16 December 2008

Crisi..

Ebbene sì. Io, oggi, amo. Io, nel 2008, amo. Io, nel vuoto, amo.
Con in bocca il sapore delle mie scelte; con negli occhi le immagini di tanti peccati, di troppi rimpianti. Con in testa una melodia triste.
Soffocante.
Amo vivere amo sbagliare. Amo respirare.
Amo scrivere.
Amo sperare nonostante da troppo io abbia capito che tutto è inutile. Che i colpi di scena non arrivano mai. Che un arto ferito non guarisce da solo, col passare del tempo. Piuttosto s’incancrenisce, diventa livido, gonfio, purulento. E infine muore.
Nonostante questo io spero; io continuo a credere nei supereroi, nel perdono che arriva nonostante io non lo meriti.
Consapevole dell’inutilità di tutto questo, di questa platea, di questi occhi fissi su un piccolo grumo di disperazione e polvere da sparo. Pronto a deflagrare.
Senza caos. Senza urla.
Come il lampo illumina senza rumore.
Come la neve cade senza pesare.
Come gli anni, che si accavallano senza pietà.
Consapevole di star scivolando verso le fauci degli inferi, completamente disarmato: nel pugno una penna, sporca d’inchiostro e di polvere. Ho solo me stesso per potermi difendere da me stesso.
E se questa è la mia vita; se questo è il mio destino; se questo è tutto ciò che posso pretendere da questa realtà, allora sarò fango e mi modellerò sotto il peso dei vostri sguardi, delle vostre critiche. Sarò fango e m’insinuerò nelle fessure più nascoste, nelle pieghe meno visibili, e lì seccherò il mio inchiostro e spargerò in voi il seme della mia fame.
Il fiato che solo, può dar vita alle mie parole.

26 November 2008

Sbagliato

Qual'è la giustizia? Quella del boia o quella della malattia?
Le cose sbagliate alle persone sbagliate. Le disgrazie peggiori alle persone migliori.
I colpi più duri a chi non li merita.
Si rimane basiti, sconvolti. Incazzati, con le lacrime agli occhi, con un senso di vuoto e una strana voglia di vendetta verso nessuno, se non verso Dio. Verso il Caso, il Destino, il Fato.
Si rimane storditi da una notizia che si sperava potesse non arrivare mai...senza parole, senza senso. Le partenze sono sempre dolorose ma quando il destino ti rapisce un pezzo di anima in maniera crudele allora il tuo cuore si spacca e rimane solo rabbia e vuoto.
Le persone vanno e vengono, a volte ci si dimentica anche di loro, eppure rimangono sempre nascoste in un angolo dentro di te, e nel momento in uci vieni a sapere una triste verità, tutto l'affetto che provavi verso quella persona, verso la sua semplicità, verso la sua voglia di scherzare sempre, verso quella vitalità che la malattia si è permessa di violentare. Un pezzo alla volta, carne e anima, sorrisi e sguardi, tutto lentamente rapito e schiacciato e infine soffocato in una bara che scompare al nostro sguardo.
Cose sbagliate, a persone sbagliate.
Rimane tutto il bene ma viene inesorabilmente sporcato da tutta la sofferenza che è stata scagliato contro un ragazzo che non lo meritava. Nessuno lo merita mai, è vero. Nessuno e perciò nemmeno lui.
Sbagliato. L'unica parola che mi viene. Sbagliato.
Dietro alla malattia rimarranno la sabbia, la pelle abbronzata, le risate...Mirabilandia insieme...
Rimarrà tutto.
Ma tutto rimane sbagliato.

Pace.

20 November 2008

Lacrime

A volte è giusto piangere..perchè è un modo per tornare bambini, per pretendere di essere compreso e difeso da qualcuno, mentre solitamente sono gli altri ad esigere le nostre cure. Piangere è un modo un po' egoista per dire "ho bisogno di lasciarmi un attimo andare, ho bisogno che siate voi a proteggermi per una volta tanto".
A volte è giusto piangere perchè piangendo si espellono tutte quelle scorie che col tempo si sono accumulate dentro di noi, tutte quelle ferite che senza mai cicatrizzarsi si sono limitate a ricoprirsi di croste. Le lacrime lavano via ogni cosa, e alla fine si rimane soli con se stessi, soli con il vuoto che poche goccie hanno creato dentro il vostro respiro.
A volte bisogna piangere, perchè non si può sempre sostenere il ruolo che ci è attribuito. A volte si scaricano le batterie e si desidera solo una violenta dose di pianto per poter distendere tendini e muscoli e ricordare a se stessi che siamo esseri umani, con tutte le attenuanti che ciò comporta.
Piangere vuol dire viversi. Piangere vuol dire ammettere di essere fatti di carne, di debolezze e di paure.
Questo non è un mondo ospitale.
Piangere vuol dire fare parte di questo mondo in maniera autentica.
Piangere scava le rughe, spreme le lacrime dai nostri occhi e preme la nostra testa contro un masso invisibile. Piangere può rigenerarci.
Ogni tanto bisogna mollare gli ormeggi, salpare da questo porto di burattinai e ballerine e lasciarsi condurre dalla marea al largo del proprio intimo dolore, naufragando nelle lacrime che la nostra anima gronda.
Piangere...per poter poi ridere, per poter poi affrontare il domani con nuove energie, per diventare più forti.
Piangere non vuol dire essere deboli. Vuol dire essere.
Io, ora, piango.
Io... piango... perchè sono vivo.



10 November 2008

Milano e piove..

E se anche tutto ciò che desidero non si rivelerà nient'altro che mera illusione...io, per te, continuerò...
Continuerò a seguirti nella pioggia. Continuerò a sorvegliare il tuo sonno tranquillo. Continuerò ad aspettare la tempesta, continuerò a sussurrarti parole che tu non vorrai e non potrai udire.
Continuerò nella mia marcia silenziosa per vegliare i tuoi passi.
Testardo, coraggioso, convinto. Convinto che il cielo è leggero però non è vuoto.
Convinto che se una cosa si può sognare allora la si può avere.
Convinto che ognuno avrà la chance per aferrare il proprio destino.
Convinto che il volo è precluso solo a chi ha paura di cadere.
Convinto che un giorno tu ti volterai e, nella pioggia, mi vedrai.

28 October 2008

19:53

Ci sono cose del mio nuovo appartamento a Milano a cui ancora devo fare l'abitudine.
Ore 19:53.
Vado in bagno, mi chiudo la porta, a soffietto, alle spalle e accendo la luce. In pochi istanti la stanza si riempie di fotoni che rimbalzano a destra e a manca e mi perettono di mettere a fuoco.
Mi avvicino al water, come ho fatto miliardi di volte, tanto a Milano quanto a Cesena.
Alzo la tavoletta, come ho fatto miliardi di volte.
Non mi slaccio i pantaloni perchè sono in tenuta da casa: calzoncini e canottiera. Quindi tendo l'elastico fino a tirarlo fuori, con una mano mi appoggio al muro e mi rilasso, come ho fatto miliardi di volte.
Ma ad un certo punto qualcosa di incorporeo si fissa su di me e mi gela la pelle del collo e delle braccia. Come un brivido.
Mi volto di scatto verso sinistra verso la grande porta finestra che da sul balconcino. Una porta finestra come non ne ho a Cesena.
Spalancata.
Fuori, nel palazzo di fronte, tre persone ben vestite mi stanno guardando con aria sconvolta dalla parete completamente di vetro di un ufficio. Possono vedermi dalla testa ai piedi, e tutto il resto. Loro possono.
C'è un istante di stallo. Lunghissimo interminabile istante.
Io guardo loro e loro guardano me.
Stallo.
Poi mi viene da ridere e volto la testa dritto davanti a me, verso le mattonelle ingiallite. Chiudo gli occhi per poter ignorare gli sguardi che altrimenti mi renderebbero impossibile fare il mio.
Faccio pipì, come ho fatto miliardi di volte, con gli occhi chiusi e tendendo legermente il collo per godermi tutto il brivido che ne scaturisce.
Pulisco quello che c'è da pulire, mi volto una volta ancora verso loro tre, immobili nella posizione in cui si trovavano già da alcuni secondi.
Rimetto dentro quello che c'è da rimettere, come ho fatto miliardi di volte.
Mi avvicino alla finestra e, con fare molto teatrale, faccio sfrecciare giù la tapparella, concedendomi però il lusso di un ultimo sguardo su quei tre individui pietrificati.
Milano mi stupisce ogni giorno di più.

26 October 2008

E.

Ora restami vicina. Ho bisogno di calore umano. Intorno a noi il paesaggio è desolato, ogni persona come un iceberg. Separata dalle altre da un mare di ipocrisia e di egoismo.
Stammi vicina per favore.
Ho bisogno di qualcuno che mi dia la forza per andare avanti perchè ciò che vedo mi sta distruggendo. Perchè? Perchè perchè perchè?
Perchè è tutto così?
Questo è il mio destino? Dimenarmi tra gli opposti del mio animo senza potervi però mai approdare? Correre in circolo, come un ridicolo topo da laboratorio, senza mai concludere nulla? No, non ci credo..no...
Tutta questa oscurità mi avvolge e mi assorbe.
Voglio vivere non voglio scomparire. Eppure sembra che questa pulsione a sbagliare e a peccare sia insita nel mio animo, forse è la mia caratteristica peculiare: sbagliare, soffrire, sbagliare. Sbagliare sbagliare.
Vaffanculo! Vaffanculo a questo destino atroce che mi segna e mi dilania. Vaffanculo a me stesso e a tutti voi che ostinati continuate a non vedere quanto io sia marcio e putrido.
Vaffanculo ad ogni giorno speso a soffrire per quello che sono.
C'è solo la morte come rimedio ad una faccia che non vorrei avere.
Vaffanculo.
Non la chiamerei follia, piuttosto lucidità.
Non lo chiamerei pessimismo, piuttosto realismo.
Sono pazzo; sono squilibrato; ho il voltastomaco.
Impazzisco ogni giorno perchè non vedo l'uscita di questo labirinto del cazzo.
Io a fare del male, voi a fare peggio. Io a rendermi sempre più schifato di me stesso. Aiuto.
Capitemi..
e tu..restami vicina..se puoi.
Questa è l'umanità dei contrari e dei non-sensi. La vedi questa faccia? La vedi questa realtà? Tutto è sbagliato, tutto confuso e assolutamente folle. Tu ti dici mio amico eppure appena mi giro mi accoltelli alle spalle. Tu mi giuri lealtà per poi tradirmi con ogni puttana che si dica più allucinata di me.
Siamo tutti da condannare. Nessuno escluso.
Eppure penso di aver il merito di rendermene conto, mentre voi, voi stupidi continuate a bearvi del vostro modo di essere.
Patetico.
Tanto io, in balia della coscienza di essere un totale fallimento, tanto voi, che non lo capite e vi stampate in viso quel sorriso istupidito e fiero.
Le mie frasi si fanno sempre più corte. Le rime perdono la coerenza dello schema. Cuore non fa più rima con amore ma con dolore. La bellezza della poesia si ritorce su stessa e diventa una sonata folle e caotica, come una canzone metal. Completamente sprezzante delle regole. C'è solo la rabbia e la violenza che mi sento dentro perchè ogni istante cresce in me la consapevolezza di questa palude in cui lentamente affondiamo; e il nostro fallimento corre dalle guerre fino alle parole dette dietro le spalle, scivola dai silenzi fino alle aggressioni di cento contro uno. Mille contro uno. Il mondo contro uno. Il mondo contro tutti noi. Noi contro di noi tutti contro di tutti. Rabbia e dolore. Ingredienti della violenza e della disperazione. Di una corse folla lungo il cornicione di un palazzo, nella speranza che un piede cada in fallo e permetta al mio destino di spezzarsi contro la trascendentalità della morte. Morire contro l'asfalto per fuggire alla morte interiore di tutti i giorni.
Rabbia perchè ogni speranza sembra fallita. Sembra. E lo è.
Anche se da ultima, è morta.
Insieme a me, insieme a voi, insieme ai noi che ci eravamo costruiti.
Con queste parole saldo il conto dei mille anni spesi vivendo a credito. Prendendo senza mai dare. Consumando senza mai lasciare agli altri nemmeno le briciole.
Voi fate pure, continuate. A me non importa.
Sono strafatto. Di vita. Di morte.
Dei silenzi di cui ho imparato a capire i significati.
Dei vuoti. Dei pieni.
Strafatto di te; perla che non potrò mai afferrare. Lontana mille chilometri da me unicamente per colpa mia. Perchè sono sbagliato; malfatto; deforme.
Tu splendi mentre io mi eclisso.
Tu sei magnifica mentre io mi vergogno di vivere.
Tu pura ma io lordo di sangue.
Tu luce mentre io oscurità.
Eppure, ti giuro..verrà il giorno in cui sorgeremo insieme.
In cui ti darò ciò che desideri.
In cui saremo di nuovo entrambi vergini e pronti a vivere.
Verrà il giorno in cui sarò di nuovo io.
Non sarà oggi, forse nemmeno domani.
Ma verrà il giorno in cui potrò camminare al tuo fianco alla luce del sole.
Soltanto ti prego..attendimi; aspetta che io possa aprire i miei occhi su di te.
Sii la mia nuova vita.
La mia alba.
Sii mia.
Da allora, da ora, da mai, da quando ti sorriderò..da oggi a per sempre.

23 October 2008

Parla piano..

Orfano.
Ecco come ci si sente. Come orfani.
Orfani di un amico, che ti ha abbandonato, definitivamente. Senza appello.
Orfano.
Perché sei stato derubato del tuo amore, perché ti hanno rapito l’anima.
Orfano, solo, ferito.
Ferito dagli altri, da te stesso, dai tuoi errori.
Orfano.
Solo.
Irrimediabilmente solo.
Solo. Per sempre.

05 October 2008

Spirale

Ogni innocenza persa...ogni desiderio dissipato nelle lacrime.
Il cellulare il computer la televiosione, il torpore dei sensi e dei pensieri.
Poi c'è la birra, l'alcol, le droghe. Ci sono i mille minuti di silenzio dentro le discoteche, quando tutti si muovono e tu ti chiedi quale debba esser la tua prossima mossa..
Mi guardo intorno ma solo la bottiglia è rimasta insieme a me.  Solo la bottiglia e qualche pillola. Come se mi fosse rimasto solo l'amaro delle delusioni. E le ferite bruciano, i singhiozzi si rincorrono. Sto venendo travolto dal male dei miei sentimenti. Non cerco vie d'uscita perchè so di non averne. chiudo gli occhi stringendo un cuscino e piangendo, non voglio fermarmi perchè ho bisogno del mio dolore.

Buonanotte.

Il cielo che cade, l'orizzonte che si spezza. Tutti gli appigli che scivolano dalla mia presa. Corro cammino piango. Sono confuso, sono perso, sono assolutamente in balia della gravità di questo dolore. Di questo vuoto.
E non basta lei, non basta la speranza. Non c'è nulla che potrà mai lenire questo dolore. Perchè io sono questo dolore. E forse non basteranno nemmeno le mani che mi tendete. Non potrò prenderle perchè son mani che non sanno come afferrarmi.
Perchè non sono solo una bestia ferita, sono un tetraedro di spigoli e chiodi che ferisce e graffia ogni superficie che incontra. Sono nocivo tanto a me quanto agli altri.
Sul mio comodino si è schiantato lo sfacelo della mia vita.
L'urgenza della morte.
Una pistola carica che mi lancia dritto verso l'abisso.
Va bene, se questo è il mio destino. Lo voglio, se questo è il mio destino.
Il semaforo diventa verde.
Palleggio con i miei respiri poi affondo il grilletto.
E tutti i vetri finiscono in pezzi. L'universo si contrae. I miei muscoli sgranano gli occhi. 
Vita morte vita. 
Morte.
Frontale.
Orgia di sangue cellule tessuti e una storia tiepida che viene sussurrata dal mio corpo morente.
Ed è l'alba di un giorno già morto.

02 October 2008

Cinque sensi

Tatto

Per la sensazione di toccare i capelli della ragazza che amo, il fruscio dei suoi capelli tra le mie dita. Quando le accarezzo il viso, la bacio e con il mio tocco le trasmetto tutto il futuro che voglio regalarle, tutto l’impegno che voglio mettere nel renderla felice giorno dopo giorno, quando saremo uno accanto all’altro, quando saremo a centinaia di chilometri, confusi dagli impegni, dallo studio, dal turbinio delle nostre vite. Sempre.
Per i contatti con i miei amici, le spinte, le pacche, le strette di mano vigorose che dicono che siamo tutti e due della stessa pasta; spalla contro spalla, condivido con loro la forza di un corpo che è cresciuto insieme ai loro. Siamo diventati uomini tutti insieme e diventiamo l’uno la forza dell’altro.
Per la superficie ruvida del volante della mia macchina, per tutte le volte che ho stretto quel cerchio direzionando la mia vita, sognando di essere grande, sognando di volare altrove. Per le frecce, il cambio, gli abbaglianti ma soprattutto il volante. Timone della mia vita, che scarta quando la strada sembra diventa crudele, che marcia imperioso quando scelgo il mio futuro.
Per la sabbia che scivola fra le dita.
Per i miei disegni e per i tasti che premo quando scrivo.

Gusto

 Per il sapore dei dolci, per la sete che si estingue nel fresco. Per il sapore dell’alcool ad una festa, la birra, le patatine fritte.
Per il sapore agrodolce della speranza, quando per un istante hai l’impressione che tutto stia andando davvero bene e ti lasci invadere dal sapore della speranza, fragranza insaziata.
Per quel gusto un po’ strano che lasciano le delusioni. No, non è amaro in bocca. È il sapore confuso dei tuoi pensieri che disordinati tentano di scappare.
Per le serate passate ad un tavolo con gli amici; in un’osteria, in pizzeria, dovunque. Noi insieme, che veniamo prima di tutto e tutti, prima delle gelosie, prima dei tradimenti, prima della fine di ogni amicizia.
Il sapore del sesso, dell’amore. Il sapore della pelle della tua amante, le tue labbra su di lei, sui suoi seni, sulla sua essenza, sulla sua anima, gustando a fondo il sapore dell’amore.
Il sapore del sangue. Quello che senti quando qualcuno decide di affermarsi su di te con la violenza, o quando cadi dopo aver osato troppo. O quando sei talmente incazzato con il tuo migliore amico, ormai ex, che ti ha fatto ciò che non doveva fare: è cambiato. Amaro del sangue che esce dalle piaghe della solitudine, sangue che spremi da ogni poro del tuo corpo quando urli disperato tutto il tuo dolore, quando ti laceri la gola, quando con il sangue avverti chiaramente il sapore delle lacrime, quando tutto diventa buio perché il tuo dolore ha oscurato tutto, e tu sei solo…solo con quel sapore di sangue.

Olfatto

L’odore della pace. Quell’odore sano, sottile, invadente, che avverti quando ti senti tranquillo. E in pace. L’odore della carne cucinata sul barbecue insieme ad una comitiva improvvisata di amici.
L’odore dei libri, quell’odore che mi accompagna da una vita, l’odore della conoscenza, dell’unica via verso l’immortalità dell’anima. L’odore che sprigionano i libri mentre li sfogli, come se ogni capitolo dovesse esser accompagnato da una fragranza differente.
L’odore della scuola, dei banchi, del gesso disperso nell’aria. L’odore dei corridoi e quello di migliaia di ragazzi ammassati in un pianerottolo piccolo come il centro del mondo.
L’odore degli altri.
Il profumo di erba, quell’inconfondibile aroma esotico che solo la cannabis bruciata sembra saper portare in questo occidente cementizzato e  illuminato. Le mie piante, le cartine stropicciate.
Il profumo che mi metto solo nelle occasioni speciali, quando voglio esser sentito, quando voglio imprimermi nelle narici del mio prossimo.
L’odore dello smog, che ci accompagna giorno dopo giorno e che tenta di ucciderci da abituati.
La puzza di merda dei tuoi sogni in decomposizione. La puzza di un cadavere sulla strada. Te. Il tuo futuro, inevitabile destino.
Profumo di magnolie.
Profumo di pesche.
L’odore delle ali che solo io possiedo.

Udito

La musica.
La musica compagna di una vita, una canzone per ogni periodo della mia esistenza. Una canzone per ogni tragedia, una canzone per il mio lieto fine. Una canzone per tutte le volte che il mio cuore ha tremato, per ogni volta ch il mio sangue è rimasto sospeso tra l’immobilità e la sua folle corsa verso la morte.
La musica ma anche il suono delle parole. Amici, amori, la voce dei miei genitori, le mie grida contro tutto quello che non mi piaceva. Le parole e le discussioni sulla politica, l’amicizia, i massimi sistemi, i minimi, sul sabato sera, sulla droga, sulla figa. Le ramanzine.
I “ti amo”. Ogni volta che ho sentito le tue labbra pronunciare quella poesia alle mie orecchie.
Per i rumori inquietanti che si sentono prima di addormentarsi.
Per il rumore della metropolitana di Milano, per il suo caos di macchine e motorini.
Per tutta la dolcezza che puoi udire se solo ci provi.
Il suono della campanella.
Le battute idiote.
Per le ore infinite passate a parlare, con tutti, con chi ancora è qui con me, con chi al contrario non c’è più, perché ha deciso di allontanarsi o perché io mi sono allontanato da lui. Le ore in cui ho parlato di tutto, a volte a sproposito, a volte a ragion veduta.
Per tutti i segreti confessati nelle orecchie. Per gli insulti gridati a squarciagola. Per tutte le volte che ti ho fatta incazzare e ti ho sentito piangere al telefono.
Le voci di chi mi ha accompagnato in questa vita.
La mia voce tremante, quella volta che ho letto le mie cose davanti ad un pubblico vero, venuto lì per ascoltarmi.
La vocina nella mia testa che mi parla, che mi consiglia, che molto spesso mi sgrida.
Le grida. Gli urli. Di giorno, di notte, da solo, in faccia agli altri, per esultare, per insultare, per pregare o per offendere. I rumori della città che da quando ti svegli fino a quando ti addormenti sempre ti accompagnano.
Il suono del pianto di un neonato.

Vista

I miei panorami. Quelli che ho visto io per primo, io solo, e nessun altro. Le viste sterminate dall’oblò di una nave. L’alba sul lettino quando ancora ero un giovane adolescente. La folla che cantava tutta unita, un mare di teste braccia bocche e mani che avevano un solo motivo ad unirli.
La vista del sole, pochi secondi, perché di una bellezza troppo folgorante.
L’arte. I quadri che tolgono il respiro o che lasciano interdetti. Arte arte arte. La vita come indagatrice e come veicolo di comunicazione.
I volti nuovi, sconosciuti, che devi approcciare. I volti conosciuti, sempre i soliti, ma la cui vista sa infondere una sicurezza solida come le fondamenta di un palazzo.
Le schiene degli amici che ti hanno abbandonato; i sorrisi di quelli che restano.
Il corpo nudo della tua amante, ogni suo dettaglio, ogni ingranaggio di quel corpo perfetto. Dai capelli fino al più minuto dei sorrisi. Quando ti guardo dormire, bellissima, infinta. Guardando te e vedendomi in te riflesso. Le tue palpebre chiuse che dischiudono lemie, che mi fanno vedere, ogni volta per la prima volta, ciò che davvero è importante. Nella tua immobilità mi trasmetti l’emozione di tutti i movimenti possibili, di ogni possibile contrazione di un muscolo o di una cellula. In te posso vedere l’universo perché tu sei per me veicolo di salvezza.
La vista appannata dalle lacrime quando ridi tanto da mozzarti il fiato. Quando vedi il tuo interlocutore che ride quanto te. Che magia…
La vista oscurata dal dolore, la vista che viene sommersa dalle lacrime e dalla disperazione. Ogni volta che ho visto il mondo restringersi a due fessure perché il mondo stesso era stato troppo duro con me. Le lacrime facevano tremare tutto, e lo stesso faceva il dolore. Cercando di spezzarci come bacchette di legno, per puro gusto, per sadica vocazione.
Le fotografie che cercano di ordinare gli eventi tumultuosi delle nostre vite. La fotografia dei nostri genitori insieme, di noi bambini. La foto che abbiamo scattato e che ci sembra così splendida. Le foto che ancora faremo, ogni storia ancora da scrivere.
La foto di noi insieme. Tutti quanti, tutti noi. In una foto che possa serbare in sé tutto il bello del passato, tutto il bello del presente e tutte le speranze del futuro. Tralasciando gli errori e le disavventure, imprimendo sul negativo soltanto le cose buone, le cose giuste.
Una foto per una vita, per poter ricordare tutto come splendidamente ricevuto senza inquinarlo con gli errori e i dolori che il tempo ha saputo inchiodare alle nostre vite.
La vista di un paesaggio. La terrazza che scopre le luci della città, tra i neon, le case, i verdi i gialli e i rossi dei semafori.
La vista di uno specchio. In cui possiamo rifletterci. Vederci. Vedersi. Uno specchio che ti mostra ciò che sei, senza inganni, senza false speranze. Uno specchio in cui puoi vedere la tua vita. Specchio delle nostre brame.
Gli occhi, attraverso i quali diventiamo uomini e donne. Con i quali commettiamo tutti i nostri crimini. Gli occhi, grazie ai quali possiamo davvero conoscere l’universo della nostra esistenza.

24 September 2008

Arreso

Sta tornando.. inverno.. inverno nei nostri cuori.. inverno nei sapori, nel sangue versato. Nei sogni sgretolati e sbriciolati.
Ritorna con i bordi arrugginiti delle nostre giornate, con gli spigoli acuminati di nuove delusioni. Le stesse persone, nuovi fallimenti. Sei deluso da chi speravi potesse ridarti qualcosa che da tempo ti mancava. Sei deluso da quelle mani che non hanno stretto la presa sulle tue speranze.
Vuoi tanto..forse a volte addirittura lo esigi.. ricevi solo una delusione che ti spacca l'anima.
Scegli cosa vuoi essere, scegli la tua strada, la tua via, il tuo sentiero. Poi tira dritto. Fatti bastare quello che hai. Basta a te stesso. Ignora chi ti fa vacillare, ignora chi ti tradisce, ignora che ti si mostra in un modo per poi rivelarsi tutt'altro. Ignora il male, il bene e il dolore.
Non voler esser null'altro che te stesso, niente di più di ciò che hai scelto. Niente potrà piegarti.

Stasera sono qui, con la vita appesa alla finestra dell'ultimo piano di un palazzo e getto il mio sguardo su tutta l'immensità del nero. Fingo di stare bene. Sorrido. Penso all'amicizia all'amore e a tutti i nostri baluardi come se veramente in essi si celasse la nostra essenza.
Anche stasera regalerò all'universo un piccolo frammento di me che, distaccandosi dalla mia anima si perderà..
si perderà..

E ora..e ora ogni istante fugge per non tornare..mai più..il tuo amore mai più..quei sorrisi mai più..il contatto umano mai più..
Mai più gli sguardi, mai più i sussurri..mai più il vento, le stelle, i ricordi.
Le nostre vite scorrono assopite fino a quando, al culmine della nostra esperienza del vivere, spalancano gli occhi e tentano di urlare. Cercano di gridare , si strappano le gole nel tentativo, si forano gli occhi per contrarre le forze in quella esplosione vitalistica..ma alla fine nulla è più.. alla fine rimangono le parole e la tua vita si incendia e si corrodo tra le fiamme. E tutto è niente.
Mai più l'unicità della nostra desiderata immortalità.
Ci rendiamo conto nel momento della nostra morte della fragilità di un castello che pensavamo aver costruito solido. Tutto si affloscia e si disperde nel vento perdendosi nel tempo.
Tutto diventa memoria, tutto diventa un volo inconsistente di farfalle per poi svanire. E le notti passate abbracciati, le notti spese con gli occhi rivolti all'eternità si assottigliano fino a sparire con un piccolo crepitio di sogno infranto.
Tutto da concreto diventa ricordo.
Ogni ricordo, affidato alle parole, diventa una storia.
Ogni storia, pian piano dissipata da uditori troppo impegnati con le loro esistenze, diventa un leggero brusio.
Ogni vita, una volta tanto importante, sparisce.
E così oggi, nell'anno 2008 di nostra vita, affido questo mio testamento ad un biglietto lanciato nell'infinito delle vostre vite, vite simili alle mie, compagne, amiche.
Come un giullare da nulla, che scuote il capo per verificare attraverso il suono dei campanelli la consistenza del suo essere, io provo con questo leggero abbandono a imprimermi dentro voi, per non vivere la caducità della mia esistenza troppo intensamente e per non esserne sconfitto.

Lorenzo

01 September 2008

Pioggia

Tanto più ci si libra in aria..tanto più è duro l'atterraggio.
Qui rimangono tanti fogli, tanti appunti, tanti silenzi. Mentre le parole si compongono rimangono solo pezzi di storie ai quali non rimane altro che guardarsi un po' intorno, volteggiare in aria qualche volta, ed infine deflagrare, nella speranza che un pianista solitario possa caripre qualcuno di quei frammenti.
Come in una fiaba, come in una sinfonia di archi e fiati.
Fiati. Fiati, respiri, ansimi. Grida.
BiancoBiancoNero. I tasti di un pianoforte, i colori della luce.
...e ora...i miei sentimenti si alzano, ispirati da una voce che non smette mai di sussurrare dentro di me, che continuamente sospira versi, rime, parole. Continuamente mi parla, mi coccola, mi consiglia i motivi giusti di questo mio romanzo senza fine.
Infinitamente mi addormenta.
Salgo insieme alle mie parole, insieme alla mia musica, insieme ai petali di un fiore che solo con me sboccia nella dolcezza dei silenzi.
Un violino, un piano. La mia voca, le mie dita che compongono delicate sui tasti. Numeri, ricordi, plagi, citazioni, arte. Tutto è arte. Tutto è la mia arte. Prima del pensiero, prima della ragione. Prima di ogni consapevolezza questa mia inspiegabile pulsione a chiudere gli occhi e sognare.
Viola, Bianco. Ed è un Blues, una melodia che evapora con i passi ed i sorrisi di chi ancora ha voglia di ascoltarmi.
Diverso alla radice, diverso dallo stelo fino alla punta dei miei fiori. Intenso per tutti gli attimi di cui compongo il mio canto. Diverso in quello che faccio.
Rinasco e mi compongo del desiderio di non smettere mai.
Ho sete di scrivere. Voglio avvicinarmi a me stesso.
Ed è musica, silenzio. Ed è acqua che lentamente comincia a cadere dal cielo.

25 August 2008

Dieci comandamenti

Lunghissimi sbadigli...in questa notte così lunga, così ancora da comporre.
Gli occhi sembrano spegnersi sulle note di una musica incontrollatamente sensibile, capace di avvolgerti, di penetrarti dolcemente, come un'amante, come una torcia che lentamente accende i tuoi sentieri e grida il tuo totem.
"Non ho paura di morire, semplicemente non voglio."
Così terribilmente brutto ma così dannatamente bello.
Come il passato, come il futuro. Come tutti i giorni e le notti che ancora ci aspettano insonni al di là del prossimo tramonto.
Come le avventure, come le nuove scoperte, i nuovi dolori. Un po' come un fiume. Che scorre, che travolge, che dondola. Ma che mai torna sui suoi passi.
Come una passione che ti coglie impreparata e per l'ennesima volta ti senti una bambina quando avverti che le guance ti arrossiscono non appena lui, bello come James Dean, ti si avvicina e ti guarda con uno sguardo carico di vuoto.
Come un dolore, una speranza infranta, un'aspettativa delusa. Come ogni volta che la vita ha saputo sgambettarti.
Pieni di rabbia, vogliosi di vendetta...

..ma mai capaci di perdere la nostra bontà.
Sempre capaci di perdonare un amico che torna.
Sempre capaci di sorreggere una persona che barcolla sotto i colpi della vita.
Su una salita, ma col sorriso.
Sui carboni ardenti, ma col sorriso.
Sui nostri peccati, ma convinti di poter un giorno cambiare in meglio.

Stenditi, solo per un momento. Ascolta una musica gitana, capace di portarti veramente via di qui. Una musica senza parole o note comprensibili, dev'essere un turbine, dev'essere un immenso orgasmo.
Stenditi, abbracciati. Sentiti vivo.
Sotto di te il letto, la spiaggia, un prato, la vasca da bagno.
Stenditi, chiudi gli occhi.
Guarda gli occhi della persona che ami. Puoi vederci tutte le tue risposte. Verità che vanno al di là di ogni battito del cuore, di ogni applauso. Verità che a volte non conosci. Verità che non vuoi.
Ama. Vivi. Sorridi. Piangi. Perdona. Arrabbiati. Appassionati. Sogna. Ricorda. Grida.
Dieci comandamenti. Per esistere veramente.
Dieci azioni di cui abbiamo bisogno per esistere oggi e domani e ieri.
Siamo tutti eroi e abbiamo tutti bisogno di qualcuno che ci salvi.

La mia mano e la mia mente.
Questo è ciò che io compongo. Ed è anche un regalo che vi faccio, non perchè abbia un qualche valore, ma solo perchè qui dentro io riverso tutto il mio modo di esserci e lo metto alla luce dei riflettori.
Sono io.
Trattatemi con riguardo per favore.

Ho voglia di esistere.

20 August 2008

Scogli

Midollo osseo. Ossa. Muscoli. Tessuti. Pelle. Aria.
Da dentro a fuori.
Merda.
Quanti atomi servono per fare un uomo? Quanti respiri per comporre una vita?
Quante lacrime per un sorriso?

Dicono di me...che prendo sempre la via più facile.
Dicono di me...che sono maledettamente egocentrico.
Dicono di me...che mi rifugio nell'autocommiserazione perchè sono vigliacco.
Dicono di me...che sono una strega.
Dicono di me...che sono peggio di voi, che sono frazione di un nulla.
Dio Dio Dio dio... dio... Dio come siamo noiosi. Dio come siamo classici e ripetitivi. Ancora. E ancora.
Dio come vi ripetete, prevedibili, ordinati.
Spaventosamente semplici. Basta poco per sconvolgervi: un rutto un bacio, un soffio, un grido. Siete maledettamente logici; incastrati, se non segregati, in un ridicolo schema di falsi valori che vi riempiono la bocca.
Meglio un Don Chisciotte che un D'Annunzio.

Ricchezza e semplicità. Indissolubili.
Dio quanto è splendido il sorriso di una ragazza che pensa solo quello che pensa. Non pensa ai massimi sistemi. Si limita a vivere e non si preoccupa di aver la faccia linda come il culo.

Il mare con le sue onde, il cielo con i suoi fulmini.
Ecco cosa siamo.
Eppure voi volete essere mari perfettamente piatti, cieli assolutamente azzurri.
Bugiardi.
Siamo una zuppa in cui vengono continuamente a galla pezzi più o meno gustosi; siamo un tornado che non si preoccupa di inghiottire e risputare quello che gli pare. Siamo un magma che non deve esser mai incanalato. Pena l'esplosione.
Tutti voi che vi preoccupate tanto della forma ficcandoci dentro a forza il contenuto; non avete capito. Non avete davvero capito.
Vivete il mondo al contrario. oirartnoc la odnom li eteviV.
Liberatevi da questo inutile peso e limitatevi a straripare.
In frangetevi sugli scogli, feritevi; esplodete contro le recinzioni; urlate contro i muri. Violentate questa esistenza eppoi sputategli contro tutte le vostre legittime motivazioni.
Rabbia odio amore violenza passione paura stupore fantasia e curiosità.
Siamo tutto. E voi vi riducete a un niente schematizzato in numeri e titoli.
Non importa il voto la scuola il moroso il futuro i genitori l'intelligenza il nome. Importa esserci. Esserci sempre. Non dovete essere ottimi. Non dovete essere buoni. Dovete essere.
Non cercate di contenere una tempesta in un barattolo di latta.
Non cercate di fermare un tornado zittendolo.
Potete essere quello che volete. Potete non essere nulla. Ma siatelo in maniera attiva.

Svegliati.
Svegliati cazzo.
Tu non sei così. TU NON SEI COSì! Svegliati ti prego...
Vendica te tibi.
Lìberati...lìberati.

16 July 2008

Fischia il vento..

"...Chi vuol rimanere insieme a me su questo scoglio?"
Semplice, spietato. Come i sogni. Fatti per esser disattesi.
Come le persone. Nate per tradirti.
Come Dio. Inventato per umiliarti.
Scorre il fiume e si placa la tempesta. Cresce il sospiro mentre questo scoglio viene lambito da onde sempre più alte.
Vendetta. Vergogna. Sentimenti diversi, ma che iniziano entrambi con la stessa lettera. U. Come Uomo.
Abbiamo intrapreso un sentiero nostro, chiamato vita? Oppure siamo su un ridicolo tapis-roulant che ci prende in giro facendoci far fatica ma impedendoci di andare da una qualche parte.
Questione di punti di vista: la vita è il percorso che facciamo lungo il sentiero o è il corpo che attraverso la fatica scolpiamo?
Chissà. Chissà. Chi sa?
Come un quadro astratto. Queste parole non sono per tutti. Sono per chi può capirle..o per chi vuole capirle.. sono Tue.
Voce del verbo sbagliare. Io tu noi. Tutti quanti sbagliamo. Tutti quanti sorridendo, perchè pensiamo di esser intelligenti a prenderla con filosofia.
E sbagliamo ancora.
Sbagli sbagli sbagli. Solo una sequenza infinita di errori.
Siamo bambini con le mani piene di armi. E crediamo di essere giovani Rambo.
Giovane strambo.
Stupide rime.
Pardon.
Inno alla gioia. Fiati archi percussioni e talenti. Direttore ed orchestra.
Qual è il nostro ruolo?
Siamo direttori o solo stupidi esecutori?
O magari siamo la sinfonia stessa.
Stupide rime.

"...Chi vuol rimanere insieme a me su questo scoglio?"
Un signore dalla scialuppa alza la mano. Beh..già qualcosa.
Tutti gli altri immobili che mi guardano con aria compassionevole. In fondo per quale motivo rimanere sullo scoglio mentre la tempesta sta arrivando quando puoi andartene con la scialuppa di salvataggio e evitare di farti male.
Beh. Dal mio scoglio potrò vedermi tutto lo spettacolo in prima fila.
Troppo facile allontanarsi su una scialuppa eppoi, da un posto caldo e riparato, magari con una tazza calda in mano, commentare quale incredibile spettacolo sia la vita.
Fate gli intellettuali col culo coperto.
Io farò il naufrago e non mi dispiacerà lottare contro qualche onda..voi potrete solo limitarvi a convenire tutti insieme che la vita è capace di scagliarti contro onde sempre più grandi.
Ma voi rimanete sulla riva, coperti dalla tettoia di plastica, con le membra scaldate da pail colorati che costano più di un peccato.
Questione di punti di vista.
Intanto il signore che ha alzato la mano, appena la scialuppa ha cominciato a remare allontanandosi, e lui è rimasto lì da solo con me, ha cominciato a tremare e dopo pochi minuti ha attaccato a piangere. Troppo vento per lui. Lo scoglio è troppo spigoloso. La pioggia gli punge le guance. Le onde sono troppo minacciose.
Calmati vecchio mio. Non dire che vuoi tornar su quella merda di scialuppa. Lasciali tornare ai loro loft in riva al mare. Lasciali tornare a vomitarsi sui piedi.
Noi stiamo qui.
Prenderemo le onde, ci faremo scagliare addosso tutta l'acuqa e la merda che la vita saprà regalarci.
Ma saremo i primi a vedere l'arcobaleno.

12 July 2008

Insolite parodie

Siamo tutti riflessi in una zuppa di vetro. In un'accozzaglia di frammenti che riflettono la nostra immagine deformandola e spezzandola.
Siamo una musica che esce diffranta da un paio di casse rotte, che emettono suoni cupi e distorti. Siamo come guardare un quadro con sugli occhi un caleidoscopio.
Caos.
Da lì veniamo e a quel luogo torneremo.
Nel mezzo..ci rimane unicamente la possibilità di registrare i picchi della nostra esistenza, cercar di trattenere un solo attimo di felicità. Per l'uomo, il regalo più grande.

Sogni, pensieri. Un viaggio interminabile che punta sempre verso l'orizzonte. Sappiamo di non avere una metà. Crediamo di poter rincorrere un sospiro per tutta la vita.
Ho imparato a viver la mia cronica debolezza solo attraverso la lucida consapevolezza di esser nient'altro che organi e perenni sforzi.
Ho imparato che il mio unico scopo nella vita è quello di descrivere ciò che il mio animo vomita oltre i confini del mio corpo. Ho imparato che tutta la vita non vale un istante di silenzio.
Crescere, cadere. Piangere.
Ma mai, mai, smettere di rialzarsi e ricadere. Ecco la nostra causalità. Cadiamo per poter cader ancora. Viviamo per sperimentare la nostra pulsione all'infelicità. Briciole di cuore. Profumo dei tigli.
E sotto a tutto questo c'è una musica dolce e consolatoria che sembra dirti "amico mio.. abbiamo tutti quanti perso la nostra battaglia. Ma proprio per questo siamo fratelli".
Le foglie verdi e le goccie insipide.
I balconi insolati e gli occhiali dalla montatura sottile.
Quel piercing e quelle spalle sottili.
Tutte figurine di un album che non scambierei per nulla al mondo. Sempre incompleto, perennemente scalcinato, ma unico.
Un saluto, un sorriso, un respiro. Una mano che stringe la consapevolezza di esser sabbia in balia di un vortice. Una mano che agguanta l'infinito e lo costringe nello spazio di un atomo.
Una mano che abbraccia tutta l'esistenza di un ragazzo che sta imparando a sognare.
Il collo del cigno più bello...
il rumore dei passi docili...
il sibilo del tempo che se ne va..
il frastuono di un sorriso che nasce.
L'oblio della mia vita che si spegne.

27 June 2008

....strano il mistero....

Ogni tanto hai la sgradevole sensazione che questo mondo stia diventando troppo pesante per continuare a sopportarlo. Troppe le delusione, troppi i rimorsi, troppi i momenti di frustrazione, troppe le attese per troppi pochi momenti di gioia. Troppo negativo. E allora ti verrebbe voglia di scappare, di aprir la porta di servizio e uscire.
Chiudi la porta del mondo alle tue spalle e hai di fronte a te una nuova stanza, una nuova vita… ti senti perlomeno sorpreso. È reale. Puoi ricominciare tutto da capo: puoi portar Di Qua le persone che vuoi ancora nella tua esistenza e lasciar Di La quelle di cui sei stanco. Puoi decidere il volume e anche le canzoni da metter nella tua playlist.
Esci dal tuo personale Truman Show e vivi una vita nuova.
Decidi tu che genere darle. Decidi tu se la musica deve esser altissima, fino a spaccarti i timpani, oppure se vuoi una melodia sognatrice. Decidi tu la città e la casa. Decidi l’amore. Decidi gli amici.
Tu sì, tu no.
Sei Dio.

Guarda il fondo di quel bicchiere, non importa cosa contenesse, se acqua, gin tonic o coca cola. Pensa a quel fondo di bicchiere e pensa di riempirlo con tutta la tua vita. Pensa di doverci pressar dentro ogni evento, ogni bacio, ogni sorriso di una amica speciale che hai appena conosciuto, ogni lacrima, ogni scopata, ogni pugno in faccia. Premi dentro con tutta la violenza che hai fino a quando, come con le foglie della menta, da quei fatti così sterili, così pateticamente insignificanti, non sgorga quella gocciolina appiccicosa pregna di significato che forse può dare un minimo di senso alla tua esistenza.
Se ci pensi cosa valgono quegli sforzi, quel farsi il mazzo per aiutare gli altri, quel costante assumersi responsabilità senza che mai nessuno te ne sia riconoscente? A cosa vale uscirci fuori di testa? A cosa vale far buon viso a cattivo gioco con falsi amici che mai hanno screzi ma solo perché sono abbastanza ipocriti per farlo? Battuta su battuta su battuta…lanciare il sasso e nascondere la mano. Che senso hanno tutti quei sorrisi che si perderanno nei ricordi di un’adolescenza vista con gli occhi di un adulto che non può, non può e non potrà, capire cosa muoveva tutti i tuoi sentimenti? A che pro vivere questa adolescenza piena di passioni per poi diventare adulto e non capirsi più nemmeno un po’?
Che senso hanno gli amici che in realtà ti hanno stancato? Quelli che ormai ti fanno esplodere la testa ma non hanno l’acume di rendersene conto? Che senso ha una vita di complicazioni quando non hai nemmeno il coraggio di estrarne quella goccia di liquido vitale?
Ci vuole un po’ di rabbia e un castello di volontà.
Ci vuole un sorriso per ogni sputo che ti sei preso.
Ci vuole uno schiaffo per ogni sorriso che ti è stato riservato.
Né l’amore, né i sogni. Niente ti fa crescere quanto la coscienza di possedere solamente sabbia e cenere.
La vita non è nient’altro che una canzone di cui apprezzi la melodia ma di cui non puoi capir le parole.
Esiste un significato destinato a sfuggirti. Forse questa consapevolezza potrà permetterti di non far più incubi, di non sentir l’esigenza di far del male, di smettere di correre in una radura fatta di roccia e di angoscia.
Hai bisogno di veder allo specchio lo sfacelo della tua anima per poter sperare di porvi rimedio.
Tu sei come questa terra che calpesti: per ogni milione di metri cubi di roccia è nascosto in te un piccolo diamante, ma per trovarlo hai bisogno di fare a pezzi, di sminuzzare, di ferire, di scavare, di fare esplodere; e forse alla fine giungerai a raccogliere abbastanza bellezza per poter definire la tua vita una vita.
Ogni attimo di dolore costruisce un mattoncino nel tuo cuore, ogni attimo in cui ti abbandoni alla tua superficiale speranza lo fa sciogliere.
La pietra rende un muro solido, il miele lo rende solo appiccicoso e scivoloso.

17 June 2008

Sta davvero finendo...

Ehi...
sta succedendo davvero..
Cazzo..tra due settimane è finito il liceo..
Forse in questi giorni siamo stati troppo impegnati con lo studio (siamo...io non è che proprio mi sia ammazzato) per rendercene conto, per alzare lo sguardo e vedere che tra pochi giorni finisce tutto. Porca miseria, non pensavo di doverlo dire. Mi dispiace..davvero..mi dispiace non poter avventurarmi in questa ennesima estate con la tranquillità di aver un settembre al liceo Righi ad aspettarmi..porca miseria..
Sono un po' triste.
Mi mancherete..davvero..mi mancherete e tra pochi mesi cambierà tutto e sarà un po' come premere reset, chissà chi si salverà..io vorrei portar tutti in un grande baule così sono dicuro che ve ne state tutti lì..porca miseria ma mi mancherete proprio tutti.
E guardate che è strano..forse sono solo in un momento di malinconia ma mi sembra che mi debbano mancare anche tutti quelli di messenger per esempio..(cosa stupida perchè vado all'università a Milano, non in missione in Zwaili)..
Però alzarmi la mattina nella mia cameretta con tutti i poster, prender il motore e fare duecento metri fino a scuola. Mi mancherà.
Mi mancherà arrivar la mattina a scuola e trovare Elia, Guido e la Jola (ultimamente ci ha cagato un po' poco per via del fio), la Chiara Succhi e la Giulia e la Sam e la Linda e tutti..Sigh..Mi mancherà.
Mi sa che sono in fase depression..mi sembra che debba mancarmi anche la sedia su cui siedo..
Mi mancherà la sera su msn, mi mancherà tutto.
Mi mancheranno anche gli amici su msn, quelli per esempio che non ho la possibilità di veder di persona ma che almeno stando qui in casa a non fare un cazzo sentivo sempre:
Luca..la mia cuginetta Chiara..la sua amica Kerol con tutte le sue foto sul blog:).
Mi mancheranno le ore spese a sprecar tempo: ore spese a sprecare ore.
Con il liceo finisce tutto un mondo che si era costruito lentamente.
Uffa.
Mi mancherà la tribù da cui puntalmente venivo escluso..:(
Mi mancherà da morire Checco..porca troia Checco! Checco!!!!!!! CHECCO!!!!!
Mi mancheranno tutti quelli che mi sto dimenticando di nominare. ANzi non me li sto scordando, è che a dirli tutti poi mi addormento.
Ehi.......
mi mancherete tutti.
Matteo Antonio Chiara Anna Antonio Nico Checco Ale Laura Laura2 Sara Cate Giulia Ila Bea Chiaracugina Enricocugino Luca Mary la ValeTesta Gea Sara Francicugino Mamy Silvia Kerol(o Carola non ho ancora capito..o Carolina) Enrico(Teo) poi Alecompagnodisventure l'Ale di 5Al l'AngiGengi il Mona Cali LaurinaLindaMati MartinaTutor poi ancora chi c'è..Tika Ettore MONT Sofia DanielediTel1 Ignazio laCate e l'Ire che hanno litigato Cecca e la sua morosa, Docci MOretti Gabe Bata la Mac e ALby! SimoneDaisy la Je la SaraSelvaggiaNaracchia il Crucco!! Bracci la Valentini LucaRasi la Claudia Marione ONOFRI! laVane(elasuaamicamora!!!) ilNeofita gli amici tutti!
Dio stasera mi sa che non è serata..so che avrò di sicuro dimenticato un botto di gente.. sul serio i'm sorry.
Però cazzo domani iniziano gli scritti e siamo ("siamo"?)tutti preoccupati di come va o come no va di prendere almeno dieci allo scritto di mate e oddio la terza prova..io invece ho realizzato che tra poco finisce davvero il liceo..e tanto lo so che ci perderemo, tanto lo so che la diaspora sarà una merda assurda perchè trovarci una volta all'anno a ridere e scherzare è una merda.
CHe brutto pensiero..madonna mia che brutto pensiero!
Però è esemplare..la Maturità porta via tanti amici..la maturità? Ma quale maturità? l'unica maturità che ho appreso tra quelle mura è il significato di convivere, pacificamente o meno, tra tante altre persone, ho imparato a voler bene a tanta gente, ho imparato quanto è bello poter aggirarsi fra i corridoi e salutar un sacco di persone! Ed è bellissimo quando guardo quella scatola bianca con le firme (anche se ne mancano davvero tante) che spero conservi dentro di sè almeno un po' di quello spirito che abbiamo condiviso in questi cinque anni.
Ragazzi davvero...non vedevo l'ora che finisse ma ora che sta finendo è un groppo estremamente grosso..finchè rimaneva tutto nel possibile era anche bello pensarci..ora ho paura..
Mi viene davvero da piangere..
Il ricordo più bello è quella folla oceanica alla ricreazione,noi sei o sette a camminare come una banda tra la gente, io saluto quelli che conosco, tutti sorridono perchè finalmente c'è un po' di pausa dalle lezioni.. e ora a ripensarci un po' piango perchè era davvero tutto quello che di bello c'è nell'amicizia.
Lo dico a quelli che nel liceo ci stanno entrando ora (quindi a te cuginetta cara e a te Kerol (non è che conosca poi tanta gente:)))..godetevi ogni istante, godetevi ogni pianto per colpa di quegli stronzi dei professori che vi fanno penare, godetevi le litigate, i cambi di amicizie, godetevi i momenti in palestra, godetevi i momenti in cui ti senti come in una di quelle scuole americane dei film..godetevi le ore noiose di lezione in cui vi addormenterete.. godetevi i bigliettini, la tensione durante il compito, godetevi l'ultimo banco in fondo e anche il giorno sfigato in cui entrate un'ora dopo, vi hanno preso il posto, e vi tocca star davanti alla prof..e alla fine è più divertente così che stare dietro.. godetevi le gite, le assemblee di classe e le carte delle fotocopie.
Chiara, Kerol, odierete il liceo più di ogni altra cosa ma poi quando vi sfuggirà dalle mani cercherete una presa disperata..ma ormai sarà tardi..
Noi siamo la classe del 2008, quelli che se ne vanno..lasciamo a malincuore, anzi, a malinquore, il liceo e tutto il piccolo mondo che esso contiene..
E forse un po' capisco perchè Paccia è sempre lì...

09 June 2008

Vaffanculo

Oggi fa meno caldo di ieri.. l'aria sottile e gelida ti si insinua negli occhi e ti secca la gola. Il freddo ti rallenta i riflessi ma acuisce i tuoi motivi. Hai in mente rime aggressive...il freddo fa condensare tutti quei pensieri bollenti di rabbia. Sul vetro si disegnano quei nomi, quei ritornelli che detesti. Quanto odio...quanta insofferenza.. sarà tua la colpa o forse sono davvero loro ad esser sbagliati?
Dal punto da cui osservo le cose mi sembra di esser fuori da questa ruota pazzesca fatta di ipocrita simpatia, di "devo esser il più divertente, sono quello con gli aneddoti più divertenti".. mi hai davvero stufato.. mi avete stufato..
Mi avete rotto il cazzo e ora finisce che io passo per misantropo, per il semplice fatto che siete molti di più voi paraculo con gli strass nel cervello piuttosto che quelli come me, che cercano semplicemente di essere se stessi, anche se questo vuol dire non esser SEMPRE il più simpatico, quello al centro dell'attenzione.
Mi annoi.
Ho voglia di zittirti, di dirti che è ora di chiudere quella fogna.
Sputarti addosso un po' di questa cattiveria.
Tu, il tuo sorriso, quel modo di fare costantemente sopra le righe.
Voi, i vostri falsi "sì", i vostri falsi "no". Il freddo sembra raccogliere tutta questa rabbia che non è mia, non so da dove venga.. le relazioni interpersonali dovrebbero arricchire questa vita..non avvelenarla.
Eppure ho in mente tutte queste rime piene di astio e di rancore, ho nella mia canna cartuccie di cattiveria.
Oggi fa un freddo porco dentro di me.
Oggi è un giorno di merda.
Vaffanculo.
A tutti.
Dio santo che rabbia, mi sembra di ingoiare bile.
Vaffanculo a me. Forse mi credo chissàche, ma in fondo il discorso non è questo. Vaffanculo alla scuola, al futuro e al futuro anteriore.
Al passato e alla noia.
Vaffanculo perchè oggi fa un freddo boia. Perchè mi sento solo, perchè voi siete molto più impegnati a farvi belli beandovi della vostra magnetica goliardia piuttosto che a chieder agli altri "cm va?". Vi interessa solamente che gli altri ridano ridano ridano ridano e ridano ridano.. e ridono ridono ridono.
Ridono di cosa? Delle tue parole, del tuo modo buffo di stringere gli occhi? Dei vostri urli in falsetto? Dei trenini in mezzo alla pista?
Ridono solamente perchè sono vuoti e non hanno altro da dire.
Da quanto tempo non sento una discussione seria su, chennesò, la politica, le persone, o anche le mezze stagioni? Tutto si riduce ad una noiosissima cantilena di BLABLABLABLABLA.
Scusatemi se è poco.
Scusatemi se non mi accontento e se non sto zitto.
Mi sto rompendo il cazzo ma alla fine devo dire grazie.
Mi sto rompendo il cazzo e me ne pento.
No tu non c'entri. Ti pare?
Ahahah...sto ridendo proprio di te.. no... Tu non c'entri? Tu!?!? Macchè..
Ahah.
Conta i passi, conta il numero dei versi, leggi lo schema delle rime.
ABABAB.
Tutto semplice.
Fa un freddo boia in questo angolo di paradiso..saranno le fiamme di Laggiù. Laggiù è dove mi sto dirigendo. Almeno è caldo autentico, non è un tepore di falsa cordialità.
Poi per oggi basta Vaffanculo, perchè ne sto usando troppo.. no no..con te non ce l'avevo..
AhAh.
Scusami, ti sembrerà che ti stia prendendo in giro.
Beh magari è così.
Almeno quanto tu fai con me ormai da tempo.
E Vaffanculo.
E scusa la volgarità.
Ahah.
Oggi fa meno caldo di ieri.

04 June 2008

Vita

Penso che tutti almeno una volta si siano domandati cosa sia questa vita..
Cos'è? Cosa siamo?
Cos'è questa vita che tanto ci sconvolge, tanto ci atttrae, a volte sembra perseguitarci con quel suo sadismo tutto particolare, una volta ci strappa ciò che abbiamo di più importante, una volta ci spinge a commettere errori che ci segnano per il resto dei nostri giorni...
Forse la vita è semplcemente voltarsi indietro, ad un certo punto, e guardare cosa ci siamo lasciati alle spalle. Attraverso gli errori, attraverso i litigi..attraverso tragedie più grandi di noi come attraverso le piccole attenzioni quotidiane che ci deliziano.
Forse la vita non è altro che un sentiero che possiamo dire di aver percorso.. costellato di errori, saturo di rimpianti, ma unico e insconfessabile.
Lasciamo gli Anni dolci, gli anni protetti nel nostro nido.. attraverso grandi gioie e grandi dolori diventiamo uomini e persone. Attraverso il distacco da certe persone, attraverso la vicinanza di un amico che, nella sua oscurità silenziosa, non smette mai di esserci...
Ci ritroviamo stanchi ogni sera, a cercar di tener gli occhi aperti su questo spettacolo sorprendentemente avvincente: ogni volta ti sembra di essere giunto al punto morto, all'epilogo di questo giro sulle montagne russe, eppure ogni volta un colpo di coda ti stordisce, il tuo bicchiere cade e si frantuma in terra, spargendo frammenti ovunque ma creando una sottile opera d'arte, una sorta di caleidoscopio trasparente che deforma in infiniti modi il tuo esistere.
Capita che a vent'anni ti scopri un altro, forse lo stesso che se sei sempre stato ma ora sei nuovo.. vicino hai tuo fratello, i tuoi amici, una corona di petali che ti protegge e vigila.
Eppoi c'è quel capitolo doloroso sugli amici persi.. su quell'amico che tu sapevi speciale ma che per un motivo o per un altro ha separato la sua via dalla tua. Da sempre, da quando hai capito cosa sarebbe successo, aspetti un colpo di scena, aspetti che lui torni da te, aspetti che i vostri itinerari si incrocino in un Motel scalcinato dove poter passar una notte intera con una boccia di liquore per poter parlare e dirsi tutto quello che in questi anni ho tenuto da parte solo per te.
La vita probabilmente è aver lasciato delle impronte nei giardini degli altri; aver avuto l'onore di poter stropicciare un po' i fiori ordinati e perfettamente in fila...
La vita è tale quando si può lasciare un testamento in cui ricordare i nostri cari..perchè non c'è dono più immenso di lasciar un segno nelle persone che si è attraversato. Lasciare il ricordo di un sorriso, di una merenda a base di pane e nutella, di tanti anni come in una famiglia allargata. La vita è vita quando si è spesa prodigandosi nell'amore.
L'amore di una ragazza piccola, dolce, tante volte insicura, ma capace di contenere in sè tutto l'universo e tutta la gamma dei colori. Una ragazza leggera come la seta, che si mischia al tuo animo come la sera si mischia ai colori caldi del fuoco, che si concede a te come l'esate si concede all'autunno.
Ogni giorno la vita si confonde con quei silenzi apparentemente vuoti ma inesorabilmente ripieni di tutto ciò che si vive: dal sorriso incredibile di chi ami, al saluto del tuo amico più caro che si allontana in bici, alla fratellanza con un cugino che vorresti fosse tuo fratello, a quell'amico perduto che continui a sperare di poter riacciuffare.
Non è possibile toccar la vita con i polpastrelli perchè essa risiede in una piega molto più intima delle nostre coscienze. La vita si tocca solo avvolgendola con le corde dei nostri sentimenti...
Quando decidi di volgere lo sguardo dietro di te per vedere quale tipo di sentiero hai tracciato con i tuoi passi, con le tue parole, con i tuoi sorrisi e le tue lacrime, puoi solamente renderti conto che non c'è nessuna vita da trovare alle tue spalle, perchè ogni tua esperienza, ogni tuo amico, ogni tuo amore, ogni bacio rubato in un angolo buio o sotto il sole cocente del mare, ogni pacca e ogni gesto d'intesa, ogni sforzo fatto per il prossimo, ogni silenzio condiviso con te stesso, ogni singolo attimo in cui hai sperato che il tempo si fermasse, ogni istante che hai vissuto ti spinge in avanti e prega il tuo animo di continuare questa folle corsa verso una meta che nessuno conosce, verso una felicità che non si sa se esiste davvero, ma sempre e comunque verso un domani che sia migliore di ogni momento precedente, migliore di qualunque attimo riposto nei ricordi.

Probabilmente la Vita non è nient'altro che quella incessante domanda di amore e di dolcezza che ci rende uomini e donne, che ci rende unici e ci dondola lentamente verso un orizzonte dove mischiarci con il rosa del cielo.

Grazie di tutto
Lorenzo

02 June 2008

Al mare..anni dopo..

Caldo afoso..sembra quasi di sentire il sapore dell'umido sulle labbra. La musica saltella oziosa in una monotona sonata. Hai in bocca un filo d'erba, come nei film più prevedibili...
C'è un sole talmente azzurro da penetrare fino agli organi, di quell'azzurro in cui sembrano riflettersi anche le risate dei bambini, i suoni confusi del mare.
Forse sarà l'acqua, forse la schiuma annoiata. Forse sarà questa coltre di caldo che rallenta la musica e imperla il sorriso della ragazza più bella della spiaggia. Forse è solo l'eco lontana di un'estate passata, di giorni di tranquilla gioventù che sono andati e non torneranno.
Già..è proprio quel sapore dolce-amaro dei corpi che si abbracciano nonostante la calura, dei sorrisi che si rincorrono negli schizzi d'acqua, nelle serate umide spese a non far granchè, solo ad amarsi...
Probabilmente sono i rumori ancora nitidi di quelle parole, di quei silenzi così carichi da far annaspare...probabilmente è tutto un insieme di emozioni, di ricordi e di rimpianti..

Cosa resta di tutte quelle vite, di tutte quelle parole che ora sembrano quasi vuote, perchè ormai è cambiato tutto, siamo cambiati noi, sono cambiate le file di ombrelloni, siamo cresciuti, abbiamo imboccato strade che ora divergono, tendendo a mete ancora ignote..è cambiato il ritmo dei nostri respiri, il bagaglio dei nostri ricordi..è cambiato il nostro modo di sorridere..
Rimane solo questo caldo afoso, sovrastato da un cielo azzurrissimo..

23 May 2008

I'M BACK

Se sei pronto a seminare, se hai voglia di raccogliere un po' del dolore che i tuoi passi hanno fatto emergere dalla terra umida..
Se hai voglia di metterti su quel libro che da così tanto tempo fingi di non vedere, se ti senti grande, se ti senti piccolo.
Se ti senti voglioso di strappare tutti i cartelloni pubblicitari della città. Se ti senti in grado di saltare da un palazzo all'altro, come Peter Parker.
Se hai voglia di esser meglio degli altri. Se non vuoi essere nè emo nè scemo nè punk nè indie nè niente. Se hai voglia di esser meglio. Punto.
Cosa ti rimane per le mani? Un po' di musica, violenta, dolce, scanzonata e felice. Un po' di mondo in questo angolo di tenerbra. Un po' di luce, prego.
Cosa hai per le mani? Vita? Violenza? Egoismo? Oppure forse ti resta solo un pochino di orgoglio per cercar di improssionare tutti gli altri che non capiscono quanto tu sia immenso.
Allora fermati, corri, arrestati e annusa il profumo dei capelli della ragazza più bella della città. Accarezza l'ombelico rotondo e delicato con un piercing al centro. Stringi quella felpa color fegato che nasconde ma risalta il suo corpo di donna.
L'universo è un continuo turbinio di confusi nulla. Tutto si stringe attorno a te per lasciarti nella più totale sordida oscurità. Silenzio ovattato. Caos con i bassi così forti da farti vibrare i sentimenti.
Sii coraggioso, alza ancora il volume, puoi solamente premere di più su quell'acceleratore di vite che di solito chiamiamo noia. Puoi solamente sentirti migliore, puoi soltanto accettare ciò che sei. Poi corri corri fin quando puoi, non ti fermare fino a quando tutto il mondo non è rimasto indietro. Eccoti, stai arrivando al nucleo arfente del significato.
Stai avvicinando quel tiepido nulla, quell'ardente bolla di sapone che sai, perchè lo sai, che non puoi toccare. Non puoi toccarla e basta. Se la tocchi esplode, gli schizzi ti finiscono negli occhi. Eccetera eccetera.. quante volte dovrò ripetertelo.
E la mano si alza come per dart iuna sculacciata, ma alla fine quella sculacciata non arriva, perchè tua madre è troppo buona, lei deve urlare per farsi rispettare, a te basta uno sguardo troppo liquido per scioglierla.
Ritorna in te. Il passato richiudilo nei dvd delle filmine. Il presente è tutto quello che hai. Non puoi fare altro che cercar di afferrarlo forte forte fino a quando il ritmo della musica non si è asservito ai tuoi bisogno. Allora sarai tu a dirigere il ballo.
è il caos. è la rabbia e la gioia. VUoi danzare? Danza! Vuoi sognare? Fallo! Eccoti! Qui e ora. E lei è bionda bruna castana e i Suoi occhi hanno mille colori quanti possono essere i tuoi stati d'animo.
Quelli che vengono. QUelli che vanno.
..e quando tutta la musica, i ballerini, i tuoi amici un po' brilli che si agitano intorno a te, quando tutto questo comincia a rallentare..
..quando i rumori si fanno lunghe lingue di colore musicale..chiudi gli occhi e ascolta..
..chiudi gli occhi perchè questi pizzichi di chitarra, questi tamburi soffusi..sono ciò che sei..
..ascolta le parole, ascolta i suoni..
..ascolta le pause che scandiscono i tuoi ricordi..
..eccoti..finalmente..
..dopo tutto quell'agitarsi ti sei ritrovato.. eppure era tutto così semplice, no? Bastava fermarsi ed ascoltare..ascoltare le voci dei tuoi amici, ascoltare l'eco dei tuoi passi, lo sfregare della biro sul foglio, gli aliti rumorosi.
Era tutto qui..eri tutto qui..
..bastava poco non vedi..
..ora ascolta.

20 May 2008

PROMETEO

..Mi hanno chiesto di scrivere qualcosa, un pensiero od un racconto sui limiti della ricerca..
Avevo poche idee lo ammetto..questo è quello che ho partorito..

PROMETEO

È come il sesso. Che quando si va oltre al piacere si cade nella perversione.
È come il sole di agosto. Che quando si va oltre alla tiepida abbronzatura si finisce ustionati.
È come le immersioni. Che quando si va oltre le proprie possibilità si rischia di affogare.
È come Icaro. Che non seppe frenare le sue ali quando gli dei glielo ordinarono e finì per cadere nell’oceano per non farne più ritorno.
E così sarebbe dovuto essere il mio lavoro. Allo stesso modo avrei dovuto fermare la mia mano una volta che questa aveva osato troppo. Mi sono spinto oltre quel limbo di incerta licenziosità che mi concedeva di sperimentare ciò che nessuno aveva mai sperimentato.
Come Icaro ho oltrepassato il limite della tracotanza.
Ora il mio lavoro è il mio crimine. Ora ciò che ho creato è ciò che devo distruggere.
Ho superato quella muta barriera etica che separa il mio lavoro di scienziato da quello di un fanatico. Sono entrato in una sfera di peccato che compete ai pazzi, non agli uomini di scienza.
Sono un professionista della scienza, eppure ho trasgredito i miei giuramenti.
Sono un cattolico, eppure ho peccato contro la famiglia, contro Dio.
Però questo è tutto ciò che da anni sognavo, questo è tutto ciò per cui da anni vivo. Dal sei ottobre duemila, quando il mio piccolo Marcel è stato investito da quella macchina assassina e, a soli tre anni, ha dovuto abbandonare questi luoghi, il suo parco giochi, il suo trenino preferito… con quale diritto Dio potrebbe biasimarmi per quello che ho fatto se Lui ha avuto la presunzione di decidere di strapparmi mio figlio? Quale Dio fa questo ad un uomo qualunque e si permette poi di vietarmi di toccare il mio paradiso per un giorno, un mese o un anno, cento anni?
Nelle ultime settimane mi sono interrogato e mi sono risposto che me lo merito, che è la mia ricompensa, la mia panacea.
Marcel non aveva fatto nulla per cui dovesse esser punito. Marcel era candido, era innocente. Eppure Tu hai voluto metterlo su quella strada, hai voluto che quella macchina incrociasse quella strada. Tu hai voluto che lui morisse.
Nelle ultime settimane ho superato quel limite che tutti si sono sempre posti. Ho infranto i limiti ma l’ho fatto per una causa giusta, per una motivazione più grande di qualunque speculazione. Ci sono ragioni umane che vanno oltre ogni legge o ogni dogma. Ci sono sogni, ci sono speranze, ci sono dolori al di là di qualunque polemica, di qualunque disegno di legge o referendum.
Nessuno può permettersi di giudicare su una sfera così intima e così ingiudicabile. Nessuna legge, nessuno può dirmi se seguire o no il mio sogno.
Il mio stesso cuore è a pezzi per ciò che ho fatto, il mio stesso cervello mi grida di scappare, cancellare tutto questo. Eppure questo bambino che tengo tra le mani è tutto ciò che in questi otto anni ho sognato. Gli stessi occhi e le stesse manine.
Non si possono porre limiti a certi bisogni. Io non parlo solamente di me. Parlo di chi sogna di avere un bambino, o di chi sogna di potersi salvare da una malattia che non gli lascia scampo. Parlo di tutti coloro che la medicina potrebbe aiutare ma che le leggi tengono lontani da queste possibilità.
È ora di smetterla con questo buonismo o questo spirito falso e bigotto. Io sono stato il primo, io sono il Prometeo di un nuovo mondo che conoscerà una nuova rivoluzione di spiriti e di culture.
Ognuno ha diritto di avere la sua felicità, sempre rispettando l’eticità dell’esistenza, ma senza lasciare che falsi buonismi gli neghino il suo pezzo di paradiso.
Io sono il primo. Dopo di me saranno milioni.
Questo bambino è Marcel e questa volta non lascerò che nessuno me lo porti via.

02 May 2008

Profumo..

When all my hopes are falling down.
When all my purposes are becaming just dreams.
When all my dreams are disappearing...
I asked myself which my road is. I try to find the right way, the right solution, the right way of being.
I know, it's impossible to understand. But I can't just accept that I'm a fake person, that I'm a hopeless guy. I will never accept my wrong way of living, of thinking, of loving..of being.
I will change..I promise I wil change.
This fear is thrilling me; this dark feeling is becaming a sort of slipknot that let my breathless.
I am drowning, I am fucking lost in this damned hell.
I am alone. Everyday, in every single moment, this solitude brings my hands and put them into a dark water, into a dirt water..my destiny, I guess..
Every single moment I see my demons that lick me and I touch with my fingers the body of my sin. The mouth, the fine smile, the perfect form of her face. The sweetness of her parfume.
I feel lost. I fall alone. I feel I'm falling.
No one like you, because you're going to be my torturer.
I hope you will be kind with my frail heart.
But yes..I am definitely ready to my end.

01 May 2008

Questione di numeri?

Cari amici e cari amiche,
carissimi, oserei dire
ero in macchina, alle3e30della mattina. Viaggiavo lungo le strade di una Cesena addormentata, forse narcotizzata. Scivolavo sulle ruote della mia vettura, rotolavo come l'immagine di una moneta che rotola sul tavolo. Curvavo, acceleravo, frenavo, curvavo, frenavo. Acceleravo. E, ogni tanto, grazie a Dio, pensavo. Interrompevo la meccanica esecuzione della guida e pensavo.
"Se ora, in questo istante, lanciato ad ottantaquattro chilometriorari, mi lasciassi condurre frontalmente contro un muro, immerso in questo oceano di silenzio, che accadrebbe? Se io lasciassi che il mio corpo venisse ucciso e sconvolto dalle lamiere, se semplicemente mi abbandonassi alla semplicissima idea del morire, cosa accadrebbe?
Chi mi piangerebbe? E come? Quante persone sarebbero addolorate?Sono abbastanza?"
Perchè vi mancherei? Per quale motivo la mia tragica fine sarebbe dolorosamente significativa per voi?
Beh ovviamente per alcuni la risposta è facile: per le persone che mi amano da tempo, per quelle che ormai sono storia nella mia vita. Ma mi chiedo, tutti voi con i quali ho sì un legame d'affetto, ma verso i quali non c'è quel moto di amore che sconfina nel protettivismo, cosa fareste e cosa pensereste se io mi schiantassi proprio qui, sullo spigolo di questo mondo?
Parole parole parole parole.
Pensieri e parole.
Quanti sareste a sgranare gli occhi e dire No..non è possibile..
Quanti sareste a pensare che tutto sommato è un peccato che io non sia più qui?
Quanti sareste a riflettere sul fatto che io avevo tanti sogni, che io miei tanti sogni sono ormai incastrati tra quelle lamiere?
Quanti sareste a capire che parte di quei sogni sono proprio qui, tra queste righe che ogni giorno leggete come se fosse per voi un impegno?
In quanti riuscireste a sentire la mia mancanza non solo fra i banchi di scuola o in un contatto che da grigio non diventa più verde, ma anche nei pomeriggi noiosi e sonnolenti, ma anche nei momenti in cui pensate ai cavoli vostri, coi vostri amici e con i vostri amori? Certo è facile sentire il dolore quando non si ha altro da fare..è molto più difficile sentir la mia mancanza quando si pensa agli altri.
Amici miei, amiche mie.
Alzatevi e pensate a quante persone, che voi vi illudete essere amiche e amici, in realtà non vi reputano altro che tappabuchi in un tempo elastico che ha bisogno di continui rattoppi.
Amici miei, amiche mie.
Pensate di essere in cima ad un grattacielo, al centesimo piano di quell'edificio immenso. Pensate tra le braccia di chi vorresti lanciarvi, pensate tra le braccia di chi, dopo una caduta folle di cento piani, vorreste trovar la salvezza...avrete molto sorprese.
Carissimi, forse...non siate qui per me per farmi un favore per esser gentili perchè in fondo non costa nulla così poi si aggiotna il numerino delle visite giornaliere per far un piacere a Lorenzo che poi è conteno anche se alla fine me ne fotte il cazzo di cosa potrebbe esserci scritto tanto in fondo sta roba è troppo lunga e noiosa e sembra che le frasi non debbano finire mai..
Amici miei, amiche mie.
Guardatemi negli occhi e cercate di capire se avreste voglia di piangermi su un mucchio di terra oppure no...
Amici miei, amiche mie...
Amici miei? Amiche mie?




ps:Post nr.100..fatemi gli auguri!!

26 April 2008

Essere umano

Un essere umano. Un essere umano.
Essere umani. Mani umane.
Rimani in piedi con gli occhi nudi, fissi sulle tue mani, sporche di vita e di vene. Fuori il mondo è diventato una spirale confusa, i colori mischiati, i sogni incrostati di lacrime nere.
Nella notte nera della città i lampioni sfrecciano senza controllo verso il tuo passato; le luci che si muovono come lucciole lanciate contro il buio. La strada sotto i tuoi piedi che perde della sua linearità. E la strada diventa un continuo inciampare, uno scivolare sui propri errori, su tutti quei difetti che cerchi continuamente di migliorare, di mondare dal tuo spirito. Ma ogni volta la tua persona, che è semplicemente, ineluttabilmente, inevitabilmente sbagliata, si ritorce contro se stessa e ti sgambetta, ti ostacola per farti infine cadere in quel burrone senza fondo che ti accoglie, caldo come una donna, dolce come una droga, violento come la morte.
Rimani in piedi, cosparso del tuo stesso fuoco, con gli occhi fissi sulla tua umanità prostrata e violentata. Osservi con terrore te stesso. Quello sei tu.

15 April 2008

La

Una ballerina. Il corpo esile, i muscoli forti e allenati, il tutù nervoso.


Oggi è il giorno del debutto, oggi mi gioco tutti questi mesi di fatica. In piedi dietro le quinte, fremendo, col fiato che si rincorre, aspettando il momento giusto.


Ripassava tutti i passi mentalmente, si ripeteva il ritmo nella testa, lo distribuiva in tutte le fibre del suo corpo. Diventava tutt'uno con il parquet, con il sipario, le luci. Pronta a quell'esplosione nel pubblico.


Dondolava la testa, per avvertire il sottile scricchiolio del suo collo.


Era una macchina perfetta, era potenza leggerezza e armonia concentrate in un punto di infinita grazia.


Nulla contava più: i dolori , i gossip dell'esistenza, i rumori, il sibilo del pubblico in attesa.


Era etere.


Si fuse con il silenzio. Poi la sua nota, il suo trampolino, esplose in un turbinio di colori e volteggi...

Questo non è un vero post..

Questo non è un vero post.. per quello mi servono un altro paio di giorni, ma sappaite che sto preparando qlcs..
Volevo solo linkare questo intervento di un caro amico riguardo le elezioni appena passate.
Io personalmente ho votato il PD, non per false illusioni ma per una convinzione reale.
Vi lascio il link, leggete perchè vengono dette cose intelligenti, interessanti, profonde. Potrete poi essere d'accordo o meno, questo spetta a voi deciderlo, ma questo post è qualcosa che va letto.
Per pensare, per riflettere, soprattutto per interrogarsi.
Qualcosa non è andato e non va tuttora in un'Italia malata di destrismo becero, di celodurismo da paese che si è lentamente trasformato in partito di milioni di voti.
Pensate.
Nessuno ha la verità in tasca ma tutti noi abbiamo l'obbligo di interrogarci e muoverci verso un futuro migliore.

06 April 2008

In uno sbuffo di farina

C'è una ragazzina dalla pelle chiara, sottili lentiggini traspaiono sulle guance, i capelli rossi le incorniciano il volto. Il suo viso morbido, gli occhi profondi e intelligenti, il suo collo esile disegnano la sua figura impaurita nella notte solitaria e silenziosa della città. Sembra tutto addormentato.
Lei cammina lungo il marciapiede guardando di nascosto il mondo intorno a sè. Le macchine posteggiate che finalmente si godono il loro meritato riposo, i lampioni invece sempre all'erta. Dall'altra parte della strada c'è un uomo con un grembiule, vestito tutto di bianco. Le sue mani ed il suo viso sono coperti di farina. Anche per lui la notte è momento di lavoro.
Intanto lei continua a camminare solitaria, con le mani ben affondate nella sua giacca calorosa, la lana che le punge dolcemente il collo. Cammina e si sente bene a fondersi con quella quiete innaturale. Quella via, quella città, che di giorno sembrano il centro del mondo, che alla luce del sole si affollano di persone infuriate, ora non sono altro che strade deserte, di cui lei è padrona.
Ora, solo per un istante, tutta quella grande via, quella stradona così imponente, diventa il suo territorio, lei è il capo e lei è l'unica regina di quella strada.
In piedi davanti a lei la sua migliore amica.
Quanti mesi sono passati da quando te ne sei andata.. quante settimane, quanti giorni passati a piangerti, a sentire la tua mancanza in ogni sospiro.
-Ciao- dicono tutte e due contemporaneamente.
Poi scende il silenzio. Le due bambine quasi donne si osservano e aspettano di vedere cosa accade. Poi la regina della notte estrae una mano dalla tasca tiepida della giacca e fa per protenderla verso la sua amica, verso il suo alone. Le lacrime cominciano a scendere rapide ed abbondanti. -Quando torni?-
-Sai che non tornerò...sai che ormai ho lasciato questo posto, questa città caotica e piena di frastuono. Il posto in cui mi trovo ora è molto più silenzioso. Ho tutta la quiete di cui ho bisogno per riflettere sulle cose. Però vedo che nel tuo regno sei riuscita a creare un piccolo angolo di quiete...è per questo che sono qui ora.
Anche se sono partita già da un po' non perdo occasione di venire da te, raggiungendoti in sogno o sfiorandoti durante la giornata, senza volerti distogliere dal tuo compito di regina...voglio solo che tu sappia che io sono lì con te.-
Le due ragazze si fronteggiano. La più concreta ha una mano sollevata a mezz'altezza verso quella che sembra più evanescente. -Quindi non torni?-
Un sorriso si allarga... -Io sono già tornata...anzi non me ne sono nemmeno mai andata sai? è per quello che sono qui ora con te-
La regina, piena di mantelli e pietre preziose, osserva la sua mano regale poi la lascia ricadere nella tasca.
Intanto la ragazza coi capelli biondi, ormai quasi trasparente, solleva la sua, in un gesto di saluto forse non adatto ad una regina, con la mano aperta, immobile. Infinita.
Lentamente tutto l'incantesimo sparisce e la bimba dai capelli rossi si ritrova infagottata nella sua giacca rossa che la punge in maniera dolce. Il freddo ora le abbraccia i contorni delle orecchie, la punta del naso. Un uomo vestito di bianco tossisce grassamente prima di rientrare nel portone del suo negozio, in uno sbuffo di farina.

04 April 2008

Siamo in due

Esistono i numeri, esistono le stagioni. Esistono solo concetti che si contano.
Solo ciò che è calcolabile, ciò che è stampabile su uno scontrino è reale.
Allora cosa sono i miei sentimenti? In quale categoria vengono raggruppati? Questi dolori, queste emozioni, da dove vengono e dove sono destinate ad atterrare?
Mi faccio queste domande...rimango senza risposte...
Ogni giorno convivo con nostalgie, con desideri, con ridicoli fremiti. Cos'è tutto questo? La musica che mi sento dentro, la rabbia e l'amore...
L'unico modo per rendere tutto questo più reale, quasi concreto, è riversarlo qui. In queste pagine, in queste decine di centinaia di lettere che lascio come impronte del mio passaggio...
Affido tutto a questo confuso e ridicolo spazio virtuale, forse nella speranza di trovar qualcuno che lasci il suo pensiero qui, insieme ai miei. Forse per potermi guardare indietro e vedere il percorso che ho intrapreso, per non dimenticare mai da dove vengo.
Forse solo perchè sono solo. Perchè voglio sentirmi come in due. Io e me stesso. Io e quell'altro, meglio di me, più poetico, più lirico, più di me.
Tutta questione di punti di vista.
Intanto vi lascio questi infiniti cori, queste rime che graffiano la superficie della mia scialba vita.
Non c'è illusione non c'è speranza.
Ci sono solo io e voi.
Fatevi vivi. Tutti voi. Tutti coloro che passano e leggono queste singhiozzi sprechino un minuto del loro tempo e lascino la loro traccia. Scrivete e ditemi chi siete, quanti siete, perchè tornate qui e cosa è tutto questo per voi.
Statemi bene. Spero di sentir la vostra voce forte e chiara.
Perchè io sono parte di voi ora. Sono entrato in voi così come voi entrate in me.
Siete il mio pubblico, i miei amici, siete i miei boia.
Siete i compagni di quest'avventura.

31 March 2008

Castelli di rabbia.

Scrivendo una canzone d’amore, una poesia, un lamento di morte. Scrivo sabbia sul muro e scrivo parole in disordine. Scrivo ma non leggo, scrivo e non ho più idee. Rimane il fondo, il colore, un po’ di malinconia. Rimane tanta voglia di diventare grande. Di scappare, di abbandonare tutto e tutti. Di vivere la vita come non l’ho mai fatto fin’ora. E intanto sto perdendo tutto quello che ho, gli amici, i sogni, le forze. Sto perdendo i valori e la lealtà verso chi la meriterebbe.
Folli pagine di un diario di vita. Un piccolo intervallo tra sogni, sigaretta, tentativi di fare qualcosa di buono. Scrivo spesso e vorrei diventare un uomo. Vorrei dare equilibrio alla mia esistenza. Vorrei un colpo di coda possente e vigoroso.
Non mi piango addosso. Assolutamente. Guardo questo disfacimento e ne constato la putritudine. È un mondo selvaggio. Ripariamoci bene prima di uscire allo scoperto. È difficile tirare avanti con le proprie forze. Eppure non ne cerchiamo altre. Vogliamo farcela da soli.
Guardi tutti i segni della tua imperfezione. Guardi la tua vita e ti chiedi quanto in fondo tu possa arrivare. Guardi una ragazza ed ogni volta te ne innamori. Guardi quello che vorresti e ti illudi che sia quello che avrai.
Sangue, merda, sperma.
Il suono di un piano.
Tasti neri. Tasti bianchi.
Resti sulla tua sedia di idee e scrivi castelli di sabbia, castelli di rabbia. Ti senti confuso perché stai cercando qualcosa in più. Stai cercando quel pezzo che ti elevi al di sopra. Stai cercando il nodo che risolva tutti ituoi problemi. Gli amici gli amori la famiglia. Sparirà tutto.
Puf.
Rimani tu, a quattr’occhi con te stesso. Quattro mani con il sangue che stai spargendo.
Testo autografo. Basta computer, ora solo sudore delle mani.
Stai cercando di trovare il nucleo dello scrivere.
Stai cercando l’ispirazione, non quella che arriva ogni giorno e ti induce a sprecare le tue parole.
Cerchi quell’ispirazione che arriva una volta nella vita, passa e va via.
Quell’ispirazione che ti travolge, ti sommerge, e ti lascia lì.
Solo tu e lei.

27 March 2008

Soliloquio

“Eccoci” disse lei “eccoci alle porte del nostro cammino, al principio del nostro slancio. Eccoci nel nostro occidente avanzato e splendente. Ci siamo noi, c’è il mondo e c’è la storia da scrivere.
Noi. I ragazzi dalle mille capacità e dalle mille possibilità; gli intelligenti, i geniali, i promettenti. I ragazzi che si imbottiscono di coca e che si ammazzano ai duecento all’ora ogni giorno. Eccoci qui pronti a spiccare il volo e fare della nostra arroganza un pregio.
Siamo noi, i diciottenni che ogni sabato sera bevono bicchieri e bicchieri di superalcolici per poter raccontarlo poi il lunedì mattina agli amici a scuola. Eccoci ubriachi fradici a ballare in un locale squallido insieme a persone che in realtà nemmeno ci piacciono, persone che però ci trasciniamo dietro come scudi contro le nostre paure.
Siamo i diciottenni che nonostante non siano capaci di provare alcun sentimento continuano a dimenarsi in questo scopare a destra e manca; infilando i loro cazzi in qualunque cosa si muova e respiri, concedendo le loro intimità a qualunque adolescente con la maglietta adatta.
Eccoci tronfi di ciò che siamo senza nemmeno renderci conto che siamo la generazione più fasulla di tutte: la generazione di mille amici su Myspace, dei film scaricati in un pomeriggio. Mentre invece vorremmo essere la generazione del ’68, di Woodstock, dei Gun’s and Roses, dei Pink Floyd e dei Nirvana, la generazione delle prime canne e delle prime sniffate. Inutili parassiti, di internet, di una società che senza sforzarsi ci annichilisce con i suoi tanto stupidi quanto efficaci placebo. Guarda Amici questa sera in tv. Ascolta l’ultima canzone del tuo coetaneo miliardario che tanto ti fa commuovere. Non stare a pensare a quanto sia finto Amici o al fatto che tra pochi anni quel tuo idolo sarà un miliardario dimenticato da tutti, che si devasterà di droghe e puttane per riempire il vuoto lasciato da quel successo inconsistente.
Dove vorremmo andare con questo bagaglio di patetici lustrini? Vogliamo diventare stimati professori, affermati avvocati, manager di successo, poliglotti che sanno relazionarsi con l’universo intero.
Ma fottiamoci.
Non andiamo da nessuna parte perché non siamo ancora capaci di accendere i motori, non ci muoviamo perché abbiamo infilati i piedi in questa merda e ci siamo affondati fino alle spalle, ma intanto continuiamo a sorridere.
Noi e i nostri amici che in realtà detestiamo, o peggio, reputiamo tutto sommato inutili. Ognuno di noi si sente centro di un’elite di cui solo pochi possono fare parte, e per poco tempo, poi vorremo un ricambio perché la moda sarà cambiata. Noi e le inutili discussioni filosofiche da parte di persone che non riescono nemmeno a rendersi conto della vanità di tutto questo.
Siamo fumo e ci crediamo oro.
Io non ci sto più. Io non ci sto. Mi rifiuto di dare il mio contributo a questo quadro così puzzolente. Voglio cercare di distaccarmi da tutto questo, rigetto le mani tese e i sorrisi.
Non ci sto.”

16 March 2008

< Immetti il tuo messaggio personale qui >

Nudo, come corpo morto, cresce ogni giorno il nostro anelito di morte.
Crudo, come un fisico spoglio, vegeta ogni giorno questo cervello flaccido.
Sembra assurdo pensare di essere qui, ora, a scrivere perle che si perderanno come cenere lanciata nell'oceano: una parte, la maggiore, destinata al niente; l'altra, in pasto a qualche pesciolino clemente disposto ad ascoltarmi per pochi minuti.
Scusatemi l'ermetismo e le metafore ferrose ma quest'uomo è ormai ombra di se stesso. Oramai vado perdendo i princìpi e i valori; divento ogni giorno meno di me stesso. Come in un folle contatore ogni volta mi inzializzo sempre con un livello di umanità inferiore.
E non c'è musica, non c'è arte, non c'è sesso proibito che tenga.
Non c'è fuga, non c'è sorriso malizioso che renda questo inferno meno morto.
Oggi è giorno di ermetico silenzio.
E intanto continuo a parlare.
Forse è questo il mio modo di esprimermi. Esrof olos ìsoc im etertop eripac. Osrep. Osrep onos im.
Parlo come penso e penso ciò che scrivo e scrivo ciò che penso. Non c'è autocompiacimento e non c'è maliziosa vanità. Ci sono solo io che piano piano divento sempre un po' più trasparente. Ci sono io, con te con lui con lei e con lei e sempre da solo nonostante tutti voi.
So che è difficile. Lo so.
Sopporterai tutte le lame che ti pianterò nella schiena?
Non dovresti...ma forse chissà...lo farai.
E intanto io avrò consumato il mio delitto, il mio adultero castigo verso me medesimo. Sta tutto in quegli occhi, in quelle parole dette con ostentata indifferenza per dimostrarmi quale significato esse celassero. Sta in tutti quei sogni e in tutti quei chilometri di ferro.
Sta in me e sta in tutti voi che in fondo in fondo ne siete assolutamente consapevoli.
Questo sono io e la verità non può essere altrove che qui, dentro me.
La mia lingua i miei occhi e il mio incesto proibito.
Io e il limite che ormai ho già infranto con un colpo di gola.
Io e me stesso che lottiamo e che intanto spargiamo sperma e avances ovunque.
Io senza una fine perchè continuo come inuna ridicola ruota

14 March 2008

Azzurro

Alle unidici di mattina, seduto su una sedia di vimini, con gli occhi che, attraversando la finestra, si puntano dritti in questo cielo di un azzurro quasi pungente. E, aspettando che questo azzuro riesca a penetrare i tuoi occhi, ascolti una canzone melodicamente triste.
Un altro giorno e un'altra mattina. Un nuovo giorno che stacchi dal calendario e che nella tua vita se ne va. Altre ventiquattro ore di esistenze passate, scivolate, passate. un nuovo giorno che ti allontana dalla vita, ma che ti avvicina a qualcos'altro di ignoto.
Cosa sarà? Qual'è il prossimo approdo?
Nel tuo cielo azzurro passa qualche nuvola bianca, sola, indifferentemente sola. Passa, senza lasciare traccia se non qualche laccio di vapore che rimane sospeso in aria per pochi istanti prima di risolversi nell'azzurro che ancora non ti ha invaso.
Osservi quello spettacolo monotonamente azzurro e sorprendentemente allegro. Ti domandi cosa e dove e chi sei. Ti interroghi sui mille motivi per cui ogni giorno ti senti giusto o sbagliato.
E intanto sono passati tre minuti, altri tre minuti sottratti alla tua sveglia, tre minuti che non rotroverai mai.
Tic Tac Tic Tac
Macabro gioco.
Rimani in piedi con i piedi scalzi di fronte a quell'oceano azzurro e pensi ai rintocchi della tua vita. L'impressione è quello di avere gli occhi ormai annegati di quell'azzurro cielo.
Il cellulare vibra e ti sembra di ripiombare nella realtà ma con forza te ne distacchi e te ne liberi e ritorni a te stesso.
Quale sarà la verità? Perchè sono qui e sono questo?
Sembra davvero non esserci spazio per gioia e felicità.
Pensi agli errori e pensi ai desideri. Pensi a te stesso e alla fuga.
Fuggire.
Fuggire nel nome di una diversità congenità. Diversità che non è diversità dagli altri ma è solo diversità da se stessi. Rimani immobile e un po' di quell'azzurro comincia a sgorgare dai tuoi occhi.
E vuoi amore e vuoi pace.

10 March 2008

THIS IS ME THIS IS WHAT I AM

Forse è il momento di parlare, tralasciando le storie le virgole e tutte quelle cose complicatamente belle. Perché alla fine chi scrive qui sono io e chi ci mette la testa e il cuore sono io. Quindi alla fine l’argomento di tutto questo sono io, no?
Alla fine quello che scrivo qui è riflesso di quello che vivo nel mio aldiquà. Alla fine non c’è nessuna finzione. Allora è il momento di parlare, di dire cosa sento, di dire cosa sono. Perché magari cospargermi di estetismo porta solo a fraintendermi. E tante volte finisco che non riesco ad esplodere come vorrei, o dovrei. Alla fine mi dilungo in fiocchi tanto lucenti quanto trasparenti.
Io sono io. Io sono io e alla fine io sono protagonista di tutto questo schifo. Alle fine queste storie, questi monologhi tante volte deprimenti sono solo lo specchio di quello che sono e di quello che vorrei dire alla gente, solo che molto spesso filtrando le cose allora finiscono per diventare nebulose.
Allora vi dico cos’è la mia vita.
Vi dico cosa sono io.
Io sono una persona, un essere umano, sono un diciottenne che alla fine sogna sogna e tutto quello che può ottenere è uno spazio virtuale, che nemmeno esiste, in cui vomitare di tanto in tanto nella speranza che qualcuno possa adorare quello che scrivo. Sono un diciottenne con tutte le sue sfighe.
Eppure qui mi fingo qualcos’altro, mi fingo qualcosa di etereo che genera immagini, poesia, genialità. Sono una merda che cerca di sputare diamanti. Sono la terra che sogna il cielo e sono gli occhi marroni che vorrebbero essere azzurri.
E per favore non pensate che io sia sempre sull’offensiva: è tutto il contrario. Se volessi essere cattivo, se volessi dire tutto il male che penso non scriverei di certo testi che cercano di essere belli. Scriverei tutto l’acido che ho in bocca e sarebbe uno schifo.
Io sono sulla difensiva, mi nascondo e ogni tanto sparo qualche lamentela o qualche timido versetto arrabbiato. Ogni tanto faccio l’arrogante per non dover abbassare sempre gli occhi e subire in silenzio. Eppure tante persone dicono che sono presuntuoso, vanitoso e via dicendo.
Non voglio dire di no perché non sono nessuno per dire cosa o come sono ma perlomeno il mio intento non è quello. Io mi sono aperto, e mi sono scoperto. E per un sacco di tempo sono stato bene.
Ma è stato proprio aprendomi agli altri e entrando io stesso dentro loro che ho cominciato a trovare un marcio che loro nemmeno riescono ad intuire.
Io sono io e scrivo quello che sono. Mi dispiace essere sbagliato e essere alla fin fine semplicemente debole. Perché alla fine questi testi sono un capriccio per cercare e ottenere l’attenzione degli altri, di quegli altri di cui mi lamento. Questi testi non sono di velluto ma rimangono nella loro piatta normalità. Niente che si eleva al bello e niente che si schianta nello schifo. Mediocre. Come me.
Allora cosa faccio?
Io continuo in questo coro solitario di lamenti, di bla bla bla e di suppliche.
Io sono io e vorrei non dovermi lamentare di voi per poi in realtà implorarvi di essere un po’ migliori. Io sono io. Purtroppo. Quello che scrivo sono io e io sono solo quello che sono. Anzi. Quello che scrivo è meglio di quello che sono perché in quello di scrivere posso riversare tutti i miei sogni e le speranze che nella realtà vengono costantemente disilluse.
Questo blog continua la sua patetica attività. Continua a sfornare merda e a servirvela su pizzi ricamati con gemme e quant’altro. Ma il tutto rimane comunque una pietanza, a base di merda.

25 February 2008

Parigi. Ore 3

Ore tre. La mattina di Parigi sembra stendersi ovunque in un nero manto uniforme. In lontananza vedi i giochi di luce che si creano sul fiume. È tutto blu notte, qualche lampione qua e là. Qualche passante che ti supera e se ne va verso casa. E tu sei lì. Solo nella notte parigina seduto su una panchina di legno verde. Di fronte a te il mondo. Dinnanzi a te un universo fatto di buio, di piccoli puntini di luce, di persone che passano e vanno.
Sei lì e ascolti la musica di un artista di strada che, armato di solo violino, sta provando a dare a quell’universo qualcosa di nuovo. È tardi, è notte inoltrata eppure lui continua a suonare quelle sue melodie così dolci e diaboliche.
Ad un certo punto gli si avvicina un signore anziano. La barba bianca, i vestiti un po’ logori e un cappello a nascondere la sua nuca ormai calva. Il vecchio guarda il violinista fino a quando questi non lo nota a sua volta. I due si scambiano un sorriso. È allora che il vecchio con la barba bianca apre la sua valigia e ne estrae alcuni pezzi cromati che va ad assemblare con cura. Infine si siede di fianco al suo compare violinista, appoggia le labbra al bocchino ed incomincia a seguire il suo nuovo amico in un duetto di violino e sassofono.
All’inizio ti sembra che quell’abbinamento cozzi, che il nuovo arrivato distorca con quel suono così gommoso i sottili acuti del violino. Eppure piano piano i due cominciano ad intendersi, iniziano a seguirsi ed inseguirsi. Uno scarta in una direzione e le note del suo amico dietro. Ogni salto, ogni capriola sono improvvisatamente perfette. Ogni sguardo tra i due rende la musica migliore.
E non sai nemmeno come ma ti senti felice. Inspiegabilmente quella musica dilata i pori della tua pelle, ti manda in iperventilazione e ti fa inspirare angosciosamente. I puntini di luce corrono fuori fuoco, si dilatano e prendono a schizzare in tutte le direzioni. Anche loro tentano di inseguire i due suonatori. I riflessi sul fiume si scatenano in una danza magicamente lucente.
Tu sei lì. Crocifisso alla tua panchina che guardi quei due bambini rincorrersi e vorresti avere anche tu uno strumento per unirti alla loro gioia.
Ad un tratto il vecchietto dalla bianca barba si ferma. Sorride al suo compagno di scherzi si rialza e se ne va.
“ Fermi!” le parole escono quasi urlate.
Il vecchietto non ti ascolta e va via.

23 February 2008

Siamo solo noi.

Un mare profondo come l’universo. Ecco cosa siamo. Siamo vuoti ricolmi di sentimenti. Siamo atomi e siamo costellazioni.
Siamo esseri umani e siamo unici nella nostra inutile perfezione. Ogni nostro gesto, ogni nostro passo pensiero o ideale lo reputiamo il più alto e il più perfetto. Siamo unici nella nostra monotona uguaglianza. Siamo stelle, così come siamo polvere.
Siamo le menti e siamo il braccio. Ogni giorno torniamo alla vita ed ogni giorno i nostri sogni ci incollano la gola ad una ghigliottina di delusioni.
Siamo la vita ma rappresentiamo la morte. Siamo portatori della morte in quanto essere esistenti, viventi. Siamo la dualità. Siamo la dicotomia.
Siamo tutto perché siamo immersi nel niente, e per questo ci aggrappiamo alla nostra facoltà di sognare, di credere alla nostra felicità, all’amore e al peccato.
Siamo i figli di Dio che a Sua immagine e somiglianza sono stati creati. Siamo i figli del Diavolo perché a Sua immagine e somiglianza ogni giorno ci evolviamo.
Siamo il fruscio che si cela tra le foglie. Siamo il silenzio che rimane sospeso tra due amanti. Siamo l’anelito infinito di vita che ci segna dentro.
Siamo l’infinito.
Siamo uomini e siamo animali.
Siamo il sorriso di un neonato, siamo le carezze di nostra madre. Siamo i sogni di chi ancora sa sognare, siamo le lacrime di chi ancora sa vivere.
Siamo il tempo, la paura e la vecchiaia.
Siamo le rughe di un signore anziano che, solenne nel suo incedere, ci sembra così troppo anziano. Siamo le premure delle nonne che ci amano e ci abbracciano.
Siamo il vago profilo che ogni notte imprimiamo sul nostro cuscino e che ogni mattina cerchiamo di ritrovare negli altri.
Siamo liberi di tutti i nostri abiti firmati, degli occhiali dei braccialetti e degli orecchini. Siamo la pelle nuda e violentemente carnosa. Siamo l’urlo che spontaneo si scaglia contro gli ostacoli. Siamo il sudore e l’impegno. Siamo la lotta.
Siamo quel profumo leggero che senti quando non sei concentrato su nulla. Siamo il respiro dei bambini. Siamo anche i respiri interrotti di un atleta dopo lo sforzo.
Siamo i tasti bianchi e neri di un piano. Gli accordi incatenati tra loro.
Siamo su un’altalena in un giorno di inverno, siamo su una panchina nel freddo dell’autunno.
Siamo vita e siamo vivi. Siamo morte e siamo debolezza.
Siamo l’acqua che non smette mai di scorrere. Che nel suo procedere si inquina magari, a volte evapora troppo presto ma poi tutte le acque alla fine sfociano nel mare. Siamo tante gocce in un oceano. Siamo dieci dita nelle mani. Siamo tante mani nelle mani.
Siamo l’amore di una madre, di un padre. Siamo l’amore di chi si scambia i corpi. Siamo l’amore di chi sacrifica la propria vita. Siamo l’amore che aiuta chi davvero ne ha bisogno.
Siamo persone che tutte insieme formano un’unica persona così malfatta che sembra quasi una presa in giro. Però insieme siamo qualcuno.
Siamo la rabbia dei ragazzi esclusi. Siamo quei reietti che vogliono distruggere il mondo. Siamo il desiderio di libertà.
Siamo la musica, l’arte, il cinema. Siamo il cinema la domenica pomeriggio con gli amici. Siamo il ristorante al lume di candela con la persona che ami.
Siamo un pomeriggio speso con un amico a vivere. Siamo un pomeriggio speso con un buon libro.
Siamo tutto e quindi siamo impossibili da spiegare.
Siamo ciò che razionalmente non si riesce a giustificare. Siamo l’unione dei contrari ma siamo irrimediabilmente perfettissimi.
Siamo corpo e anima.
Siamo quando un paesaggio ti fa commuovere.
Siamo quando tuo figlio diventa tutto il tuo mondo.
Siamo quando l’amore ti fa diventare una persona migliore.
Siamo noi. Solo noi.