Mi hanno sparato per una stupida storia di soldi. Dovevano restituirmi pochi spicci eppure ho voluto fare lo spaccone e minacciarli di fargliela pagare cara se non mi avessero restituito tutto subito.
Mi sono ritrovato circondato all'uscita di casa, mi hanno preso e gettato in macchina. Gli interni erano tutti di pelle e la macchina era veloce e silenziosa, non esitava mai come se sapesse esattamente dove andare. Era chiaro, avevano una missione precisa.
Mi hanno portato in un sentiero in mezzo ai campi di grano e mi hanno fatto scendere dalla macchina con i polsi legati stretti l'uno all'altro. Mentre mi legavano mi hanno anche rotto il tuo braccialetto e non se ne sono nemmeno curati.
Mi hanno messo in ginocchio con la faccia alla luna. Mi tiravano i capelli e intanto mi dicevano che avevo veramente passato il segno, che avevo scelto le persone sbagliato con cui fare lo strozzino. Mi dicevano che i cani sciolti loro li sopprimono immediatamente.
Mi hanno colpito per un'infinità di tempo, mi picchiavano con delle mazze e delle catene, ma anche a mani nude o con calci. Dopo pochi minuti avevo il respiro spezzato e vedevo poco o niente. Mi sentivo tutte le ossa rotte.
Poi mi hanno rimesso in ginocchio e mi hanno pisciato addosso. Si sono puliti su di me.
Poi mi hanno puntato una pistola alla base della nuca e mi hanno sparato.
Sono rimasti qualche minuto a contemplare la loro opera discutendo su come sbarazzarsi del mio corpo. Alla fine hanno preso dal bagagliaio della macchina una grossa tanica di plastica opaca piena di benzina e mi hanno inzuppato per bene. Mi hanno dato fuoco e mi hanno abbandonato al mio falò nel bel mezzo della notte stellata.
Brillavo in maniera inconsapevole.
In fondo era colpa mia: con tutta la vita davanti non avrei dovuto cacciarmi in quella situazione più grande di me.
Mi hanno ritrovato la mattina dopo, non riuscivano nemmeno a riconoscermi.
Mi hanno lasciato lì a brillare in mezzo alle stelle.
Non avrei voluto che mia madre vedesse tutto quello.
Mi hanno trasformato in una stella. Sono diventato uno dei tatni gridi in una Sicilia straziata.
Le canzoni e gli slogan non servono a niente per quelli come me, e nemmeno la giustizia.
Li vedo ancora i miei assassini. Loro vagano inconsapevoli in mezzo ai fantasmi delle loro vittime.
Loro non lo sanno. Noi siamo a migliaia.
18 October 2007
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