26 July 2007

307 parole

C'è di certo che è strano. Che è stato imprevedibile in tutto, nel suo arrivo, nella sua crescita e nella sua fioritura. Magari sono semplicemente spaventato dal fatto che ti ho sempre amata. Forse la mia paura è di amarti fino a finire fuori da questo tempo e questo mondo.
Dalle mie piccole mani di bambino, dagli occhi impauriti di un quattordicenne solo in un banco di scuola, dal mio volto che si mostra ancora più bambino che uomo, da ognuno di questi istanti di vita che senza un vero motivo ho vissuto, il tuo volto emerge. Emerge il ricordo del tuo sorriso incerto, in bilico tra una riservatezza spontanea e una formalità imposta. Il ricordo di te sempre troppo lontana per essere raggiunta. Forse sono sempre stato al tuo fianco, forse ti amavo già quando non l'avevo capito.
Tutto si sta mostrando nella sua imprevedibile immensità.
In fondo io non ho paura proprio di nulla, anzi io adoro tutto questo...questo qualcosa che ancora non capisco e che forse non capirò mai.
Non avrei mai pensato di poter aver così tanto bisogno di qualcuno.
Mi stai spingendo fuori dal tempo. Voglio perdermi, voglio non badare a nient'altro se non a questo spicchio di perfetta immortalità.
So che ti amo. So che è magico. So che profumi di felicità. So che sei parte di me.
E ti ringrazio di tutto questo.
Per essere unica, per essere timida e dolce. Ti ringrazio per essere come vorrei tu fossi, per lasciarti amare proprio come vorrei amarti. Grazie per essere la mia migliore amica, per essere la mia spalla e la mia stampella.
Grazie per tutto questo.
Mi inchino.
E ti amo.
E ringrazio di amarti e di poterti amare.
Lo sappiamo entrambi che tutto questo c'è sempre stato.
Sappiamo entrambi che ci sarà per sempre.

24 July 2007

Ascolta e impara

Però stasera ho voglia di sognare.. impugnare il cervello e strizzarlo come una spugna, inzupparmi le mani di pensieri. Ho voglia di lasciarmi guidare dalla mente.. sempre e per sempre.. creerò un quadro di musiche e colori per sedermici di fronte e dormire.
Le parole diventano sempre di meno, i concetti li esaurisco non appena si realizzano nel mio cervello. La nascita di un pensiero lo uccide. La morte di un pensiero rende intutile provare a descriverne i contenuti.
Penso che scrivere tanto sia per chi pensa poco.

06 July 2007

Dedicato a me stesso

Questa è la storia di una canzone. Del percorso vissuto per scriverla. Di come io, nemmeno maggiorenne e senza nemmeno tutti i peli in faccia, abbia camminato a passi svelti fino a comporre quei sette minuti di musica.
È iniziato mentre da solo, nella mia stanza, ascoltavo con il mio ipod le mie canzoni preferite e, forse per malinconia, forse per qualcosa che c'era ma non mi si mostrava, decisi che avrei scritto la storia più dolce che fosse mai stata messa su carta. Così ho iniziato a pensare, e mentre pensavo scrivevo, e nel frattempo scavalcavo con la mente i miei stessi pensieri, ritrovandomi sempre un passo più in là di me stesso. Ogni tanto l’ispirazione scivolava via dalle mie mani e allora staccavo, prendevo il telefono o la moto e mi prendevo un pausa. Ma ecco che improvvisamente, durante una chiacchierata con un amico, durante una bevuta al bar, stimolata dalla musica o dal calore di questa vita, ritornava, sempre più forte, sempre più decisa. Abbandonavo tutto e mi precipitavo a scrivere parole e a riempire pentagrammi. La mia canzone prendeva forma, e tra le sue note di sviluppava la storia, la mia storia, la storia di tutti noi.
Passavano le settimane ma non potevo concludere la mia storia, non riuscivo a trovare un soffio giusto per far scivolare nel silenzio le mie parole. Come le piume dei cuscini non puoi tenerle tutte in mano perché inesorabilmente se ne scappano, così le mie note finivano per scavalcarsi a vicenda e disarmonizzare il mio piccolo jenga di piume.
Poi abbandonai l’idea di dare una conclusione al mio testamento artistico e decisi che sarebbe stata la musica a fermarsi da sé, che le parole stesse avrebbero costruito il loro recinto.
Così i miei sette minuti diventavano a volte tre, a volte dieci, a volte si perdevano nell’infinito ma alla fine decisero di chiudersi in una nota, allo scoccare del settimo minuto.

03 July 2007

Fate luce

Non saprei dire cosa o perchè sono qui. Cosa ci sto a fare da ste parti.
Voi, che avete sempre consigli e grandi perle di saggezza da sciorinare, spiegatemi qualcosa. Non lo dico in senso retorico: prendete la tastiera o il cellulare o carta e penna e venite a spiegarmi che persona sono.
Non riesco a capirmi io..figuriamoci voi.. io non so cosa sono, nn so come funziono.
Spiegatemelo.
Con uno come me, la cosa migliore è rimanere in una distante diffidenza allarmata,
essuno sa cime sono
nin è questione d parlare o d capirsi
è che io non ho senso in quello che dico o che faccio
per il semplice motivo che il concetto di "avere senso" è sfuggevole
o arbitrario
può volere dire qualunque cosa.

Io aspetto che siate voi a chiarirmi le idee.
Illuminatemi

Disperato allo specchio

Ora vattene troia che non sei altro. Stammi lontana, tieni la tua presenza alla larga. Con te ho preso uno dei granchi più clamorosi della mia vita. Ho creduto in te, e soprattutto in noi due, ho creduto a te e alle tue promesse. E ora mi ritrovo con l'anima strappata e un conto aperto con un destino al quale avevo riempito il cervello di speranze. Tutte cazzate, tutte bugie, tutte cose inventate. Dammi una spiegazione. Me la devi. Non infilare la porta in quella maniera.
Ora che te ne vai. Sono finiti i rumori, le grida, la rabbia.
Per te è cessato qualunque battito.
Cosa hai voluto tu da me? Perchè hai sprecato tutto questo tempo a mentirmi?
Esci. Ti odio. Ho sacrificato il mondo per una puttana che è incapace di provare qualunque senso di lealtà o semplicemente di umanità.
Non c'è nessuna grazia. È un ago dritto al cuore.