Forse è l'effetto della solitudine. O la paura di essa. O la lucida consapevolezza di essere eternamente soli.
Io rimango qui, seduto sulla sabbia, tutt'uno con la spiaggia e l'universo. Il vento, gelido, che sferza il mio volto; i capelli, tumefatti, che piangono facendo compagnia ai miei occhi.
E sull'orizzonte di un mare in burrasca vedi l'ombra di un presente che sembra destinato ad infrangersi sugli scogli acuminati.
No per favore trattieni le lacrime.
Rimanere soli, in un mondo che collassa sulla tua solitudine. Un mondo che sei tu, con le tue mani rabbiose e sporche di sangue, e frantumare in tanti minuscoli frammenti rozzi e taglienti.
E sono quei frammenti, che si conficcano in profondità, che marciscono nel profondo delle tue ferite, che ti uccidono. Come un cancro da cui non hai via di fuga. Come un cappio che inesorabilmente serra la sua presa sul tuo collo. E ti mozza il respiro.
Dopo tanti anni, in cui non ho fatto altro che deludere me stesso e chi mi stava vicino, lascio che le onde rabbiose e la spuma incandescente mi avvolgano..e prendo il largo.
Verso mete nuove, verso lidi che sembrano da lontano più luminosi ma che sono in realtà identici a quelli desolati che abbandono. Verso una tempesta minacciosa che dichiara la sua volontà di afferrarmi e farmi affogare.
Sulla sabbia, seduto, con i polsi tagliati che irrorano questi frammenti di montagne. Con le lacrime che si mischiano al sangue, con l'anima che prostrata a terra implora pietà.
Rimango sulla sabbia con di fronte quella ragazza. Quella senza volto, senza nome, ma che tante, troppe volte mi ha fatto pensare che con lei sarebbe stato diverso, che allora davvero sarei stato felice.
Ma rimani lì, seduto, immobile. Perso.
21 December 2007
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