10 September 2007

Assolo

l'oscurità preme sulle mie spalle. Il nulla grava su me e sui miei pensieri. Oggi i sogni di un ragazzo sembrano briciole che, trasportate in questo fazzoletto di terra da un turbine di vento e foglie, sembrano dissiparsi senza raccogliersi mai.
Brandisco il pugnale alto sul mio collo, per ricordare al mio spirito che non esiste niente di eterno e niente di vero. Cammino nel verde, cammino in uno spazio delimitato da alberi e cespugli. Cammino sperduto perchè la terra sotto i miei piedi viene a mancare.
Esiste solo il dolore e solo il dolore può appartenerci.
Siamo schegge di argento che si illudono di brillare. Siamo note destinate ad affievolirsi nell'arco di un attimo, bagliori che non riescono nemmeno a illuminar la propria strada.
Siamo piume e siamo eletricità.

Torno ai miei ricordi, ai legami con un universo che vorrei si contraesse insieme a me. Imprigionato da una vita in una realtà che sembra impedirmi di mostrare al mondo la mia luce. La mia vita è un sottile strato di diamante che invece di amplificare la mia immagine la sfaccetta in mille bozze mutilate che recano solo brandelli di me.
Il cammino come proposta e la caduta come soluzione. La fuga come palliativo.
Recito i versi di chi è stato maledetto, recito i salmi di chi ora è relegato all'inferno. Verso le lacrime di che avrebbe voluto essere grande ma ha dovuto accettare di essere umano. Mostro nelle piaghe della mia pelle tutto il dolore delle speranze disilluse.
Rimango muto, seduto immobile. Scelgo le parole senza capire il io significato.

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