29 March 2007

La rana e lo scorpione

Un pomeriggio, un caldo pomeriggio d'estate, uno scorpione si aggirava in un arido sentiero di montagna. Era un bell'esmplare di scorpione,lui. Grande e lucido si muoveva sinuoso come un cobra e il suo veleno era più letale di qualsiasi altro siero.
Quel pomeriggio era alla ricerca di qualche insetto da poter pungere e del quale potersi successivamente cibare. Dopo aver perlustrato in lungo e in largo tutto il suo territorio senza aver trovato alcunché si ritrovò di fronte a un grande fiume.

Un pomeriggio, un torrido pomeriggio d'estate, una rana dall'animo pacifico percorreva gracidante l'argine di un fiume nel quale era solita trovar conforto dalla calura. Saltellava tranquilla come tutti i giorni, balzando rapida nellacqua per rinfrescarsi per poi riemergerne con un guizzo. I suoi girini si agitavano disordinatamente nell'angolo più stagnante del fiume, un piccolo anfratto in cui l'acqua si trasformava in melma vischiosa e dove essi potevano trovare un sicuro rifugio. Ad un certo punto una terribile visione la pietrificò.

Lo scorpione notò la rana e subito le guizzò vicino. Non gli sembrava vero di aver trovato qualcuno che potesse traghettarlo al di là del fiume, dove sicuramente avrebbe trovato cibo in abbondanza. Le sue chele fremevano.

La rana era paralizzata dal terrore, i piccoli occhi vitrei dello scorpione la scrutavano con bramosia. Sapeva che da un momento all'altro quel temibile aracnide avrebbe potuto pungerla e ucciderla sul momento.

«Per favore, fammi salire sulla tua schiena e portami sull'altra sponda»
Le parole dello scorpione uscirono come un sibilo. La rana indugiò un attimo.
«E perchè dovrei farlo? Non sono mica matta! Così appena ti faccio salire e siamo in acqua tu mi pungi e mi uccidi.»
«Per quale motivo dovrei farlo?»

Lo scorpione incalzò «Se io ti pungessi mentre siamo in acqua tu finiresti per affogare e così morirei anche io.»

La rana esitò un attimo e, convintasi della ragionevolezza dell'obiezione dello scorpione, lo lasciò salire sulla sua schiena e lentamente si immerse fino agli occhi nell'acqua e cominciò a remare con le sue forti gambe da nuotatrice.

La rana era tranquilla

Lo scorpione era felice.

Ad un certo punto, nel bel mezzo dell'attraversata, la rana avvertì un intenso dolore provenire dalla schiena, prima come la puntura di uno spino, che poi si allargava a tutta la schiena intorpidendole i muscoli di tutto il corpo.
Di scatto si voltò verso lo scorpione.
Negli occhi dello scorpione non c'erano sentimenti, non c'era soddisfazione o malignità.
«Pechè lo hai fatto? Perchè hai fatto questo?»
Negli occhi dello scorpione non c'erano sentimenti, non c'era soddisfazione o malignità. C'erano solo consapevolezza e semplicità.
«Perchè sono uno scorpione... è la mia natura.»

Affondando i due si guardavano. Non torvi, non tristi. Si guardavano e basta.


Non esiste morale, non esiste insegnamento. Esiste la magia della sensazione. Questa favola non ha morale, non c'è giustificazione nell'atto dello scorpione, nè significati nascosti. Ognuno fa ciò che il cuore ordina, ognuno dovrebbe farlo. Anche quando ciò costa caro. E nessuno lo redarguirà per questo. Nessuna rana lo insulterà o lo accuserà.
Io scrivo senza presunzione di eccellere, senza desiderio di emergere.
Senza interessarmi dei giudizi. Senza pensare se ciò può essere più o meno nocivo per me.
Io scrivo e basta. Perchè sono io. Ed è nella mia natura farlo.


Lo scorpione, in quel pezzo di traversata, ha meditato a lungo su quello che avrebbe dovuto fare. Sulla mostruosità del suo crimine. Si chiedeva se fosse giusto. Nella sua testa si arenavano migliaia di domande.
E la rana sapeva già da quando aveva immerso le zampe palmate in acqua che sarebbe morta.
Ma tutto questo non ha fermato lo scorpione, nè tantomeno la rana.
Lo scorpione stava piangendo quando, incrociando lo sguardo della rana disse «..è la mia natura.»

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