Guardandomi intorno vedo una grande radura, delimitata da possenti alberi le cui radici si inerpicano nel terreno come le vene striano le mani dei vecchi rendendo le loro dita simili a lunghi rami nerboruti. Un cielo terso mi stordisce col suo azzurro inondanto ogni anfratto di una forte luce accogliente...
Il Piccolo Principe si sente piccolo e insignificante nell'immensità di quel luogo e gli sembra che tutti i confini si allontanino... Sente di non esser solo, chiude gli occhi e espira vigorosamente.
Sente una presenza, in attesa nell'ombra, che ascolta i palpiti delle sue membra. Un ringhio che gli sibila nelle orecchie, ma il Piccolo Principe non ha paura, molto meglio quel ringhio del terrorizzante silenzio dell'attesa che lo perseguita.
L'attesa che qualcosa lo afferri alla gola e gli tolga il fiato, lo stritoli in morbide ombre nere e lo uccida, faccia a pezzi...
Poi cambia qualcosa. D'improvviso percepisco la vicinanza di qualcun altro. Affretto il passo, per poco non mi metto a correre. Sono contento, sorpreso o terrorizzato, ma prima di poter capire cosa sono alzo il volto e eccolo lì. Un ragazzone vestito di bianco, un bianco che abbaglia. I riccioli biondi risaltano sullo sfondo di due ali bianche rilucenti, sussura in una lingua sconosciuta ma che il Piccolo Principe capisce senza comprender il perchè.
"Mi chiamo Uriele. Sono stato mandato qui per richiamarti a Lui. È stato deciso che il tuo tempo qui è finito, devi ricongiungerti alle tue origini. È il tuo tempo, seguimi."
Il Piccolo Principe indietreggia di un passo poi avanza di due verso l'essere divino che lo osserva con occhi fin troppo sinceri. "Io non voglio. Io non verrò con te. Il mio posto è qui. Vattene."
Uriele scivola lentamente verso di lui e gli tende una mano. Il Piccolo Principe lo guarda senza provar niente. Sa benissimo che non è il paradiso ad attenderlo, e nemmeno vorrebbe che lo fosse. Ma sa altrettanto bene che non andrà via da quel luogo, che non rinuncerà mai al suo tempo terreno perchè quello è il suo tempo. Allora si gira e se ne va.
Ed ecco che qualcosa cambia. Torna quel ruggito sordo che lo fa sussultare e dietro di lui si erge un immenso essere biondo, nudo, che con voce baritonale gli ordina di fermarsi, perchè non spetta a lui quella decisione, ma solo al Sommo Padre che tutto sa e tutto decide.
"Dove credi di andare piccolo essere!!! COSA CREDI DI FARE!?
SOLO IO POSSO DECIDERE IL TUO FUTURO, TU SEI MIA CREATURA, TU SEI MIA MERCÈ, IO POSSO DECIDERE DI TE, DEL TUO DESTINO E DEI TUOI SOGNI! TU SEI MIO DISCEPOLO, MIO FIGLIO E MIO SIMILE MA NON SEI ME!! NESSUNO PUÒ CONSIDERARSI MIO PARI E PENSARE DI DECIDERE AL POSTO MIO!
I TUOI SOGNI. LA RAGAZZA DAI CAPELLI D'ORO. LE TUE INSIGNIFICANTI SPERANZE.
SONO MIE! IO TE LE CONCEDO MA SONO MIE! IO DECIDO DI TE! IO SONO IL SIGNORE DIO TUO E SOLO IN ME PUOI SPERARE. DINNANZI A ME TUTTE LE TUE PAROLE NON VALGONO A NULLA! SPAZZATURA AL VENTO!CREDI IN UN SOLO DIO,PADRE ONNIPOTENTE, CREATORE DEL CIELO E DELLA TERRA, DI TUTTE LE COSE VISIBILI E INVISIBILI. QUESTE SONO LE PAROLE DEL TUO CREDO, TU DEVI INCHINARTI A ME!! IO POSSO TOGLIERTI TUTTO, LA TUA RAGAZZA DAI CAPELLI D'ORO. TU NON CONTI NULLA. TU NON SEI ME!!QUESTA È LA MIA LEGGE!!!"
Il Piccolo Principe si ritrova a terra. Sono disteso e guardo quell'angelo nudo che con occhi vibranti mi ordina di seguire il Suo disegno. Tutto scorreva al rallentatore, vedevo la polvere sollevarsi in fiocchi di vento, vedevo le roccie sotto i piedi dell'angelo sgretolarsi e la notte che calava repentina sul mondo. Ma nel momento in cui quell'ordine si infrange sul mio cuore, sulle mie speranze e sui miei sogni, il rallentatore smette di funzionare, sostituito da una specie di velocità che non avevo mai provato prima. Il cuore del Piccolo Principe sente risuonare i profani tamburi della guerra e li segue. Si mette carponi, poi in piedi, e quello non sono io. Digrigna i denti come una belva avvezza a frantumare ossa e a strapparne via la carne a brandelli; la mano che si allunga in una forma indistinta che si perde a raccogliere una pietra a terra e stringe attorno ad essa le dita, bianche per l'ira. E mentre è già balzato in piedi il Piccolo Principe rotea la pietra oltre la sua testa e colpisce l'angelo. La pietra manca però la sua meta e si schianta contro una spalla. Se l'avesse preso in pieno l'avrebbe ucciso. Comunque l'angelo crolla a terra, ma i miei occhi sono ciechi, vedo solo un corpo da straziare e mi lancio a cavalcioni su di lui e lascio che le mie nocche facciano il resto. Che tutte insieme gli spacchino ogni sporgenza del viso angelico e i suoi lamenti vengano soffocati dal suo sangue. Ma al Piccolo Principe non basta, non basta quello per fermarlo. Inizialmente tutto era partito per una furia non ragionata. Ma non era così. Ed è subito diventata qualcos'altro. Senza logica, senza senso, era l'atto stesso si autoalimentarsi, bruciando sempre di più, diventando più cattivo, un conflitto al di là di qualunque spiegazione. L'angelo non fa altro che gemere, ma i suoi mugolii non sono altro che singhiozzi strozzati dal sangue e dalla sua mascella spappolata. Niente di simile alla pietà si muovo dentro di me. Scivolo oltre un limite interno. Allora voglio strappargli la pelle a mani nude, voglia di fracassargli le costole e strappargli il fegato, ho voglia di mangiarlo, di assaporare il suo sangue, fino a consumarlo, consumarlo tutto e tutto ancora.
Allora percepisco che qualcun'altro si sta dirigendo verso di me, un'altro come lui. Un angelo tanto bello, tanto biondo quanto il primo. Lo ha mandato Lui per fermarmi. Qualcosa mi fa voltare verso di lui e, senza volerlo, sento il mio stesso orrendo grido che lacerà l'aria e gli esplode in volto , privandolo della volontà e della capacità di muoversi, capendo che non poteva portar a termine quello che sarebbe semplicemente stato un suicidio.
E sparisce.
E insieme a lui sparisce il corpo sotto le ginocchia del Piccolo Principe. Il Piccolo Principe si alza in piedi e si guarda le vesti zuppe di sangue.
La radura ora è molto più piccola, la notte non incombe più minacciosa ma semplicemente lo accompagna verso l'alba.
Il Piccolo Principe guarda verso l'orizzontee vede le prime luci del giorno, alza gli occhi al cielo infinito che lo sovrasta e alza un pugno in segno di sfida.
"Non mi avrai. Io ho troppe cose da fare per lasciarTi far il bello e il cattivo tempo."
Fa qualche passo verso il bosco e tra i tronchi vede la sua nuova vita, da scoprire insinuandosi in ogni fenditura e in ogni anfratto.
E non passa attraverso una qualche Voce, ma solo attraverso se stesso; e continua tuttavia, giorno e notte, anno dopo anno, a passare attraverso se stesso.
Proprio come voi siete passati attraverso me.
Proprio come io passo ora attraverso di voi.
08 November 2006
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