20 May 2008

PROMETEO

..Mi hanno chiesto di scrivere qualcosa, un pensiero od un racconto sui limiti della ricerca..
Avevo poche idee lo ammetto..questo è quello che ho partorito..

PROMETEO

È come il sesso. Che quando si va oltre al piacere si cade nella perversione.
È come il sole di agosto. Che quando si va oltre alla tiepida abbronzatura si finisce ustionati.
È come le immersioni. Che quando si va oltre le proprie possibilità si rischia di affogare.
È come Icaro. Che non seppe frenare le sue ali quando gli dei glielo ordinarono e finì per cadere nell’oceano per non farne più ritorno.
E così sarebbe dovuto essere il mio lavoro. Allo stesso modo avrei dovuto fermare la mia mano una volta che questa aveva osato troppo. Mi sono spinto oltre quel limbo di incerta licenziosità che mi concedeva di sperimentare ciò che nessuno aveva mai sperimentato.
Come Icaro ho oltrepassato il limite della tracotanza.
Ora il mio lavoro è il mio crimine. Ora ciò che ho creato è ciò che devo distruggere.
Ho superato quella muta barriera etica che separa il mio lavoro di scienziato da quello di un fanatico. Sono entrato in una sfera di peccato che compete ai pazzi, non agli uomini di scienza.
Sono un professionista della scienza, eppure ho trasgredito i miei giuramenti.
Sono un cattolico, eppure ho peccato contro la famiglia, contro Dio.
Però questo è tutto ciò che da anni sognavo, questo è tutto ciò per cui da anni vivo. Dal sei ottobre duemila, quando il mio piccolo Marcel è stato investito da quella macchina assassina e, a soli tre anni, ha dovuto abbandonare questi luoghi, il suo parco giochi, il suo trenino preferito… con quale diritto Dio potrebbe biasimarmi per quello che ho fatto se Lui ha avuto la presunzione di decidere di strapparmi mio figlio? Quale Dio fa questo ad un uomo qualunque e si permette poi di vietarmi di toccare il mio paradiso per un giorno, un mese o un anno, cento anni?
Nelle ultime settimane mi sono interrogato e mi sono risposto che me lo merito, che è la mia ricompensa, la mia panacea.
Marcel non aveva fatto nulla per cui dovesse esser punito. Marcel era candido, era innocente. Eppure Tu hai voluto metterlo su quella strada, hai voluto che quella macchina incrociasse quella strada. Tu hai voluto che lui morisse.
Nelle ultime settimane ho superato quel limite che tutti si sono sempre posti. Ho infranto i limiti ma l’ho fatto per una causa giusta, per una motivazione più grande di qualunque speculazione. Ci sono ragioni umane che vanno oltre ogni legge o ogni dogma. Ci sono sogni, ci sono speranze, ci sono dolori al di là di qualunque polemica, di qualunque disegno di legge o referendum.
Nessuno può permettersi di giudicare su una sfera così intima e così ingiudicabile. Nessuna legge, nessuno può dirmi se seguire o no il mio sogno.
Il mio stesso cuore è a pezzi per ciò che ho fatto, il mio stesso cervello mi grida di scappare, cancellare tutto questo. Eppure questo bambino che tengo tra le mani è tutto ciò che in questi otto anni ho sognato. Gli stessi occhi e le stesse manine.
Non si possono porre limiti a certi bisogni. Io non parlo solamente di me. Parlo di chi sogna di avere un bambino, o di chi sogna di potersi salvare da una malattia che non gli lascia scampo. Parlo di tutti coloro che la medicina potrebbe aiutare ma che le leggi tengono lontani da queste possibilità.
È ora di smetterla con questo buonismo o questo spirito falso e bigotto. Io sono stato il primo, io sono il Prometeo di un nuovo mondo che conoscerà una nuova rivoluzione di spiriti e di culture.
Ognuno ha diritto di avere la sua felicità, sempre rispettando l’eticità dell’esistenza, ma senza lasciare che falsi buonismi gli neghino il suo pezzo di paradiso.
Io sono il primo. Dopo di me saranno milioni.
Questo bambino è Marcel e questa volta non lascerò che nessuno me lo porti via.

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