20 June 2007

Il treno della vita

Vorrei insegnarvi una cosa, riguardo al treno della vita. Riguardo la grande metafora della vita interpretata come un lungo viaggio in treno, nel quale si avvicenderanno tante persone, alcune si siederanno vicino a voi e vi terranno a compagnia, alcune in altri vagoni, non noteranno nemmeno la vostra presenza, altre purtroppo non potranno essere avvicinate e non potremo sederci vicino a loro perché il posto è già occupato. Ma non è niente, recita la nostra storia, perché il viaggio continua, il viaggio è fatto di continue sfide e incontri, delusioni e piacevoli novità. E bisogna sempre andare avanti, sempre tenere a mente che la propria meta è una, non dobbiamo mai dimenticarcene, perché essa prescinde le compagnie, i posti e l’avvicendarsi dei sentimenti.

Ma non è così, non lo è affatto. Solo i più fortunati possono godere del loro viaggio in tutta comodità, rammaricandosi di tanto in tanto per alcune delusioni. La vita vera, o almeno la mia vita, non è così. Il mio treno è completamente diverso.
Esistono tanti tipi di treni non è vero? Quelli lussuosi, quelli un po’ scalcinati, quelli pieni e quelli deserti. Esistono i treni che piano piano giungono alla loro meta, e quelli che volano veloci come fulmini.

Sono salito sul treno senza che nessuno me lo chiedesse, senza poter decidere se farlo o meno. Quando ero piccolo andava bene qualunque angolo del treno, andava bene perché potevo stare dovunque, mi bastava la mia immaginazione e il mio treno un po’ scalcinato diventava un fantastico treno ultraveloce, ultrasplendente, pieno di colori e di amici.
Poi sono cresciuto e ho iniziato a cercare il mio posto.
Ho camminato a lungo nel mio treno, ho attraversato tanti vagoni, tutti pieni, senza posto per me, tutti con i posti prenotati per qualcun altro, come se quella classe fosse troppo lussuosa per me.
Poi ogni tanto lungo il mio girovagare trovavo alcuni sedili, ma erano quasi sempre scomodi, o comunque non mi calzavano, io mi rassegnavo e ripartivo, pieno di fiducia, alla ricerca di un nuovo posto. Mi è capitato di trovare posti particolarmente comodi, posti con una vista stupenda, posti vicino a persone fantastiche, persone che mi rendevano felici, persone che si lasciavano amare e mi facevano sentire amato. Posti che predicevano un futuro felice. Ma puntualmente, ogni volta, arrivava un tempo in queste persone si stancavano, queste persone si convincevano che era ora che lasciassi quel posto a qualcun altro. E non contavano le lacrime, o i silenzi, o i pezzi del mio corpo e della mia anima che si laceravano, dovevo andarmene. Ancora oggi a volte, quando mi imbatto in quelle persone o in quei particolari posti, mi sento sbagliato, sento di essere di troppo, e loro, gli altri, l’altra persona, non sembra nemmeno ricordarsi di me, o non sembra nemmeno ricordarsi che un giorno, io e lei, abbiamo condiviso quel posto.

Con lo scorrere del tempo ho capito una cosa, l’ho capita sulla mia pelle. Il mio treno non è fatto per me, tutti i sedili sono scomodi, infidi e terribilmente dolorosi. I posti comodi, quelli che fanno star bene il corpo e la mente, sono riservati agli altri. I vagoni per me sono quelli vuoti, quelli con la gente dentro sembrano ostici.
Il mio treno sembra troppo spesso essermi nemico. Vorrei trovare qualcuno con cui condividere un posto, ma non lo trovo. Di solito rimango seduto con gli altri e sorrido anche se il mio posto non è quello, anche se quel sedile mi sta spezzando la schiena e vorrei urlare dal male e strappare i sedili e sfondare i muri.
Ma non posso. E per non ritrovarmi da solo vivo così. Ogni giorno, ogni mese. A volte vorrei semplicemente sentirmi a casa mia.
Perché alla lunga un viaggio scomodo fa desiderare di fermarsi, di tirare il freno d’emergenza e scendere una volta per tutte.

13 June 2007

Why we fight

Momenti di difficoltà, momenti in cui devi essere l’eroe di te stesso. Diventare salvatore di te stesso e portarti fuori dal pericolo.
Voglio essere così voglio essere un eroe.
Non sono niente.
Voglio essere un paladino, uno che riesce a dire fare pensare e combinare la cosa giusta al momento giusto. È nei momenti come questi che devi prendere il coraggio a due mani e distruggere tutto, bruciare il passato, fare tesoro dei tuoi errori e portare a totale maturazione il tuo percorso. Sei un uomo, sei un uomo che deve essere eroe. Sei il tuo eroe.
Sii pronto ad imbracciare il fucile e schierarti in prima linea, senza curarti del sangue, del sangue versato dai tuoi nemici e dai tuoi amici. Senza preoccuparti di quante ferite riusciranno ad aprirti in corpo, perché finchè i tuoi nemici continueranno a cadere esanimi sul campo di battaglia, tu avrai determinazione per non smettere di premere il grilletto.
Chiudi un occhio, prendi la mira e spara.
Uccidi.
Diventa eroe.
Sei pronto per la tua epopea.
Non cedere terreno, non ritirarti fino a quando i tuoi nemici non sono su di te ad aprirti il collo con un pugnale. Rimani impassibile. Soffri in silenzio. Sii pronto a morire.
Io voglio essere un eroe.
Voglio essere ammirato.
Non smettere mai di uccidere nemici.
In realtà
io sono qui, sul campo di battaglia, incatenato e nudo, nel bel mezzo dei due schieramenti, impossibilitato a muovermi. Sono destinato solo al macello.

Sei pronto a scendere i campo e farti ammazzare? Sei pronto alla gloria, alle medaglie, ad una lapide con il tuo nome sopra? Sei pronto per tutto questo?
Io lo vorrei essere.
È in momenti come questi che devi tirar fuori le palle e stringere il fucile con tutta la tua forza. Fin quando le tue dita non perdono sensibiltà, le tue mani sanguinano e ogni nemico giace sul campo di battaglia.
Siamo qui non per vincere ma per mostrare al mondo cosa significhi la parola gloria. Cosa rapprensenti l'ideale di coraggio in questo mondo.
Sono qui su questo campo di battaglia, prediposto al massacro mio e altrui, perchè voglio far vedere a tutta la terra che l'ultimo degli eroi è sceso tra voi.

10 June 2007

Delirio su musica fissa

In giorni come questo, giorni di buio e di silenzi, in giorni come questo io vorrei scappare. Vorrei andarmene da questa vita, da questo mondo, da questo uniforme vuoto che ci circonda e ci imprigiona. Cosa sono io? Che importanza posso darmi in questa realtà che è la più concreta rappresentazione di una svilente inconsistenza? Quale ruolo posso darmi nell’anarchia delle gerarchie? Io sono? E se sono, cosa sono? E perché?
Voglio.
Voglio poter cambiare le strutture di questo universo. Voglio parlare a quattrocchi con Dio per chiedergli un po’ di spiegazioni. Penso che perlomeno me le debba.
Tira fuori il meglio di te. Sempre.
Cerca di sopravvivere.
Scavalca il prossimo tuo e ottieni la gloria riservata solo agli eroi. È epico tutto questo. Ma paurosamente moderno. Quotidiano.
Tira fuori il meglio perché altrimenti sarai fatto fuori dal gioco.
Voglio capire me stesso. Voglio trovar una soluzione al mio disfacimento. Mi sento spacciato, mi sento appeso ad un cappio. Mi sento violentato. Mai avrei pensato. Mai.
Voglio baciarti di nuovo. Voglio guardarti negli occhi. Una voce al telefono non mi basta più. Ho bisogno del calore. Voglio pensare ed agire. Voglio non esser più schiavo di niente.
Voglio vedere l’apocalisse scendere su questa terra. Vedere i miei nemici squartati. Voglio essere redento.
Qualcuno mi spieghi come salvare la mia vita. Qualcuno mi dia le istruzioni. Da solo non ce la faccio.
Vorrei che qualcuno suonasse il pianoforte per me. Vorrei sentir della musica nuova.

Voglio
il sapore
del caldo
niente
che mi possa cullare mentre in un mare di fumo rosso guardo il tuo corpo nudo che giace nel mio letto. Ho bisogno di sentirmi vivo ancora una volta. Un’ultima volta.