27 August 2010

Testamento

Quando hai un coltello nello stomaco, cosa conviene fare? Rimanere immobile, cercando di minimizzare il dolore, per non sentire quanto a fondo è penetrata quella lama? Oppure afferrare con tutte le tue forze il coltello e strapparlo fuori, non importa se budella viscere e sangue sgorgheranno dalla ferita…

Se riesci a trovare pace solamente sotto il getto bollente di una doccia, e resti lì, minuti su minuti, come se quella pioggia tiepida potesse cancellare il mondo che sta fuori. Come se le pareti di vetro del box potessero proteggerti dalla realtà. Come se facessi parte di un mondo in cui sei accettato anche così, nudo, debole, umido.

Se hai bisogno di non fermarti mai perché se ti fermi allora uno tsunami di pensieri finisce per travolgere ogni forma di equilibrio. Se hai bisogno di rumore perché non vuoi sentire l’eco di ciò che già sai.

Se ascolti solamente Bjork, perché è qualcosa che non puoi capire, e a cui perciò non devi rispondere.

Sento il sapore di una stupida musica. Ascolto il ticchettio della pioggia sul vetro della finestra, mentre la tristezza mi avvolge come miele. Sento la pioggia fuori ed un caldo silenzio dentro. I muri, che non mi conoscono, rimangono a far da sponda ai miei respiri. La mia cortesia. Un campo minato di specchi, occhi e domande. Risposte che non ha senso cercare, libri luci situazioni. Un film che è solo mio e tuo. Una di quelle storie scritte male, retoricamente sbagliate. Restano le frasi che non restano. Restano tutti quei momenti di umido rumore che si spargono su di me.

I fantasmi ci sono e sono intenzionati a rimanere, la mia invidia rimane, le speranze hanno lasciato spazio da tempo alla matura disillusione.

Se spendi i tuoi sogni nelle sere sbagliate, se ti senti incatenato ma sei affezionato al tuo carceriere, se sai che è ora di andare ma hai bisogno di tempo, perché spezzare le corde richiede coraggio e forza.

Vedi, non so se riuscirai a capire, perché io stesso ho rinunciato a darmi delle ragioni. So che mi odierai, ma lo preferisco. So che penserai a me e mi maledirai, ma lo preferisco. So che sbaglio, ma lo voglio. So che salto da una rupe senza elastico ai piedi, so che incrocio le mie labbra con il diavolo, so che vendo la mia anima al peccato della solitudine, so che sbaglio nello scendere dal palco nel momento cruciale della messinscena. So che nonostante ciò che so non potrò fermarmi. So che le favole sarebbero fatte per un lieto fine, so che i sogni sarebbe bello realizzarli, so che le tentazioni andrebbero rifuggite.

Eppure io sono questo.

Sono un coltello infilato nello stomaco, sono costretto a nascondermi sotto il getto di una doccia bollente, sono una vittima che ha perso il lusso di potersi fermare; e tu. Che mi fai ascoltare ed apprezzare Bjork.

È bello essere soli.

È ciò che rende più forti.

È bello non aspettarsi nulla.

È bello vivere solo l’oggi con me stesso, senza domani e senza compagnie.

È bello.

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