10 June 2007

Delirio su musica fissa

In giorni come questo, giorni di buio e di silenzi, in giorni come questo io vorrei scappare. Vorrei andarmene da questa vita, da questo mondo, da questo uniforme vuoto che ci circonda e ci imprigiona. Cosa sono io? Che importanza posso darmi in questa realtà che è la più concreta rappresentazione di una svilente inconsistenza? Quale ruolo posso darmi nell’anarchia delle gerarchie? Io sono? E se sono, cosa sono? E perché?
Voglio.
Voglio poter cambiare le strutture di questo universo. Voglio parlare a quattrocchi con Dio per chiedergli un po’ di spiegazioni. Penso che perlomeno me le debba.
Tira fuori il meglio di te. Sempre.
Cerca di sopravvivere.
Scavalca il prossimo tuo e ottieni la gloria riservata solo agli eroi. È epico tutto questo. Ma paurosamente moderno. Quotidiano.
Tira fuori il meglio perché altrimenti sarai fatto fuori dal gioco.
Voglio capire me stesso. Voglio trovar una soluzione al mio disfacimento. Mi sento spacciato, mi sento appeso ad un cappio. Mi sento violentato. Mai avrei pensato. Mai.
Voglio baciarti di nuovo. Voglio guardarti negli occhi. Una voce al telefono non mi basta più. Ho bisogno del calore. Voglio pensare ed agire. Voglio non esser più schiavo di niente.
Voglio vedere l’apocalisse scendere su questa terra. Vedere i miei nemici squartati. Voglio essere redento.
Qualcuno mi spieghi come salvare la mia vita. Qualcuno mi dia le istruzioni. Da solo non ce la faccio.
Vorrei che qualcuno suonasse il pianoforte per me. Vorrei sentir della musica nuova.

Voglio
il sapore
del caldo
niente
che mi possa cullare mentre in un mare di fumo rosso guardo il tuo corpo nudo che giace nel mio letto. Ho bisogno di sentirmi vivo ancora una volta. Un’ultima volta.

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