosa ho scritto oppure chi mi dira Sì MA POTEVI DIRLO MEGLIO.
A tutti coloro che rientrano in queste definizioni..
non ho niente da dire..

..per tutti questi
non sprecherò parole perchè non ho niente da dirvi..

15 March 2007

Aspettando Lorenzo

Non è semplice non sentirsi all'altezza..è molto complicato..
Perchè si vorrebbe sempre essere abbastanza: abbastanza forti, abbastanza coraggiosi, abbastanza altruisti.. ma non si può esser così..o perlomeno io non ci riesco..
Pecco sempre di qualcosa e questo mi fa star male, soprattutto quando non sono abbastanza per dare aiuto a chi ne ha bisogno.. so che è egoista e immaturo ma non riesco a essere abbastanza altruista.. non so nemmeno io il perchè.. forse perchè sono veramente come non vorrei essere, forse invece è la cosa che dovrei fare.. forse è vero, come temo, che in passato c'è stata una persona che ha tirato fuori il peggio di me, e ancora non riesco a ricacciarlo tutto dentro questo male..
Io voglio esserci sempre.. e sono un egoista del cazzo.. e ho paura..
Tanta paura di non farcela.. e ultimamente non faccio altro che ricevere conferme di questa mia inadeguatezza..
Non so il perchè ma non sono davvero abbastanza.. Non riesco a essere fiero di me..
Ci si sente persi quando si è in questa situazione.. mi sento smarrito..e deluso..e poi..alla fine..riesco a parlar solo di me..

Sorry

11 March 2007

Sipario

La cosa più piacevole del palco è il rumore delle assi di legno che accompagna i passi degli attori.. di solito nessuno lo avverte perchè le voci di chi recita e il respiro rumoroso del pubblico sovrastano quel dolce cigolio..
Ora che sono da solo e cammino avanti e dietro sul palco lo avverto distintamente.. un rumore continuo e acuto che proviene dalle assi e si sperde nella platea. Il velluto del sipario è impregnato di questo tipo di rumori, così come i braccioli delle sedie in platea.
Il teatro è un mondo a sè.. qui dentro le persone vengono per essere stordite, girate confuse e infine rigettate nelle strade da cui provengono.. le persone vogliono dimenticare per un po' la loro vita, o perlomeno dimenticare la fatica che si fa a vivere e perciò vengono qui a vedere qualcuno che per qualche ora viva al loro posto.
Io ho scritto opere che sono state rappresentate nei più importanti teatri del mondo, da New York a Tokio, da Nuova Deli a Parigi, però, ogni volta che salgo in piedi sul palco di un teatro vuoto, rabbrividisco di fronte a tutto questo.. quando vedo la sala vuota, i sedili rossi allineati, il buio in fondo alla platea, non riesco a non farmi venir la pelle d'oca..
E so, so con una certezza inamovibile che queste sono le stesse sensazioni che hanno provato tutti i grandi del teatro..io so che Moliére, Aristofane, Brecth, Beckett, tutti loro rabbrividivano quando si trovavano faccia a faccia con questo mostro..
Chi vive per e nel teatro sa che bisogna subordinarsi alla magia che pervade ogni angolo delle loggie e dei pavimenti e che di questa bisogna raccogliere l'energia per salire sul palco e dare forma all'opera.
Il teatro è più grande di qualunque attore, scrittore o sceneggiatore. E è per questo che il teatro è il mio mondo..

10 March 2007

Eredità

«A cosa serve la musica?»
«La musica? Beh..penso che la musica non serva a niente in particolare, serve a far sì che gli uomini prendano una pausa da se stessi. Per tua fortuna, sei ancora abbastanza piccolo da non dover trascinar con te i fantasmi del tuo passato e non dover nemmeno guardare il futuro con incertezza. Invece quando si cresce si cominciano ad accumulare rimpianti e delusioni che ci perseguitano ogni giorno fino alla tomba.. ecco.. la musica ci permette di crearci un piccolo mondo in cui esistono solo parole e melodie..
E la cosa più importante è che noi abbiamo la possibilità di scegliere cosa ascoltare: possiamo decidere di ascoltar parole che ci facciano evadere, oppure ascoltare parole che ci facciano scontrare a muso duro contro i nostri problemi..»
«Ma nonno, perchè non possiamo semplicemente non pensarci?»
«Perchè siamo uomini e lo siamo proprio perchè possediamo una nostra storia, delle radici da cui non possiamo separarci.. sono i nostri amici, i nostri genitori, i nostri sogni..e senza questi non saremmo nulla sai? Perchè non sapremmo cosa fare, dove andare.. prova pensare a cosa faresti se tutti i tuoi amici sparissero, se non avessi più la mamma e il babbo, e nemmeno una casa dove tornare..» lo sguardo stupito del bambino faceva capire al vecchio che aveva colto nel segno
«Allo stesso modo nessuno saprebbe come vivere senza ciò che per lui è fondamentale.. io sono vecchio, ormai tante cose che amavo sono sparite e tra poco sarà anche il mio turno, ma me ne andrò felice perchè so di aver lasciato la mia impronta in questo mondo, e la mia impronta è il tuo papà, sei tu, i miei amici del bar, la sedia vuota che lasceranno lì per me quando non ci sarò più. Quando sono triste la musica mi aiuta a ricordarmi di tutto questo. Una canzone mi aiuta a ricordare certe cose che magari dimenticherei..»
«Nonno io non voglio che tu vada via..»
«Ma io non sparirò.. vedi.. esiste una specie di passamano.. io ho dato qualcosa di mio al tuo papà, gli ho dato il mio impegno nel crescerlo, gli ho dato una fetta di me che lui serberà per sempre dentro di sè. E sto dando qualcosa anche a te.. ti sto dando questi pomeriggi al parco a camminare e giocare, ti sto regalando tutti i miei ricordi di quando ero giovane come te e la televisione non esisteva ancora. E non solo, anchè il tuo papà quando ti insegna le cose ti tramanda qualcosa di me, e anche del mio papà, e del suo, e di quello ancora prima.
Dentro di te c'è un'eredità infinita che non avrà mai fine.
devi sempre, sempre esser riconoscente al tuo prossimo sai? Non devi mai dare niente per scontato o per dovuto..devi esser grato ai tuoi amici che ti regalano il loro tempo, ei tuoi insegnanti che si impegnano per farti diventare bravo in matematica. Le persone hanno poco poco tempo su questa terra e il fatto che decidano di regalare a te un po' di questo tempo è un dono importantissimo. Hai capito?»
Il bambino sorrise con gli occhi ma non rispose, riprese a correre dietro a un'anatra che trotterellava via terrorizzata..

04 March 2007

Fantasma

Non dovreste più aspettarvo nulla da me..non dovreste più attendere niente da me..
chi è il piccolo principe?cosa vuole dire?
cammina con i piedi nudi e il corpo avvolto in una specie di mantello..
non sa dove si trova..o forse lo sa ma non sa dove andare..
guardo le persone che ho intorno, vedo i miei amici più cari, vedo il mio amore che mi cinge la vita.. guardo indietro..
mi sono chiamato piccolo principe?
perchè?
io non sono così..
sono felice del mio presente, odio il mio passato, ma il mio passato rimane cmq fondamentale per me.. senza di lui nn avrei il mio presente, non amerei..
ma ho schifo di praticamente tutto nel mio passato.. ci sono interi coni d'ombra che vorrei cancellare dalla mia vita.. ci sono persone che vorrei dimenticare, sbagli da cancellare, luoghi da scordare.. ci sono episodi che vorrei non aver vissuto, o che vorrei nn aver conosiìciuto..
cos'ho io del piccolo principe? non sono così io, e non voglio nemmeno esserlo..
è vero..mi incanta..ma non voglio esserlo..
il mio passato mi rincorre e non riesco a distanziarlo.. ci sono luoghi, che vorrei non aver mai solcato prima, per poter ora provar cosa vuol dire affrontarli per la prima volta.. il mio passato inquina il mio presente..
ecco perchè non posso essere abbastanza..perchè ci sono troppi spettri a rincorrermi..
vorrei essere meglio, diverso in meglio.. vorrei non dover fare i conti con il mio passato che mi zavorra ai miei sbagli..
vorrei poter parlargli, al piccolo principe..
chiedergli perchè, dopo aver addomesticato la volpe, l'ha abbandonata senza nemmeno salutarla.. il piccolo principe si era dimenticato della sua volpe, dopo aver ottenuto il suo scopo, dopo aver addomesticato la volpe, il piccolo principe ha perso interesse.. si diventa responsabili di ciò che si addomestica.. il piccolo principe è scomparso perchè, dimenticandosi della volpe per rivolgere i suoi pensieri solo alla rosa, è diventato esattamente come i grandi..
io
proiezione di se stesso nella vita altrui
egogenesi
egofagia
desiderio di infliggere tormento alla propria anima, desiderio di logorarsi..
amore
...
la definizione manca
esiste ma manca..
coscienza: grado di confronto col proprio passato
vorrei non aver fatto cose, vorrei che altri non avessero fatto cose, vorrei aver dedicato più tempo a chi lo meritava, vorrei aver conosciuto questo presente miliardi di anni fa.
medulloblastoma:tumore intercerebrale che si sviluppa nel tessuto nervoso dell'encefalo.
il mio TNM recita così: ∞ ∞ ∞ ..(infinito_infinito_infinito)
la mia mente non è vuota come quella del piccolo principe, non è piena d fanatico surrealismo.. la mia mente è ricca di sentimenti, di amore, di affetto..
la mia mente è una neoplasia della creatività..
io sn qui per parlare della vita e del sonno..
io vivo
io non sparirò come te.. non esisterà alcun serpente che mi morderà perchè sono io con la mia distorsione che comando il serpente..
io posso sanguinare..
dicono che le persone a cui amputano un arto continuino ad avvertirne la presenza, continuino ad avvertir sensazioni tattili, o dolorose..
si chiama sindrome dell'arto fantasma
quello che io scrivo è il vostro arto fantasma
io, al contrario di voi, ho una sorgente di vita, ho una musa.. ho un motivo per affrontare a muso duro ciò che scrivo, ho chi me ne da la forza..
questo testo non finisce con un punto.. non finisce e basta

12 February 2007

Seta

Come cercar di dipingere una musica, di scrivere un vento.
Non riuscirò mai a scrivere cosa sento. Il sapore della pelle e il calore dei polpastrelli.

Ora che non trovo più nella scrittura qualcosa che possa superare la realtà, mi chiedo di cosa dovrei scrivere. La realtà ha superato la mia immaginazione, è tutto più magico di quanto non riuscirò mai a scrivere, più intenso di quanto non riuscirò mai a spiegare, più forte, più intimo, più appassionante di quanto non potrò mai imprimere nelle mie parole.
Non è il blocco dello scrittore, è qualcos’altro di molto più magico, qualcosa che prende e incanta, qualcosa che va al di là della mia arte e delle mie parole di miele.

___________________________________________________Ti amo

02 February 2007

Notturno

Quando ti infili sotto le coperte e non pensi che a lei, non pensi ad altro che alle sue mani e ai suoi respiri, speri di sognarla e di poterla stringere anche in una realtà illusoria, senza malizie o brame, ma solo con innocenza, perchè non puoi fare altro che farlo, che pensare a lei, che ripercorrere tutti i momenti condivisi... allora sì, sei un uomo innamorato..
allora sì che hai davvero incominciato ad amare..
allora sì che moriresti per lei...
allora sì che perderesti tutto quello che hai per lei..
allora sì.. è davvero possibile.. che tu, possa esser davvero felice.

04 January 2007

Lettera da un padre

E a pensare, Principessa,
che ci sono notti, ancora oggi, che guardo la nostra foto, quella in cui siamo tutti e tre insieme seduti sulla neve, e mi stupisco di quale favola abbiamo creato in tutti questi anni.. Sono stato via tanto, tanti anni, lontano da te, senza poterti vedere crescere, senza poter ascoltar le tue parole.. Ma avevo bisogno di allontanarmi, da tutto, da me stesso forse. Dalla mamma.
Perchè ancora prima che tu nascessi, la mamma mi ha cresciuto, come io ho sempre cercato di crescere te, quando ci sono stato. E quando ti insegnavo qualcosa, mi si riempivano di lacrime gli occhi, perchè nel tuo visino rotondo rivedevo la bellezza di tua madre, rivedevo i suoi capelli e il suo sorriso ammaliante, mai banale, mai sprecato..
So di non esserci stato, so di aver fatto un errore a imbracciar la mia moto e andarmene lontano, ma dovevo ritrovar me stesso.. Perchè in tutti gli anni che ho passato al fianco della mamma io mi sono sempre più smarrito nel mio amore, e forse è questo che la ha uccisa..forse è questo il germe che ha fatto avanzare la malattia.
Lei lo sapeva, ne sono certo, lei sapeva che stavo lentamente perdendo me stesso ma non poteva dirmi nulla, perchè solo in me e con me avrei potuto rinsavire.
Io ti amo bimba mia, e sei la cosa più incredibile che il cielo mi abbia donato, ed è per questo che sono partito, perchè non sarei stato un vero padre se avessi continuato così, se avessi continuato a rivedere in te solo lo spettro della mamma.
Ti scrivo queste righe da un piccolo bar di Calcutta dove sono stato costretto a fermarmi perchè il mio vecchio bolide comincia a zoppicare un po', ma sono sulla strada del ritorno..
Sto tornando a casa.
Ho dovuto girare il mondo e abbandonare la mia casa per capire che il mio unico punto di riferimento sei tu. Perchè la mamma vive in te, è vero, ma in te si cela soprattutto l'incredibile profumo dell'amore che ti ha messo al mondo. Quando facevo l'amore con la mamma tutto era un sussuro, e tutto era amore. Quando si faceva spogliare e la stendevo sul letto, contando i suoi respiri, sempre con gli occhi chiusi, con una dolcezza morbida, segreta. Ogni gesto, ogni tocco, ogni carezza era un modo per farle sentire quanto lei fosse tutto, quanto io amassi lei, il suo viso e le sue labbra. E tutto questo, tutto questo polline magico è sbocciato con te, in te vive tutta la dolcezza della mamma, tutta la pazienza che ha saputo avere con me, ogni giorno per così tanti anni. Eravamo due bambini quando abbiamo scoperto il nostro amore, e purtroppo la malattia l'ha colta ancora fresca e dolce come una Principessa, io la chiamavo così, così come ora chiamo te..
Sto tornando a casa. Vengo da te per darti tutto quello di cui ti ho privato, tutto quello che ti devo, e che devo anche alla mamma.
Sto tornando Principessa, e la mamma ora è con me ancora più di prima, perchè la mamma vive in te.

02 January 2007

Peccato confessione e redenzione

Anno 2007
Non mi sento poi tnt diverso..
Non è vero..
Diverso lo sono, ma non rispetto al 31 dicembre..piuttosto direi rispetto al 2 gennaio di un anno fa.. Si sono cambiato, sono cambiate le cose, sono cresciuto, sono sempre io ma un po diverso.. 2006.. Che razza di anno.. ogni volta che ci penso mi dico che dovrei resettarlo, poi cambio idea. Il 2006, con tutti i suoi dolori, con tutti i miei sbagli, è stato un anno terribile, ma se ora sono qui è grazie anche a quest'anno, che mi ha fatto capire tante cose sulle persone e soprattutto su di me, sulle cose che non devo fare..
Non sono consapevole di ciò che mi attende, ma il futuro mi attrae magicamente.. siamo qui, io e te, come in un sogno, vorrei lasciare a te qualcosa che non si perda, anche se poi col tempo tutto si dimentica, tutto..tranno ciò che è autentico, tranne ciò che si gusta.
La mia vita ha i secondi contati.. E scrivo per imprimere a fuoco su qualcosa di tangibile i miei pensieri, i miei sentimenti..
E come mi devo porre di fronte al futuro?
Mi pongo così come sono, ne' buono, ne' cattivo, solo io.. Verranno i giorni tristi, anzi, torneranno i giorni tristi, ma c saranno anche quelli felici.. è una catena infinita, un'altalena che ci fa dondolare tra il sorriso e il pianto dal primo all'ultimo dei nostri giorni..
Voglio esser in pace, tranquillo e sereno in primis con me stesso.. voglio andare a letto la sera pensando che ho fatto tutto quello che dovevo e volevo fare.. tutto..
Voglio migliorare in tutto, per esser sempre certo di aver dato il 100%
Voglio esser costante in tutto..
Voglio tutto..
Ho 18 anni e questo è il mio momento, il nostro momento..
Diminuisco la pressione sui freni.. sempre di più.. stacco il piede dal pedale.. la mia vita corre sempre più veloce e non mi fermerò più..
Ecco i miei buoni propositi, non smettere mai di correre..

I miei occhi non volevano saperne di chiudersi.. volevo guardarla.. volevo guardarla mentre dormiva e sorrideva a qualcuno nei suoi sogni.. in quel sorriso c'era tutto..chiudere gli occhi sarebbe stato stupido, avrei perso un'occasione.. e non mi sono sentito stanco nemmeno per un minuto..
un dipinto.. un piccolo, perfetto, magico quadro di dolcezza infinita..
e tutto è così bello, tutto è così come doveva essere.. i sorrisi che dovevano esserci, i baci, le risate.. e questa mattina mi stendo sul tetto dal mio palazzo, pazienza se prenderò freddo.. guardo il cielo con la mente vuota..
felicità..io la intendo così.. poter concedersi il lusso di tener la mente sgombra, perchè le cose davvero importanti sono a posto..
Vado a nuotare, la mia calma mi fa scivolare sull'acqua.. non c'è schiuma, solo sottili e lunghe increspature..

Lotto e lotterò ogni giorno per la mia vita.. anche quando tutto andrà bene continuerò a far di tutto.. quando andranno male non piangerò più.. abbasserò lo sguardo e lo rialzerò più forte.. con un sorriso ancora più forte di prima..

Si..
Forse sono cambiato, ho sprecato un anno.. non posso sprecare un secondo della mia vita, figuriamoci un anno..
Ora devo recuperare, devo recuperare per tutti voi, x tutti i torti che vi ho fatto.. Devo recuperare per te.. Voglio vivere la mia favola..
Ora..
Fino
in fondo..

Per sempre..