06 April 2008

In uno sbuffo di farina

C'è una ragazzina dalla pelle chiara, sottili lentiggini traspaiono sulle guance, i capelli rossi le incorniciano il volto. Il suo viso morbido, gli occhi profondi e intelligenti, il suo collo esile disegnano la sua figura impaurita nella notte solitaria e silenziosa della città. Sembra tutto addormentato.
Lei cammina lungo il marciapiede guardando di nascosto il mondo intorno a sè. Le macchine posteggiate che finalmente si godono il loro meritato riposo, i lampioni invece sempre all'erta. Dall'altra parte della strada c'è un uomo con un grembiule, vestito tutto di bianco. Le sue mani ed il suo viso sono coperti di farina. Anche per lui la notte è momento di lavoro.
Intanto lei continua a camminare solitaria, con le mani ben affondate nella sua giacca calorosa, la lana che le punge dolcemente il collo. Cammina e si sente bene a fondersi con quella quiete innaturale. Quella via, quella città, che di giorno sembrano il centro del mondo, che alla luce del sole si affollano di persone infuriate, ora non sono altro che strade deserte, di cui lei è padrona.
Ora, solo per un istante, tutta quella grande via, quella stradona così imponente, diventa il suo territorio, lei è il capo e lei è l'unica regina di quella strada.
In piedi davanti a lei la sua migliore amica.
Quanti mesi sono passati da quando te ne sei andata.. quante settimane, quanti giorni passati a piangerti, a sentire la tua mancanza in ogni sospiro.
-Ciao- dicono tutte e due contemporaneamente.
Poi scende il silenzio. Le due bambine quasi donne si osservano e aspettano di vedere cosa accade. Poi la regina della notte estrae una mano dalla tasca tiepida della giacca e fa per protenderla verso la sua amica, verso il suo alone. Le lacrime cominciano a scendere rapide ed abbondanti. -Quando torni?-
-Sai che non tornerò...sai che ormai ho lasciato questo posto, questa città caotica e piena di frastuono. Il posto in cui mi trovo ora è molto più silenzioso. Ho tutta la quiete di cui ho bisogno per riflettere sulle cose. Però vedo che nel tuo regno sei riuscita a creare un piccolo angolo di quiete...è per questo che sono qui ora.
Anche se sono partita già da un po' non perdo occasione di venire da te, raggiungendoti in sogno o sfiorandoti durante la giornata, senza volerti distogliere dal tuo compito di regina...voglio solo che tu sappia che io sono lì con te.-
Le due ragazze si fronteggiano. La più concreta ha una mano sollevata a mezz'altezza verso quella che sembra più evanescente. -Quindi non torni?-
Un sorriso si allarga... -Io sono già tornata...anzi non me ne sono nemmeno mai andata sai? è per quello che sono qui ora con te-
La regina, piena di mantelli e pietre preziose, osserva la sua mano regale poi la lascia ricadere nella tasca.
Intanto la ragazza coi capelli biondi, ormai quasi trasparente, solleva la sua, in un gesto di saluto forse non adatto ad una regina, con la mano aperta, immobile. Infinita.
Lentamente tutto l'incantesimo sparisce e la bimba dai capelli rossi si ritrova infagottata nella sua giacca rossa che la punge in maniera dolce. Il freddo ora le abbraccia i contorni delle orecchie, la punta del naso. Un uomo vestito di bianco tossisce grassamente prima di rientrare nel portone del suo negozio, in uno sbuffo di farina.

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