14 September 2007

Vergine

Nel frattempo io continuavo a scrivere. Era una sensazione strana, una sorta di pulsione: ogni tanto al pomeriggio mi sedevo alla scrivania e buttavo giù qualcosa, a volte la sera tardi, quando dal peso delle mie palpebre intuivo che sarebbe stata ora di andare a dormire, mi mettevo a scrivere. Sempre senza qualcosa di predeterminato in mente, senza saper cosa ne sarebbe venuto fuori.
Esattamente non saprei spiegare il motivo, sempre se esiste, per cui scrivo. Per cui sogno di scrivere nella mia vita e riuscire a far emozionare qualcuno con la mia scrittura, con le storie partorite dalla mia mente. Mi piacerebbe che un giorno mi venissero a dire che, da qualche parte in italia, o nella mia città, o nel mondo, qualcuno ha realmente comprato un mio libro, o letto una mia storia ed è stato bene.
è questione di contatto. Il fondo della questione è che ho la paura costante che la gente stabilisca un rapporto con me perchè mi è di fronte e interagire con me rappresenta la sua unica opzione.
Non ho mai avuto amici nella mia vita, non ho mai sentito attaccamento reale per le situazioni che vivevo. Sinceramente non saprei raccontarvi un bel ricordo legato alla mia vita. Non saprei raccontarvi alcun ricordo perchè non ne ho.
Ogni giorno mi sveglio vergine della mia esistenza, illibato e ingenuo. Ogni giorno apro gli occhi e mi chiedo se il mondo è oggi un po' migliore di ieri, e se magari è arrivato il giorno giusto per cominciare una vita come la sogno. Una vita come la scrivo.
Forse il mio problema è che nella vita non riesco ad avere la forza o solo il coraggio che ho quando scrivo. Non ho coraggio di osare, coraggio di buttare fuori tutto quello che ho e di spingermi fino a dove mi possono portare le mie possiblità.
Ogni notte, mentre lentamente al cospetto del mio letto mi svesto dei miei abiti, mentre mi tolgo ad uno ad uno tutti i trabiccoli che vorrei mi rendessero più un punto rosso in mezzo a un mare bianco di persone, in quei momenti percorro il mio giorno. Cammino di nuovo attraverso i luoghi e le persone che ho vissuto.
Mentre slaccio ad uno ad uno i miei braccialetti penso alle parole che avrei voluto dire e che solo ora sembrano comporsi chiaramente nella mia testa.
Mentre appoggio i miei anelli sul comodino medito su tutto ciò che c'è stato di buono e ciò che c'è stato di marcio nella mia giornata e ogni sera, sconsolato, mi ritrovo a dare un voto sei, di fiducia, al mio giorno, sperando che il domani possa costruirsi su una fiducia che realmente non ho.
Mentre steso sopra le coperte attendo di esser trascinato nel mio varco di non-vita mi ripeto che ho una vita davanti e che ho tutte le carte in regola per essere felice.
Ogni sera, ogni giorno, da mesi, da anni.
Ogni volta sento morire qualcosa dentro di me.
Ogni volta sento di aver appena gettato a mare una pagina della mia poesia.
Ogni volta chiudo gli occhi con la speranza di un domani migliore.
E ad ogni risveglio trovo un sole cocente di delusione ad attendermi.

13 September 2007

Bufera

Cos’altro volete togliermi?
Ho perso tutto. Ho perso me stesso in primis. Ho perso tutto.
Sorrido solo quando mi lavo i denti.

Non riesco più a camminare contro questa bufera di sabbia e di pugnalate che mi sconvolge.

Volete altro sangue da me?
Volete vedermi star ancora peggio?
Volete continuare a tagliarmi a pezzi?
Volete davvero vedermi soccombere?

Avete vinto voi.
Soggiaccio alla vostra arroganza.

10 September 2007

Assolo

l'oscurità preme sulle mie spalle. Il nulla grava su me e sui miei pensieri. Oggi i sogni di un ragazzo sembrano briciole che, trasportate in questo fazzoletto di terra da un turbine di vento e foglie, sembrano dissiparsi senza raccogliersi mai.
Brandisco il pugnale alto sul mio collo, per ricordare al mio spirito che non esiste niente di eterno e niente di vero. Cammino nel verde, cammino in uno spazio delimitato da alberi e cespugli. Cammino sperduto perchè la terra sotto i miei piedi viene a mancare.
Esiste solo il dolore e solo il dolore può appartenerci.
Siamo schegge di argento che si illudono di brillare. Siamo note destinate ad affievolirsi nell'arco di un attimo, bagliori che non riescono nemmeno a illuminar la propria strada.
Siamo piume e siamo eletricità.

Torno ai miei ricordi, ai legami con un universo che vorrei si contraesse insieme a me. Imprigionato da una vita in una realtà che sembra impedirmi di mostrare al mondo la mia luce. La mia vita è un sottile strato di diamante che invece di amplificare la mia immagine la sfaccetta in mille bozze mutilate che recano solo brandelli di me.
Il cammino come proposta e la caduta come soluzione. La fuga come palliativo.
Recito i versi di chi è stato maledetto, recito i salmi di chi ora è relegato all'inferno. Verso le lacrime di che avrebbe voluto essere grande ma ha dovuto accettare di essere umano. Mostro nelle piaghe della mia pelle tutto il dolore delle speranze disilluse.
Rimango muto, seduto immobile. Scelgo le parole senza capire il io significato.