Ogni giorno, giorno dopo giorno, avere il coraggio di ritornare su queste pagine per mostrare qualcosa di sé. Forse, dopo tanto tempo, sono disposto a mettermi qui di fronte con serenità, con lucidità.
Non sono diverso, non è che oggi sia meglio di ieri. Però, oggi, nonostante questa mia vita, voglio scrivere della mia infelicità come farebbe una persona lucida.
Non mi sono mai sentito così solo. Così benvoluto ma intimamente solo; estraneo tra queste persone che mi spaventano.
Mentre rifletto sui motivi di questa infelicità che sembra non allentare mai il suo morso su di me, mi domando se forse a essere sbagliato non sia io.
In fondo il concetto di amicizia, di complicità, è qualcosa che ci sfugge costantemente.
I marshmellows si abbrustoliscono lentamente all’eco del calore della fiamma mentre io, nella più totale solitudine del bosco, apro l’ennesima birra.
Un cartone animato che corre sul computer mentre io, da solo, lo guardo sognando.
Leggere i miei versi in solitudine fumando uno spinello.
Sognare da solo.
Confessarmi a me stesso.
Pregare da solo.
Sono solo. E lo sento tutti i giorni, tutti i giorni di più.
Mentre mi aggrappo ad un salvagente forato mi guardo intorno e non vedo nessuno pronto a salvarmi.
Mi sto aggrappando a speranze di fumo.
Sto continuando a sperare in ciò che non c’è. Basterebbe essere razionali, sinceri con se stessi, e dirsi “sono solo.”
C’è un significato se la pace la trovo nell’arte. Ossia nella quint’essenza della solitudine. L’arte è il momento in cui io, solo, divengo tutt’uno con ciò che mi circonda.
Perché continuo tutti i giorni a essere sempre lo stesso? Perché non dico tutto apertamente senza curarmi di nulla? Perché mi freno se penso di ferire gli altri?
In fondo, non è quello che fanno loro ogni giorno?
In fondo, non è ciò che mi hanno sempre fatto?
Dovrei abbandonare ogni forma di lealtà, di giustizia; vivere assecondando esclusivamente i miei capricci, prendere tutto senza lasciare nulla.
Ogni battuta di tasti mi rende più leggero, più cattivo, e sicuramente più solo.
11 December 2007
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1 comment:
è una vita che non commento QUI un tuo post..
ascolta, niente giri di parole per una volta..
tu hai un mondo dentro, un universo di sensazioni che senti solo tu (ed è giusto che sia così)..
nessuno può dirti cosa provare, o cosa pensare..
io non ho la presunzione di venire qui e cercare di convincerti che non sei solo, perchè tanto so che le mie parole ti farebbero piacere, sì, ma si limiterebbero a scivolarti addosso..
determinate considerazioni hanno valore solo quando siamo noi a farle, solo se sono frutto di una NOSTRA riflessione..
se un giorno capirai di non essere solo, non sarà di certo grazie ai commenti degli altri..
sarà perchè lo penserai tu, perchè sarà una TUA presa di coscienza della situazione in cui ti trovi..
con questo non voglio dire che sono d'accordo con quello che dici, anzi..
voglio solo spiegarti che vedo il limite che purtroppo ferma me e le mie parole..
e che mi sento impotente di fronte a certe affermazioni, pertanto evito di commentarle..
per quanto riguarda la questione "mi relaziono con gli altri ed impogno a me stesso di nascondere determinate mie opinioni", posso porti una domanda diretta: che senso ha far finta di niente, sorvolare sui problemi per poi rimuginarci sopra da soli?
parla..
parla con gli altri..
le persone tante volte non capiscono i loro errori finchè non glieli si fanno notare..
arrabbiati, piangi, sfogati, fa quello che vuoi..
ma spiega a chi ti sta attorno cosa pensi..
lo scambio di opinioni, anche se consiste in una furiosa litigata, è sicuramente più utile di un impetuoso monologo interiore nascosto da un brillante -ma finto- sorriso in superficie..
Beba*
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